martedì 13 agosto 2019

Del dono dell’ubiquità fate tesoro a cinquant'anni dallo sbarco dell’uomo sulla luna!



È veramente vero che con i mezzi di comunicazione di oggi puoi essere in cento posti diversi e gestire situazioni diverse stando comodamente steso sulla tua sdraio al mare.

Dal quel punto di osservazione poi riesci ad immaginare spostamenti repentini che rasentano un altro dono: il teletrasporto.
Non possiamo più lamentarci di non avere i poteri onnipotenti!
Sembra un farneticare il mio e ancora non capisci di che parlo. Che tutti questi “veramente vero”, ubiquità e tele trasposto sembrano usciti da una puntata di Star Trek, ma se hai voglia ti spiego.
Mettiamo insieme un po’ di dati.


Mettiamo insieme un po’ di dati. La serie televisiva di Star Trek uscì nel 1966 e nel 1969 venne tolta dal palinsesto della NBC. Non fa niente se poi crebbe di popolarità in altri lidi televisivi e in tutto il mondo. Ma nel 1969 ci fu il primo sbarco dell’umo sulla luna che in questo spaccato d’estate infervora gli animi e crea appuntamenti per ricordare. 
Sono passati cinquant'anni. Così mi sono letta “Quel giorno sulla luna” di Oriana Fallaci e mi è servito per prepararmi ad un concerto da tenere all'aperto in quel della bergamasca. Non intendo una preparazione emotiva, che Oriana ci dice lontana da quel trio di super uomini che mandarono in missione. La preparazione degli astronauti è stata scientifica.

Per quanto di scientifico potrebbe avere ben poco suonare l’arpa in un concerto all'aperto in una sera agostana carica di eventi atmosferici imprecisati, ma tant'è. Gli organizzatori forse ci hanno creduto.

Così, dopo che l’evento si è concluso con un esito davvero felice, nonostante le premesse, mi viene facile fare un bel paragone sullo sbarco lunare di Armstrong, e Aldrin e il fantastico concerto arpistico in loro onore.







Oriana, la Fallaci, ci racconta come il genere umano che compì lo sbarco sulla luna fosse stato scelto tra un mucchio di piloti e uomini pazzeschi che di pazzesco avevano soprattutto la capacità costruita negli anni di essere tipi non emozionabili, freddi, privi di fantasia e programmabili fine nell'intimo di ogni loro cellula. Questo per poter calibrare e organizzare ogni dettaglio ogni gesto e ogni evento per portare a casa un’impresa così speciale rischiosa e unica. Il tutto organizzato programmato costruito in anni di lavoro tecnico, scientifico, medico e sopportato da una squadra di quindicimila uomini della NASA che erano sul pezzo ventiquattrore su ventiquattro.
In quei giorni del lancio, allunaggio e ritorno monitoravano anche ogni ticchettio cardiaco e polmonare dei tre astronauti.
Proprio come facevano i medici sul Enterprise di Star Trek che curavano comandanti e alieni con orologi e macchinette a raggi laser, strane antesignane dei nostri cellulari tutto fare.

Per fare un buon concerto il passo è più o meno lo stesso, anche se la preparazione non richiede quindicimila uomini della NASA, ma ti devi fare tutto da solo.


Immagina che hai uno strumento sul quale devi ricalcare un piano musicale (lo spartito come un piano di volo) usando le tue otto dita (si perché i mignolini ahimè non ti servono sull'arpa) e lo dovrai eseguire in quel dato momento in quel dato posto qualunque cosa succeda.  La preparazione avviene giorno dopo giorno e comincia almeno un paio di mesi prima. Le dita imparano a prendere le corde giuste al momento giusto facendo allenamento giornaliero. Alcuni brani sono molto impegnativi e oltre al fatto tecnico vuoi studiare il modo di rendere musicale ogni passaggio e in stile con l’autore dei brani che sono di epoche diverse. Questo lo fai nella stanza di casa tua che per fortuna è munita di aria condizionata perché il periodo con picchi di trentacinque gradi con picchi di ottanta per cento di umidità non aiuta certo la concentrazione e l’allenamento della povera arpista.

Si faranno almeno due o tre prove con l'altro strumento, il flauto, che sarà protagonista della serata.

