Qualche
tempo fa, parlando con un mio carissimo amico attore sulla scelta delle musiche
per gli spettacoli, gli dicevo della mia poca esperienza in merito e del fatto
che non sono abituata a suonare improvvisando sopra una lettura teatrale.
Allora gli
raccontai di un’esperienza che stavo facendo e che vi racconterò a breve e lui
mi rispose “…Avere musica dal vivo anche solo per una reading di lettura non è come
mettere i soldini nel juke box.”
Questa esperienza mi avvicina in qualche modo anche alla musicoterapia di
cui oggi si fa un gran parlare e un gran insegnare (un po’ meno un gran pagare
per gli operatori che la fanno di mestiere…almeno qui in Italia…) ma che non è
facile da capire.
Nel mio racconto a tratti forse un po’ ironico, di sicuro si intuisce, come
l’ho intuito io, che ognuno di noi ha delle caratteristiche musicali diverse e
vibra in modo diverso di fronte all'ascolto di musica. Scoperta, questa, “dell’acqua
calda”, ma di cui non bisogna mai scordarsi quando si usa la musica per trasmettere
emozioni in teatro o in ambiti umani molte delicati quali sono le case di riposo,
gli ospedali e gli hospice.
Ecco il mio
raccontino.
Si sta preparando uno spettacolo su Alda Merini, poetessa milanese
molto particolare, dove un’attrice regista leggerà e narrerà dei testi su di
lei intervallati da musica. Una banda civica interpreta dei brani d’assieme e l’arpa
inizia e finisce lo spettacolo.
L’attrice, uno scricciolo iper attivo che appena mi ha visto mi ha
inondato di abbracci e complimenti (mi aveva ascoltato nel brano che ho suonato
alla conferenza stampa un mese fa), mi dice con passione ma con poche e
semplici frasi come intende iniziare.
Lei arriverà dal fondo della platea vestita di nero, con un velo
nero che copre il viso e a in mano una lanterna. Tutto buio. Sul palco l’arpa
con appena un po’ di luce per vedere le corde (SIGH!). Quando arriva sul palco
io smetto e lo spettacolo inizia. In tutto forse due minuti di musica.
Mi sono chiesta cosa vorrà far passare l’attrice. “Qual è il
taglio dello spettacolo: drammatico, intimista, storico, etc, etc…?”
Non avrò la risposta fino al giorno prima dello spettacolo quando
faremo la prova.
Le musiche che hanno scelto per punteggiare lo spettacolo sono
suonate dalla banda e sono:
Verdi – Dies Iree
strumentale
Wagner – Siegrified
Funeral March
Saint Saens – Danza macabre
Verdi – La forza del destino
Prokofiev – Danza dei
coltelli
Grieg – Hall of the
mountain king
Musiche forti, pesanti di danze di coltelli e danze macabre
ironiche… BOH! di queste musiche eseguiranno dei passaggi. A quel punto mi è venuto il panico: nessun punto di riferimento
se non la sua passeggiata in nero al buio, col lume in mano e l’arpa appena
illuminata.
Alda Merini, voi lo sapete meglio di me chi era. Mi sono
documentata. L’avevo fatto un po’ di tempo fa e mi aveva impressionato la
malinconia dei suoi tratti. Ho rivisto la biografia, alcune poesie, le sue
interviste e delle figlie, le musiche con le quali un cantante ha rivestito dei
suoi testi (che a me non finiscono di piacere, gusti personali certo!).
Ma io che suono?
Faccio mente locale nel mio repertorio e non ci vedo nulla di
adatto.
Sono in treno, due mattine dopo e giro a vuoto su Whatsapp. Mi viene
uno “sghiribizzo”. Nel mio vocabolario sghiribizzo significa: istinto puro,
faccio senza pensare alle conseguenze. Se penso troppo non viene lo “sghiribizzo”,
ma se lascio che prenda il sopravvento va da solo. Faccina che
ride!
Scrivo di getto ad alcune persone la domanda: “Cosa mettereste
come musica all'inizio di uno spettacolo per Alda Merini?”
PAFF! Ecco che mi si è aperto un mondo.
Una bellissima esperienza di emotività musicale dei miei amici e conoscenti.
Scelgo due mie allieve di arpa, una amica che suona il rock e
scrive bellissimi libri per bambini dove lei scrive i testi, il mio amico attore,
mia cugina che ha un senso musicale incredibile (quando è giù ascolta musica a
manetta di tutti i tipi).
Non pensavo che mi avrebbero risposto nel giro di cinque minuti.
