L’interesse per le arie antiche faceva parte di una sorta di progetto che
Ottorino Respighi (1879-1936) iniziò nel 1917 con la composizione della prima
suite di "Antiche arie e danze" nel 1923, la seconda ed ultima nel
1931.
La Terza suite è costituita da 4 movimenti e si limita all'impiego degli
strumenti ad arco.
Con Respighi il passato rivive attraverso il riferimento alla civiltà delle
danze cortesi di tradizione cinquecentesca e non si tratta di un’adesione
occasionale. Sono noti i suoi interessi per il canto gregoriano e il suo amore
per Monteverdi. Ma il suo ritornare al passato non ha nessun intento
filologico, piuttosto è un modo per trovare nuove risorse coloristiche che
evidenziano il suo gusto decorativo e decadente tipico della sua generazione.
E' il terzo brano della terza suite che ci interessa, perché è quello che
Marcel Grandajny, classe 1891, ha trascritto per arpa.
E qui, è proprio il caso di dirlo: una trascrizione della trascrizione!
Il brano si intitola “Siciliana” e, come dice Respighi, è di autore anonimo
di fine sec. XVI. L'indicazione del tempo è Andantino.
Respighi l'ha preso da una raccolta di Oscar Chilesotti (1848-1916) che era
musicologo e liutista che, tra le altre cose, si occupava di trascrivere in
notazione moderna musiche cinquecentesche dalle intavolature per liuto.
Non conoscendo la raccolta in questione, non sappiamo nulla di tale melodia
e se Respighi dice "di anonimo" possiamo credere che lo era anche
nella raccolta per il Chilesotti.
Dico questo, perché la melodia della Siciliana, mi suggeriscono, assomigli
in maniera impressionante ad una "Tarantela" di Lucas Ruiz de Ribayaz
y Foncea (1626 - ?) per arpa o chitarra spagnola.
Vi consiglio di ascoltarne una bella versione di Arianna Savall.
Non è identica, ma l'andamento armonico e di fraseggio è molto simile.
Questa danza viene denominata come "Tarantela" e si fa via via
più veloce verso la fine. Naturalmente, com'era prassi dell'epoca, viene
ripresa più volte con variazioni spesso estemporanee. Infatti la trovate su
Youtube interpretata della stessa Savall in versioni diverse e tutte
bellissime.
Veniamo ora invece a quella di Marcel Grandjany.
E' evidente che egli trascrive la parte dell'arpa prendendo come spunto la
partitura di Respighi.
Il suo intento è di trasferire la connotazione respighiana di intreccio
delle parti degli archi all'arpa usando artifici arpistici tipici quali suoni
presso la tavola e armonici.
La sequenza delle tre variazioni è identica a quella orchestrale.
Esposizione semplice del tema. All'arpa la melodia è supportata da accordi
ampi ma semplici. Alcuni armonici e suoni presso la tavola aggiungono un poco
di colore.
La seconda variazione diventa più ricca di contrappunto e va verso un crescendo
con un ff e la diminuzione di valori che si esprime in volatine veloci
ascendenti e discendenti che si fanno via via più sonore e che passano tra le
varie sezioni.
All'arpa le voci si devono sentire attraverso cambi di registro di nuovo di
armonici con la fase finale un poco virtuosistica.
La terza variazione torna tranquilla e sognante e nell'orchestra la melodia
si suddivide a canone tra i primi violini e le viole. Nel mezzo c'è il
contrappunto dei violoncello e dei bassi.
All'arpa ci sono tre voci distinte: all'acuto quelle dei violini, nel basso
le viole imitate dagli armonici e nel centro il contrappunto dei violoncelli.
La Siciliana si spegne in un rallentato in pp.
Che dire? Il brano per arpa è un ottimo studio tecnico di media difficoltà.
La Siciliana di Respighi è un buon falso d'autore, oppure lo si può paragonare
ad un buon quadro stile preraffaelliti (perdonate lo sconfinamento in un campo
che non conosco abbastanza, ma mi piaceva la citazione) e forse l'originale di
Ribayaz rimane la versione con lo smalto maggiore!
Lo spartito della trascrizione Grandjany è in edizione Ricordi come la
partitura di Respighi, ma non ho trovato la data della prima edizione. Mi
sarebbe piaciuto confrontarla con la data dell'edizione Respighiana.
Invece sarebbe da trattare l'argomento trascrizioni per arpa a cavallo tra
fine ottocento e prima metà del novecento.
Sia Grandjany, che la sua insegnante Henriette Renié, ne fecero grande uso
per ampliare il ristretto repertorio che l'arpa a pedali aveva. Parente moderna
e, forse "povera", di arpe a due e a tre ordini, di arpe irlandesi
medioevali e rinascimentali e della tripla gallese, che nonostante avessero un
proprio repertorio piuttosto ricco, scomparvero dalla storia della musica per
diversi lustri, fino alla recente riscoperta e ripresa di questi ultimi 30
anni. E ancora molti non le conoscono...
Ne parlerò prossimamente, ma intanto i curiosi possono cominciare a
leggersi la bella storia dell'arpa che Padre Marco ha
pubblicato qualche tempo fa anche su questo blog.
Ve ne propongo tre versioni in video.
Per l'orchestra ho scelto la versione di una formazione amatoriale koreana
ma di buon livello tecnico. Devo dire che la partitura respighiana trova
koreani, giapponesi e americani molto entusiasti. Trovate su Youtube anche
quella di Seji Ozawa, direttore giapponese molto, molto americanizzato.
"Uni String Ensemble" (USE)
based in Seoul, Korea
La versione per arpa è di Rachel Knight, giovane ragazza alle prese con un
esame. Ad un certo punto Rachel fa una piccolo errore di armonia (pedali!), ma
tutto sommato è una discreta interpretazione e il suono è ben calibrato nelle
parti.
E quella di Ribayaz, come vi dicevo, è della specialista di arpa
rinascimentale Arianna Savall
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