mercoledì 30 marzo 2011

Haendel e il suo Concerto in si bemolle (video)




Il concerto in si bemolle per arpa di G. F. Haendel fa parte della serie dei concerti d'organo che l'autore scrisse come intermezzi degli Oratori e li suonò personalmente perché la sua popolarità contribuiva ad attirare un numero maggiore di spettatori.

Nel repertorio degli arpisti è ormai diventato un caposaldo per la sua bellezza ma anche per la sua utilità nello sviluppo della tecnica.

E' un concerto che richiede una base tecnica molto solida e normalmente si affronta nel periodo medio di studi (sesto e settimo anno).
Il concerto originale, cioè quello scritto da Haendel, come anche tutti concerti per organo della serie, ha linee melodiche scarne e lo sviluppo degli abbellimenti e delle cadenze, è lasciato all'improvvisazione dell'esecutore, come avveniva all'epoca.

La versione di M. Grandjany, che vi propongo nel video, è stata sviluppata con gli abbellimenti e completata con il ripieno degli accordi nelle parti del tutto orchestrale. Studiando questa versione, l'arpista, oltre ad approfondire la conoscenza della musica del periodo barocco, ha la possibilità di affinare la propria tecnica.
Le diteggiature di Grandjany sono suggeritrici di piccoli trucchi che si potranno poi utilizzare in altri brani.

Nel primo tempo, l'Allegro moderato, la tecnica delle due mani richiede la medesima agilità. La sinistra inoltre, attraverso la tecnica del pollice a mano aperta e degli arpeggi a quattro dita con rimessa immediata rende i bassi più puliti riuscendo a smorzare l'eccessivo riverbero.
Il continuo cambio di registro tra le note presso la tavola e le note nel registro medio della cordiera è interessante ispirandosi ai cambi di registro possibili nell'organo.
Bisogna poi fare attenzione a ben calibrare l'intensità delle voci nei passaggi ad accordi che imitano il "Tutto" orchestrale. L'imitazione delle tre entrate delle sezioni orchestrali sono distribuite prima alla mano sinistra e poi alla destra. E' un lavoro molto delicato riuscire a mettere in evidenza le voci principali che passano tra una mano e l'altra, tenendo in secondo piano gli accompagnamenti.

Utile per un primo approccio al brano lo studio accurato delle due mani separate suddividendo il brano in sezioni da studiare molto lentamente.
Dopo la prima fase di apprendimento tecnico dei vari passaggi ci si può dedicare alla cura dei diversi piani sonori.

Il ritmo del primo tempo ha una scansione decisa. Ogni tentennamento si avverte immediatamente. La mano sinistra deve servire da "batteria" e l'uso del metronomo in fase di studio è senz'altro importante.
Una volta raggiunto un buon grado di conoscenza del brano è importantissimo registrarsi e riascoltarsi con spirito critico.

Consiglio a tutti gli arpisti di cominciare lo studio del concerto prima del sesto anno.
Anche se ci vorrà molto tempo prima di poterlo suonare con una discreta facilità, il suo studio permetterà di velocizzare la tecnica e accrescere l'indipendenza tra la mano destra e la sinistra. Ricordo che una ragazza che doveva affrontare l'esame di settimo corso con qualche patema d'animo su irrisolti problemi tecnici mi chiese un consiglio. Sapevo che per lei il concerto di Haendel era ancora troppo difficile, ma la consigliai di studiarlo ugualmente molto lentamente servendosene come fosse un puro esercizio di tecnica. Trovò molto beneficio: la sua tecnica generale migliorò notevolmente senza doversi annoiare con stupidi esercizi ripetitivi.

Inviato da Harpo il Lun, 03/05/2007

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