Le corde dell’arpa si deteriorano e saltano spesso con questo caldo e bisogna fare in modo che il giorno del concerto siano perfette. Se le cambi troppo presto arrivano a quel giorno che sono di nuovo brutte e suonano falso, ma ogni tanto si rompono e quindi le devi cambiare per forza. Non è tanto l’operazione del cambiare la corda che in fase di studio disturba, ci vuole un attimo. Ma è una questione di portafoglio…ogni corda può costarti dai quindici ai trentacinque euro a cambio, quindi più cambi e meno ti rimarrà di quel che ti danno per il concerto. Beh, questo fa parte del budget e dell’organizzazione amministrativa che con la NASA è tutto spesato dai grandi investitori, mentre tu ti arrangi col tuo di portafogli.

Mentre prosegui con lo studio cominci a vedere che i tuoi brani diventano fluidi, il suono migliora e i passaggi si fanno sicuri e armonici. Vorresti al concerto lo stesso risultato, ma, attenzione bisogna ricordarsi che il luogo dove “sbarcherai” non è lo stesso del tuo allenamento. 
Bisogna prevedere molti imprevisti. Esattamente come ha fatto NASA allora. Il LEM che scese sulla luna era naturalmente stato collaudato sollo sulla terra prima di allora.

Vediamo: il concerto si dovrebbe fare all'aperto, ma se piove si fa in chiesa. Bene, allora tutto a posto.

Vedi, anche il viaggio sulla luna l’hanno previsto con alcuni momenti diversi di lancio in base alle condizioni atmosferiche. Sono andati in un luogo desertico e hanno calcolato allunaggio in posti diversi in base al lancio, ma, se non riuscivi in quei tre momenti precisi, il lancio sarebbe stato rimando il mese prossimo e così via. Si, perché la luna non sta ferma gira e rotola: gli astronauti solo in quei tre punti potevano e dovevano atterrare!

Ecco questa è una bella differenza. Il concerto quel giorno si deve fare: o quel giorno o niente, a quell'ora e non un’altra.
Inoltre se non sarebbero partiti quei tre super uomini c’erano altri due equipaggi pronti alla sostituzione. Se uno degli uomini dell’equipaggio avesse preso l’influenza non sarebbe partito e sarebbe partito un altro.

Invece questi due poveri musicisti, al dire il vero non più troppo giovani, con il mal di denti o con la sciatalgia, con la congiuntivite o la polmonite, quel giorno del concerto non avrebbero potuto chiamare i sostituti.

Ecco che l’allenamento si fa anche cercando di stare in salute, dormire il giusto, mangiare il giusto, fare un po’ di ginnastica e andare spesso dal dentista.

“Cavoli, che lavoro scientifico! Ma davvero per un concerto in un paesetto di tremila abitanti?”

OK! Dai, è venuto il giorno della generale, il giorno prima del concerto. Il contatto con l’organizzatore è costante, via cellulare. Egli monitora con le diverse applicazioni meteo l’andamento delle condizioni climatiche e lo può fare da lontano. Lui è sulla spiaggia coi figli a trecento chilometri di distanza e ti ordinerà dove mettere l’arpa in tempo reale.

“Che mezzi potenti! Ma cosa vuoi di più dalla vita. Sei in una botte di ferro.”

Non importa se sai benissimo che suonare all'aperto con il venticello che ti fa cadere le parti non è la stessa cosa che in una sala da concerto, non importa se la temperatura e l’umidità saranno via via costantemente diverse. Per fissare le parti hai immaginato le mollette, ha provato le girate di pagina, hai visto che se giri di corsa per non smettere di suonare non potrai di certo fissare di nuovo la molletta, perché intanto hai perso quattro preziose battute e nessuno suona per te. Te ne fai una ragione e speri che non ci sia vento.

Pensa che alla NASA hanno provato i movimenti degli astronauti al millesimo immaginando la diversa forza di gravità che c’è sulla luna, considerando che la tuta pesa quintali, che dentro non ti puoi muovere normalmente etc etc… cosa vuoi che sia una girata di pagina. Una nota più o una meno.

Il giorno prima avresti timidamente proposto di optare per il luogo al chiuso, visto anche che i temporali sono in agguato, ma il grande uomo col cellulare sa lui cosa decidere e ti dice che la decisione si prenderà un paio di ore prima del concerto.

