Per
il concerto Effetto
Mozart
Pianista Lucio Bonardi
Wolgang Amadeus Mozart (1756-1791)
note da
Alfred Einstein – Mozart – Ricordi edizione 1951-ristampa 1990
Mozart come sappiamo fu
un grande pianista, uno dei più grandi virtuosi di pianoforte della
sua epoca, benché non nel senso dato dal termine virtuoso, dalla
generazione seguente.
Egli visse abbastanza a
lungo per conoscere e disprezzare questo nuovo tipo di virtuoso nella
persona di Clementi. Il suo giudizio su Clementi, col quale dovette
competere fino alla fine del 1781 o al principio del 1782 alla
presenza dell'Imperatore Joseph, fu assai duro espresso nella lettera
del 16 gennaio 1782:
“...è un ottimo
clavicembalista, ma niente di più. Possiede un grande agilità nella
mano destra. Eccelle particolarmente nelle terze. Oltre a ciò non ha
un soldo di buon gusto o di sentimento: è un semplice mechanicus...”
I principi dello stile
pianistico mozartiano erano assai diversi da quelli dell'inizio del
19° secolo, eppure compose per lo stesso strumento usato da
Beethoven, Weber e da Chopin – non per il clavicembalo, non per il clavicordo, ma per il nostro
pianoforte, benché questo strumento non avesse in quei tempi la
potenza di un Erard o di uno Steinway.
Fortepiano by Johann Andreas Stein (Augsburg, 1775) - Berlin, Musikinstrumentenmuseum
Egli stesso spiegò
dettagliatamente le sue ragioni per tale preferenza in una lettere
del 17 ottobre 1777:
“...questa volta
comincerò subito coi pianoforti di Stein. Prima di provare qualche
esemplare di questa marca di pianoforti, i pianoforti Spaeth erano i
miei prediletti, ma ora preferisco quelli di Stein poiché smorzano
assai meglio degli strumenti di Regensburg. Quando percuoto il tasto
posso tenervi il dito o levarlo a mio piacimento, ma il suono cessa
istantaneamente. La voce dello strumento è sempre omogenea, comunque
io suoni. E bensì vero che Stein non vende un pianoforte di questo
genere meno di trecento fiorini, ma sarebbe impossibile ricompensare
adeguatamente tutte le cure e il lavoro che egli mette in ogni suo
strumento. Questi pianoforti hanno sugli altri lo splendido vantaggio
di possedere uno scappamento. Soltanto un fabbricante su cento si
preoccupa di ciò.
Ma senza scappamento è
impossibile continui a vibrare dopo aver percosso il tasto. Allorché
si toccano i tasti i martelletti ritornano alla loro posizione
normale subito dopo aver colpito le corde, anche se la nota viene
tenuta...”
Fu quindi per uno
strumento di questo genere che Mozart scrisse le sue Sonate,
Variazione e Concerti.
Si potrà apprezzare il
contributo di Mozart allo sviluppo del pianoforte, soltanto
ricordando che, nonostante questo strumento venisse suonato da alcuni
virtuosi, esso era usato sopratutto da dilettanti. E questo ebbe
un'influenza considerevole sulla musica per pianoforte. Una
composizione per pianoforte o per complesso di strumenti comprendente
il pianoforte, era considerata di minore importanza che non un
Quartetto o Quintetto per archi, composto per l'esecuzione di
musicisti professionisti o di un genere superiore di dilettanti.
Un'opera per Quartetto o Quintetto d'archi aveva quattro tempi,
mentre una Sonata per pianoforte ne aveva al massimo tre. Un
Quartetto d'archi veniva composto per i conoscitori; una Sonata per
pianoforte, una Sonata per piano e violino o trio e quartetto per
piano venivano composti per i dilettanti dei due sessi.
Ma dopo il 1750 lo
strumento lo strumento a tastiera cominciò a predominare e il
violino divenne così insignificante, ad libitum, che nella
maggior parte dei casi poteva venire completamente eliminato senza
danneggiare la composizione. Prima del 1750 le Sonate erano per
violino e pianoforte con Basso continuo, dopo questa data si ebbero
Sonate per pianoforte con accompagnamento di violino.
Mozarte e Beethoven
furono entrambi grandi pianisti e grandi creatori di musica
pianistiche, ma nelle prime opere di Mozart il pianoforte non ha
ancora quell'importanza che raggiungerà poi in quelle di Beethoven.
Mozart, nei suoi primi
anni, non aveva bisogno di scrivere Sonate o Variazioni per
pianoforte: egli le improvvisava. Alcune Sonate e Variazioni
trascritte alcuni anni dopo e rimaste alla sorella sono andate
perdute.
Cominciò a scrivere le
Sonate all'età di diciannove anni e ne scrisse 6 tra l'estate del
1774 e il principio del 1775. Queste sei sonate costituirono il suo
repertorio per un periodo straordinariamente lungo. Egli le eseguì
tutte frequentemente nel corso del grande viaggio a Mannheim e a
Parigi nel 1777-78.
Tra queste vi è la prima
sonata in programma oggi.
Nella 5° Sonata si sente
l'influenza di Johann Christian Bach, suo amato maestro, ma nel
finale Presto vi è un'ispirazione che anticipa ed è addirittura
inesistente nell'opera pianistica più tarda di Haydn.
Sonata
in Sol maggiore KV 283/189h
Salisburgo
1774 Allegro-Andante-Presto
Dopo il 1778 ne compose 7
nuove.
Le due successive sonate
eseguite da Lucio sono tra queste. Sono dette Parigine perché
composte a Parigi.
La Sonata in Do maggiore
si rifà a temi di una sonata precedente (la minore K310), ma sembra
più leggera. E' un vero capolavoro. Va considerata fra le
composizioni più piacevoli che Mozart abbia mai scritto. Le ombre
dell'Andante cantabile fanno posto ad un cielo sereno;
particolarmente deliziosa la maniera con cui, con una canzoncina,
inizia la parte Finale.
Anche la sonata K 333
sembra una versione più perfetta della sonata k 281 e anche qui ci
sono influenze di Johann Christian Bach che era a Parigi in quel
periodo.
Dopo questa sonata Mozart
non scrisse più nessuna Sonata per pianoforte per sei anni.
In questo periodo scrisse
molti Concerti per pianoforte e Orchestra , Sonate per violino e un
quintetto per cembalo e fiati. Se capitavano richieste di bis Mozart
improvvisava variazioni o forme più libere.
Sonata
in Do maggiore KV 330/300h
Parigi
1778
Allegro
moderato
Andante
cantabile
Allegretto
Sonata
in Sib maggiore KV 333/315
Parigi
1778
Allegro-Andante
cantabile-Allegretto grazioso
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