Al mattino, poi, quando tutti siamo in corsa verso un destino difficile! Ecco che ricevo molte risposte con dovizia di
particolari e video per ascoltare le loro idee. Ma che meraviglia!
La prima che risponde è un’allieva e mi manda un video di una
canzone di Hans Zimmer - Inception - suonata con una chitarra
acustica. Bello! Ma con l’arpa mica viene così, mi dico. Me l’ha mandata di
getto, senza spiegazioni, ma è davvero molto adatta.
L’altra mia allieva mi scrive notizie su Alda Merini, mi fa un
riassunto di teoria sulle emozioni di una bipolare come Alda, e poi mi invia
tre video di musiche per pianoforte di Clara Schumann.
La rock woman invece, come me, ha dubbi perché vorrebbe più
notizie su cosa l’attrice vuole trasmettere.
Mia cugina di
getto scrive: “Il bolero!” Sarebbe quello di Ravel…
Ma dai!
È troppo forte mia cugina! Ama questo “assurdo pezzo di loop” (come
chiamo io questi pezzi che ripetono all'infinito la stessa cellula melodica) e spesso
me lo cita come uno dei suoi preferiti. Cosa centri con Alda non lo so, ma in
fondo Alda Merini può far scattare qualcosa di diverso per ciascuno di noi. Dovrò
parlarne più a fondo con mia cugina per capire il perché di questa scelta.
“Vedi, mi dico, hai scoperto il lato terapico della musica proprio
toccandolo con mano dal vivo.”
Allora mi appassiono al gioco della scelta, non in quanto tale, ma
perché sto scoprendo meglio il carattere dei miei amici attraverso le loro
proposte musicali.
Il mio bravissimo amico attore mi risponde che ci deve pensare un
po’ e vorrebbe più informazioni sul tipo di spettacolo. È il giusto modo di
procedere di chi fa questo per mestiere e lo fa con molta esperienza e amore.
Scendo dal treno e arrivo in teatro e mi sento ancora impotente.
Devo suonare qualcosa, ma cosa? Per studio mi sono portata una raccolta di
brani di Haendel trascritti per arpa che mi piace molto.
Avevo già letto e studiacchiato i brani allegri e veloci. Ummh,
forse tra quelli lenti c’è qualcosa che può andar bene per Alda. Leggo! Trovo
una meravigliosa Siciliana.
La suono e la risuono. È tratta da un’aria per canto che non
conosco. Appena arrivo a casa la cerco sul web e me la sento. Mi rimane subito
in tesa. Non è facile l’armonizzazione, ma sono quelle musiche che non mi
stancherei mai di suonare. In re minore. La cantata è strutturata in diverse
frasi e ha episodi in maggiore nel mezzo, che la rendono drammatica ma non
disperata. E non è lunga. Vedremo.
Quando rientro nel pomeriggio riprendo il filo dei suggerimenti
delle ragazze.
Torno sul brano di Zimmer. Sento il brano in un arrangiamento per
orchestra sinfonica, scopro che è un fantastico autore di colonne sonore di
film importanti e ne ascolto diverse.
Nella stringa laterale di YouTube, a fianco a Zimmer trovo Stairway
to Heaven, e siccome non l’ho mai sentita (BUUUU! Sono quasi l’unica a non
conoscerla e lo scoprirò poi) penso che sia dello stesso autore. (Faccina sorpresa )
Ascolto e leggo il testo: una donna strana che cerca la via per il
paradiso. Led Zepelin, complesso Rock.
Mi dico: “ma è perfetta!” L’unico problema è come renderla con
l’arpa.
Cerco lo spartito e trovo una versione video suonata al pianoforte
con lo scroll dello spartito. Faccio le foto e compongo la parte: due ore di
lavoro! Poi la trascrivo per renderla leggibile. Altre due ore di lavoro! Però
fino a martedì non potrò suonarla sull'arpa a pedali, perché la mia arpa è
rotta. Solo in teatro posso provarla.
Ho aspettato un po’ ad ascoltare i suggerimenti della Schumann.
Non amo i brani di epoca romantica e so per esperienza che quelli scritti in
quel periodo per piano sono ostici e poco agevoli sull'arpa. L’ascolto
conferma. La mia allieva ha scelto questi perché a lei piacciono. Ha studiato
pianoforte da bambina e la sua anima è romantica. Devo chiederle come mai Clara
Schuman e non Robert Schuman. Forse perché Alda è donna? Penso che sia così.