Di solito, per un concerto molto delicato e impegnativo, posizionare l’arpa due ore prima sul luogo e farla ambientare in modo che stia il più accordata possibile è il tempo giusto. Permette anche di riscaldare le mani e fare una prova di acustica col collega per calibrare bene i suoni e i livelli che in ogni luogo hanno corrispondenze diverse. 
Ah…dimenticavo, permette anche all'arpista, che è “femmina”, di agghindarsi un pochino dopo che ha fatto il trasloco dell’arpa in jeans e scarpe da tennis. In fondo anche l’occhio vuole la sua parte in un concerto.  Al flautista di cambiarsi d’abito, respirare e concentrarsi un pochino prima di suonare.
Ma l’uomo al comando dice che al massimo aprirà il portone alle otto in punto e il concerto è alle nove.

Non capisco se il buon risultato del concerto è ciò che anima allo stesso modo i musicisti e gli organizzatori.

Alla NASA, cinquant'anni fa avevano tutti lo stesso obbiettivo: il successo dell’impresa.

Si apre il portone del luogo e per fortuna con un po’ di anticipo rispetto al previsto. Sono le sette e mezza. Il palco sotto le stelle e lì ad accoglierci, ma in cielo più che stelle girano nuvoletta grigie e nere poco invitanti. Si ora non piove, ma il tempo terrà fino alla fine?

Scarico l’arpa, il tappeto che porto sempre per ovviare a possibili problemi di pavimentazione, lo sgabello, il leggio e le borse delle corde e del cambio d’abito.
Tolgo le tre parti di cappa da trasporto che coprono lo strumento e chiedo dove devo mettermi. Il cielo è sempre mosso, nuvolette e nuvoline. Sono le otto di sera.
Il signore che ci ha aperto è gentilissimo, capisce il mio problema. Guarda l’arpa e dice: ma se piove facciamo in tempo a spostarla?
“DOVE? In chiesa?”

La sua non era una domanda, è ovvio che ha capito che è assurdo pensare di far levitare per aria un’arpa che pesa circa quaranta chili e poi, con la bacchetta magica fare un tele trasporto in chiesa. Ha visto: ci ho messo mezz'ora a scaricare, ce ne vuole mezz'ora a ricaricarla, e un’altra mezz'ora a riscaricarla….

 “Eh no, mio caro, al teletrasporto non mi sono ancora attrezzata” penso tra me e me.

Il signore intelligente e gentile ci propone di andare in una sala lì a fianco al cortile che è ottima. Si è un po’ calda e umida, ma almeno è stabile, non ci preoccuperemo più della pioggia, l’arpa si stabilizza, l’acustica non è male. Per accordare mi servono quindici minuti, possiamo accennare gli stacchi dei tempi col flautista per abituarci all'acustica. Ci cambiamo e arriveranno le nove meno dieci. Appena in tempo, ma va bene.

Mentre accordo arrivano altri signori dell’organizzazione che storcono il naso: “Il concerto qui non si può fare, perché non c’è il permesso SIAE. Quello l’abbiamo fatto per il cortile o la chiesa.”
Silenzio di tomba. Io continuo ad accordare dove sono. Il flautista, che stava per fare con me la prova di acustica riceve la telefonata dal vacanziere che gli ordina di suonare all'aperto. Adesso perde lui la pazienza.

Il pubblico sta arrivando. Il mio cellulare l’ho spento alle otto e venti perché mi devo concentrare e ho poco tempo. Mi cambio e sono pronta. Alle otto e trentacinque arriva l’ultima intimazione perentoria sul cellulare del flautista: “Se non lo fate all'aperto andate in chiesa!!! Questi erano i patti.”

Vedi, neanche alla NASA non avevano del teletrasporto, solo quelli di Star Trek ce l’avevano. Ma la loro storia credo fosse fantascienza…

Ecco! Siamo pronti, il pubblico c’è e noi iniziamo! Pronti, partenza e via! Certo il nostro pubblico non hai i numeri di quello dello sbarco della luna, d’accordo, ma noi lo rispettiamo e vogliamo che si diverta a sentire il massimo di quello che possiamo fare.

Buon concerto Lunare!


p.s. secondo me il fatto che abbiamo in mano i cellulari che fanno tutto, che ci fanno credere che si può comandare il mondo a distanza, che le App meteo ci dicono tutto, pensiamo di essere dappertutto e in ogni momento, ci siamo dimenticati degli spazi e delle distanze reali e dei veri tempi di realizzazione delle cose. Il futuro così non credo sarà molto roseo. 






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