Inviato da Harpo il Sab, 01/05/2008
E' con piacere che pubblico una breve chiaccherata con una mia collega arpista, Paola Odisio.
Conobbi Paola, arpista e insegnante, qualche anno fa quando frequentavo lo Show-room della ditta Salvi a Milano. La prima volta che la incontrai non sapevo che era arpista, ma si intuiva che la sua competenza e disponibilità andava ben oltre il ruolo di consulente Salvi. Con l'occasione di fare ogni tanto una capatina al negozio per vedere le novità abbiamo avuto occasione di scambiarci idee e opinioni sul mondo professionale che penso siano interessanti da raccontare ai lettori di Blogarpa.
Attualmente Paola insegna arpa presso Istituto Musicale "V. Baravalle" di Fossano in Piemonte e ha aperto una agenzia musicale di cui ci parlerà.
Quando hai cominciato lo studio dell'arpa e quando hai deciso che sarebbe stata la tua professione?
Questa è una domanda che meriterebbe come risposta un racconto più o meno dettagliato di tutto quello che è stata la mia vita… e vista la generosità di esperienze che mi sono state offerte dal destino … non so se è il caso in un’intervista; poi, francamente, non essendo un personaggio pubblico e noto non credo che potrebbe essere così interessante.
Nello stile che contraddistingue il mio blog ho deciso di fare la mia prima intervista a te e non ad una grande star perchè non solo le star hanno qualcosa da dire. Anzi …
Mi limiterò a descrivere la mia esperienza attraverso quelle fasi della vita che sono state per me determinanti sia professionalmente che umanamente.
Sono un’arpista per caso perché l’intenzione era di studiare chitarra ma, il giorno del mio esame di ammissione in conservatorio, mi sono scontrata nel vero senso della parola, con una donna altissima, bellissima e con una voce meravigliosa: Anna Loro. In quel momento ho deciso di studiare arpa; fino a quel momento praticamente quasi ignoravo l’esistenza di uno strumento così meraviglioso ed imponente che avrebbe determinato tutto il mio percorso di vita.
Lo studio per questo strumento è stato molto presto associato ad un’esperienza lavorativa con i non udenti, bizzarro vero? Uno dei miei primi lavori è stato quello di assistente alla comunicazione alla scuola Audiofonetica "Andrea Fiore" di Cuneo , un paradosso. Parte del pomeriggio era dedicato ad un’arte dove l’udito è indispensabile e per il resto del tempo, insegnavo materie scolastiche a ragazzi sordi. Strana la vita…proprio questo lavoro, che mi dato molto, mi ha permesso di acquistare l’arpa. Sono ancora in contatto con tutti i ragazzi che ho seguito, ormai sono uomini e donne.
Poi ho cominciato a suonare in giro e la mia natura zingara mi ha portata in Spagna (periodo meraviglioso dal punto di vista personale) ed in Francia; dopo tre anni sono tornata a casa, per la gioia di mio padre, che è il mio primo fan. Lui e tutta la mia famiglia sono la cosa che conta di più nella mia vita.
Nel 2002, mentre suonavo e mi occupavo della Scuola in cui insegno tuttora, sono inciampata nella Salvi. Un colloquio, amicizie che erano parte del passato e, caso della vita, mi sono trovata a lavorare per il mio mito: la Salvi. Prima due giorni, poi tre e poi quasi tutta la settimana. L’amatissimo negozio di Milano… bella storia, ma …come tutte le storie della vita che partono in modo eccezionale, riservano un finale un po’ amaro. Comunque, di tutto quel periodo, l’hai detto tu, sono stati quattro anni intensamente vissuti. Voglio ricordare solo una persona che è fra le più importanti della mia vita, Victor Salvi. L’arpa, per me, è lui. Un mito vivente, intelligente, carismatico, curioso e incredibilmente amante della vita; per me è stato un grande onore lavorare per lui.
Quindi la tua esperienza come front-end di una tra le più importanti ditte costruttrici di arpe è stata importante?Hai conosciuto molte persone e molte realtà, cosa ti è rimasto più caro di quell'esperienza?
Le arpiste sono meravigliose, tutte diverse e tutte con una grande riserva di ricchezza interiore; ho avuto il grande onore di conoscerne molte e di tutte ho apprezzato le diverse caratteristiche. Non è vero che si odiano fra loro, è una leggenda metropolitana che sciocchi fomentatori hanno tramandato e noi abbiamo il dovere di sradicarla.
Purtroppo però, limitatamente all’esperienza lavorativa, se applico la compensazione fra i ricordi positivi e quelli negativi (soprattutto dell’ultimo periodo) … non saprei esattamente valutare dove andrebbe l’ago della bilancia.
È stato il lavoro più bello e stimolante della mia vita ma anche il più impegnativo e quello per cui ho sacrificato l'attività di arpista… Non so se lo rifarei. Mi sono sentita per un lungo periodo la persona giusta al posto giusto e per questo mi sono completamente dedicata a questa attività sacrificando completamente la mia attività musicale, poi qualcosa è cambiato, anzi tutto è cambiato. Ma non voglio parlare più di questo.