Purtroppo, al di là di quello che vogliamo far passare noi donne
sulle donne artiste non è sempre vero. Che le compositrici del passato siano altrettanto
brave degli uomini non è reale. Forse le nuove leve di oggi si, ma in altre
epoche la donna non poteva avere lo stesso tempo per poter gestire liberamente
la sua vena artistica e se mai l’avrebbe fatto chi se le sarebbe filate. Un bel
po’ di secoli persi! Ma questo è un altro argomento.
Per ora rimangono papabili i due brani: Haendel e Led Zepelin.
Il mio amico attore e la rock woman mi dicono che le due musiche sono
molto azzeccate.
Il fine settimana lo passo ascoltando altre cose e immaginando
come starebbero bene nello spettacolo.
Trovo una versione per orchestra sinfonica di Stairway:
fantastica! Inizia l’arpa da solista sopra un tappeto di violini con
controcanto di clarinetto, flauto e oboe. Come sarebbe bello farla così coi
colleghi. Si ma chi la trascrive?? Lascia
perdere!
Trovo delle bellissime melodie di Nicola Piovani. Lui tra l’altro
usa spesso l’arpa nei suoi gruppi da camera. Ma anche qui trovare gli spartiti
è difficilissimo.
Attendo con impazienza che arrivi martedì per provare le Zeppelin
e intanto provo a suonare sulla celtica Hendel. Non è facile: troppe leve da
spostare.
Martedì mattina arrivo in palazzina coi miei spartiti da provare.
Dopo mezz'ora arriva il mio collega dell’archivio e mi dice:
“Venerdì c’è stata la riunione con l’attrice e il capo banda, per
la scelta dei brani dello spettacolo. Tu lo sai che l’attrice aspetta il tuo
brano per l’inizio? Vorrebbe sceglierlo tra 4 barra 5 proposte di epoche
diverse!”
"Ma certo: la Bonardi ha il juke box incorporato... mi dico tra me e me".
Mi viene una rabbia. Certo che lo so! È una settimana che ci
lavoro! Siamo all'otto di ottobre. Lei mi ha scritto via mail e lo spettacolo
sarà il 9 di novembre. L’otto novembre abbiamo la prova. Ma non sono
Wonderwoman!!! Lo aggredisco! Lui non capisce il mio disappunto! Lo mando a
quel paese!
Provo Stairway e vedo che potrei riuscire a studiarlo. Registro Haendel
e lo trovo perfetto.
“Si, ma l’attrice mia aveva chiesto quattro o cinque brani…”
Appena arrivo a casa butto all'aria il mio armadio di musiche ne
trovo una decina da vagliare, ma l’arpa a casa è rotta. Mercoledì mattina le
porto in teatro e le suono e così ne trovo altre due interessanti. Le registro
col cellulare e le mando l’attrice.
“Rain” di Michael Amorosi e "Canzonetta" di Nicolò van Westerhout.
Naturalmente queste due che ho trovato non le suono da secoli e la
registrazione è una lettura abbozzata. Sono sicura che non faranno la figura
adeguata e l’attrice non le sceglierà di sicuro, ma io le ho studiate per tre
ore!!!
Mercoledì sera arriva il verdetto.
HAENDEL! Quello è il brano migliore! L’attrice ha scelto quello.
Lo sapevo dall'inizio e, se non fossi così perfezionista e ansiosa
di natura, mi sarei risparmiata un sacco di ore di lavoro!
Però è anche vero che il lavoro che ho fatto mi ha permesso di
allargare le mie conoscenze musicali, di provarmi a suonare altro e di
conoscere meglio i miei amici.
Questo è tutto!
La musicoterapia
può essere anche un bel gioco da fare tra amici: “E tu che di che musica sei?”
Ma al di là
del gioco, è molto importante essere consapevoli dell’importanza della musica
sull'emozioni e gli stati d’animo degli ascoltatori e, ancora di più sui
pazienti che si vanno a trovare nelle sedute di musicoterapia. Per poter
davvero centrare l’ascolto giusto su ogni persona è necessario conoscerla, conoscere
i sui gusti musicali, captare le necessità del momento e avere un grande
repertorio. Il repertorio oltre ad essere ben suonato sarà anche conosciuto dal
punto di vista emozionale. Sapere cosa trasmette un brano, una melodia, una
serie di accordi, una timbrica speciale e capire quanto e come reagisce la persona
che ci sta di fronte fa parte del bagaglio professionale dello musicoterapeuta.
Ci vuole una buona conoscenza dello strumento, una buonissima conoscenza musicale
e una grande sensibilità umana.
Di sicuro la
musica non potrà guarire, ma alleviare alcune sofferenze psichiche, attivare
energia e stimolare in senso positivo le persone si.
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