Oggi per insegnare a suonare uno strumento musicale agli amatori è necessario comprendere alcuni concetti importanti. Il professionista conosce trucchi che possono agevolare gli hobbysti nell'acquisizione relativamente veloce di nozioni di base che gli permettano sin dai primi passi di divertisti e trovare soddisfazione. L'insegnante deve mettere in atto, forte dalla sua esperienza, metodi e tecniche per ottenere determinati risultati immaginando che l'amatore non potrà mai avere lo stesso tempo e la stessa concentrazione che hanno le persone che studiano lo strumento per raggiungere il professionismo. Naturalmente il repertorio e gli arrangiamenti devono essere del grado tecnico adatto alla scopo. Riuscire ad essere virtuosi suonando poche ore alla settimana è, e rimarrà, assolutamente utopia.
La didattica di qualche decennio fa basava la propria validità sul principio della ripetizione infinita di studi. Pagine e pagine di metodi con centinaia di esercizi oggi quasi improponibili anche per gli studenti delle accademie. Nella prefazione del suo metodo R. C. N. Bohcsa (di cui vi ho parlato in post precedente e ho registrato in video alcuni suoi studi elementari http://www.gremus.it/blogarpa/?q=node/57) consiglia, sia agli arpisti professionisti che agli amatori, gli stessi principi e li fornisce di libri e libri di esercizi e studi spesso lunghi e ripetitivi.
Il ruolo dell'insegnate professionista attuale sarà sempre di più quello che ormai applicano da anni gli insegnanti delle tecniche sportive: accompagnare e incoraggiare gli allievi verso mete adatte a loro, insegnando le basi con professionalità. Trasmettere all'allievo il giusto grado di tecnica senza chiedergli di superare traguardi sovradimensionati rispetto all'impegno effettivamente realizzabile.
E non è nemmeno onesto far credere che chiunque e con qualunque impegno possa diventare un funambolo e un genio dello strumento (a parte qualche eccezione dovuta a genialità personale!). Se l'allievo stesso ne avrà i mezzi e vorrà scegliere di dedicare più tempo allo studio deciderà egli stesso di tramutare l'hobby in qualcosa di più impegnativo ponendosi obbiettivi più alti.
Prima si impara a stare a galla, poi si possono perfezionare gli stili, e per i record ci vuole un po' più tempo!
Va inoltre posta molta cura alla scelta del repertorio che deve adattarsi sia al grado tecnico raggiunto o raggiungibile e al gusto personale dell'allievo.
Ogni strumento ha delle peculiarità e delle possibilità ampie ma non infinte. Per esempio chi desidera apprendere a suonare l'arpa a leve potrà spaziare in un repertorio vario ma con alcune limitazioni proprie dello strumento. La sonorità tenue (ampliabile comunque con una giusta amplificazione) permetterà di suonare insieme ad altri strumenti scelti tra quelli che ben si adattano a lei. La sua limitata capacità di modulazioni veloci, ottenibile solo con una grande esperienza e dopo aver raggiunto un grado tecnico e musicale di tutto rispetto (ho visto alcuni maghi suonare brani jazz su delle piccole arpe a leve, ma non è certo una pratica alla portata di tutti!) non preclude agli amatori un repertorio pop o jazz ma è necessario un adattemento del materiale sono fatto da mani esperte. E' bene in questo caso, dopo avere appreso una buona tecnica di base affidarsi ad un esperto del settore (Jazz o pop) che sappia anche insegnare ai principianti e che abbia esperienza e capacità di adattare il materiale sonoro alle capacità dell'allievo. E' un lavoro che richiede molta professionalità e impegno e dovrebbe poi essere giustamente rispettato e remunerato…
Ma questa è un'altra storia.
Qualche purista poi potrebbe obbiettare che con un'arpa a leve (arpa celtica o irlandese) si deve intraprendere lo studio per eseguire solo il repertorio tradizionale per questo strumento. In parte posso essere d'accordo visto che il repertorio tradizionale è ampio e di tutto rispetto. Ma perché impedire a chi lo desidera di suonare la melodia preferita sullo proprio strumento? Se la canzone del momento è eseguibile, ritengo giusto che possa essere suonata anche sull'arpina, con grande soddisfazione del principiante, il quale, avrà comunque tempo per affinare il gusto conoscendo a poco a poco sia il proprio strumento che il repertorio più adatto.
Il principio a cui mi piace aderire è quello ciascuno possa compiere il proprio percorso musicale sullo strumento scelto partendo, per quanto è possibile, dal vissuto musicale personale, e una volta appresa e migliorata la tecnica, sarà portato un po' da solo e un poco guidato dall'insegnate stesso ad approfondire il repertorio e le peculiarità tipica dello strumento. Imponendo si dall'inizio un gusto non condiviso si rischia di far crollare ben presto l'entusiasmo iniziale.
Questo articolo lo scrissi per Blogarpa (www.blogarpa.it - www.gremus.it/blogarpa/?q=node/202) più di un anno fa e lo riporto oggi quasi uguale. Ho cambiato idea sul fatto che con sapienti adattamenti e abili insengnati ognuno può affrontare il repertorio che più desidera sin dall'inizio, non dimenicandosi comunque che per raggiungere alte vette il tempo e l'impegno (oltre che la natura) giocano un ruolo essenziale.
Il quadro iniziale si intitola "The music Lesson" ed è del pittore John George Brown (1831-1913), pittore realista Anglo/Americano.
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