Mi piacerebbe che mi parlassi della tua esperienza come insegnante. So che hai una classe ben avviata e insegni sia ai bambini che agli adulti e ti occupi anche di bambini portatori di handicap. Che età hanno i tuoi allievi più piccoli?
I miei allievi più piccoli hanno 3 anni e mezzo , quelli più grandi … non si dice precisamente ma … oltre 50.
Fra i ragazzi alcuni sono Down ed altri utilizzano l’arpa come riabilitazione motoria.
Che programmi segui con loro?
Divertenti, altrimenti finisce tutto. Non seguo un metodo o un libro solo in particolare. Attingo dall’offerta didattica internazionale e non esclusivamente arpistica. Mi tengo aggiornata sugli studi che si fanno sull’apprendimento dei bambini, anche portatori di handicap, nelle diverse discipline, non solo musicali. Trovo limitante l’utilizzo esclusivo dei metodi specifici; questi, a mio avviso, non sempre sono all’avanguardia con gli studi sull’infanzia.
Con gli adulti che tipo di repertorio e di metodo segui?
Idem. Con loro soprattutto non esaspero con l’apprendimento del solfeggio, che resta comunque la base. Diciamo che li stimolo affinché siano loro stessi a chiedere di approfondire.
Gli adulti richiedono un approccio che si deve assolutamente avvicinare ai gusti musicali personali. Non impongo, non stresso, anche se nei primi anni di insegnamento ho fatto questo errore. Ora mi pongo al loro servizio in un percorso dettato dalla regolarità delle lezioni.
Pensi che uno strumento come l'arpa, che apparentemente sembra molto difficile, sia adatto anche ai portatori di handicap ? Quali risultati hai ottenuto con loro?
Credo che l’arpa sia uno strumento talmente meraviglioso e misterioso che sia adatto a chiunque. Questo chiunque magari non diventerà la prima arpa di un’orchestra importante ma diventerà un essere umano che persegue degli obbiettivi quotidianamente ed imparerà anche ad accettare ed incassare le piccole sconfitte quotidiane che la vita, democraticamente, riserva a chiunque sotto forme diverse.
Oltre al tuo lavoro di insegnante e di musicista so che hai anche un'attività di promozione come riesci a conciliare tutte queste attività?
Lavoro molto perché adoro lavorare ed avere sempre qualcosa da fare domani.
Nel 2007 è nata la mia http://www.spgeventi.com/ "target="_blank"> SPG Eventi , la mia nuova creatura. È un’agenzia che vuole essere al servizio sia degli artisti che degli organizzatori e come comandamento ha… non esiste business senza anima.
Rappresenti solo arpisti o anche altre realtà musicali?
È più corretto dire che rappresento musicisti ed artisti fra i quali anche arpisti, ma non lego nessuno con contratti di esclusiva. Con i tempi che corrono lo trovo poco onesto in quanto non credo sia possibile che una sola realtà garantisca ad un artista tanto lavoro da vivere.
Per i giovani arpisti professionisti che si devono introdurre nel mondo del lavoro cosa consiglieresti di fare? Quali sono i passi più importanti dopo la scuola per trovare la propria dimensione professionale?
La prima cosa che mi viene da dire è che la formazione non finisce con il Diploma in Conservatorio ma di lì si comincia (mamma mia ho detto una cosa strabanale!!! )
Non credo che la tua affermazione sia così banale visto che oggi nei conservatori Italiani dove, nonostante sia in atto una grande riforma (di cui nessuno ci capisce niente), si tende a prolungare gli anni di studio accademico per ottenere una laurea di cui francamente in giro per il mondo non se ne sente il minimo bisogno.
Sarò concisa, consiglio di viaggiare, studiare le lingue, fare audizioni e concorsi fin da subito e praticare una disciplina che stimoli la concentrazione.
Cosa non fare? Sentirsi così bravi da aspettare che qualcuno ti telefoni a casa per offrirti un lavoro.
Consiglio a tutti di fare un'esperienza all'estero, stimola, sveglia e ti carica di ottimismo. C'è tutto un mondo fuori che aspetta giovani curiosi e capaci.
E' interessante il riferimento a una disciplina per la concentrazione.
Ne consigli qualcuna in particolare?
Non ne consiglio una o alcune in particolare perché credo che tutte possano essere utili. E' più saggio informarsi su quelle offerte dal territorio di origine. Praticarle non troppo distante da casa permette una regolarità indispensabile per trarre il massimo beneficio.
E' immaginabile qui in Italia la libera professione come arpista?
La libera professione come musicista in genere è sempre immaginabile, forse si deve scendere a compromessi per quanto riguarda la tipologia di performance, francamente non credo si possa vivere solo di concerti classici. Ma, la musica è musica, in tutte le forme, quindi, anche un intrattenimento può rappresentare un mezzo per coinvolgere un pubblico che ignora l’arte musicale e indirizzarlo ad una seconda esperienza in una sala da concerto.
E con l'augurio che le tue attività di agenzia e di insegnamento proseguano nel migliore dei modi, per il momento "passo e chiudo" con il proposito di ritagliare in futuro altre occasioni di chiacchierare con te su nuovi argomenti.
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