Inauguro con il primo studio dei "Quaranta studi facili op. 318" una serie di esecuzioni di studi che ritengo interessanti. Oltre a suonarli vi segnalerò alcuni suggerimenti utili per lo studio.
Nel piano generale dell'opera di C. N. Bochsa dedicata all'arpa, e soprattutto nel suo " Nouvelle Mèthode di harpe en duex parties", egli sviluppa tutti i principi tecnici facendo lavorare le due mani insieme su due ottave differenti. Questa prima parte è corposa: sono 100 pagine di tecnica pura.
Quando viene affrontata l'indipendenza delle due mani l'allievo ha già sviluppato tutti i passaggi tecnici, come scale, arpeggi, accordi e persino i trilli.
Nella seconda parte del metodo Bochsa propone e sviluppa la differenziazione delle due mani con una serie di mini studi suddivisi in 50 lezioni. Egli avverte che le lezioni sono molto più facili rispetto agli esercizi precedenti proprio per finalizzare lo studio all'acquisizione dell'indipendenza delle due mani. Gli studi op. 318 si possono così collocare nella fase di studio successiva alle 50 lezioni.
Rispetto ai metodi più moderni, come Grossi, Zingel, Reniè, dove si comincia molto prima a diversificare la tecnica delle due mani, alcuni degli studi op. 318 possono risultare un poco più difficili e si possono studiare scegliendoli per grado di difficoltà tra il 2° il 4° anno.
Nella prefazione del primo libro degli "Quaranta studi facili op. 318" di C. N. Bochsa (edizioni Leduc), il revisore R. Martenot spiega alcuni principi di base della tecnica arpistica.
Uno di questi, che è tra i più importanti, è il criterio di scelta delle diteggiature.
Consiste nel "posizionare in anticipo il maggior numero di dita possibile sulle corde seguendo scrupolosamente l'ordine della loro successione".
Trovate allegati nello spartito qui sotto alcuni esempi tratti dallo studio.
Lo studio n. 1 in do maggiore, tempo moderato in 4/4, è basato sull'alternanza ripetuta di due note alla distanza di seconda. E' il movimento base per lo sviluppo dei trilli.
In apparenza è uno studio molto semplice, ma di grande efficacia per curare l'uguaglianza di sonorità nell'esecuzione dell'intervallo di seconda con diverse diteggiature: 2°1°, 3°2° e 4°3°.
Ne propongo una esecuzione in questo video.
Per rendere fluidi i passaggi delle duine faccio oscillare morbidamente i polsi e sostengo tutte le note, una per una, mantenendo un tempo moderato che non deve superare l'indicazione metronomica di quarto = 100.
L'indicazione delle dinamiche è "p" per tutto il brano. Il piano deve naturalmente corrispondere ad una pienezza di suono. Così facendo posso lavorare sull'uguaglianza tra le diverse diteggiature. Di solito la più semplice è quella con 2°1°. Le altre due, 2°3° e 4°3° risultano meno sonore e meno precise. Per raggiungere la stessa sonorità nelle varie diteggiature mi abituo a calibrare l'oscillazione dei polsi senza esagerare e allo stesso tempo senza irrigidire troppo la mano. Quando trovo la giusta via di mezzo ottengo la sonorità corretta.
Ho notato che nelle battute tra la 29 e la 35 si tende ad accelerare perché le due mani suonano gli stessi movimenti. Per ovviare a ciò canto nella mente ogni ottavo anziché pensarli a gruppi di due.
Gli accordi che passano dalla destra alla sinistra devono risultare precisi ma delicati. Le ottave della sinistra (battute 17- 23) li suono a mano aperta per smorzare l'ottava precedente.
Inviato da Harpo il Dom, 06/03/2007
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