venerdì 1 dicembre 2017

Primo Simposio Nazionale dedicato all’arpa in Italia



Vi racconto, scrivendo di getto, dei due giorni passati nello Show Room della Salvi a Milano che ospitava i partecipanti al Primo Simposio Nazionale dedicato all’arpa in Italia e organizzato dall’Associazione Italiana dell’Arpa.




L’associazione è stata costituita nell'ottobre del 2008 da Anna Pasetti ed Emanuela Degli Esposti.  


In quel frangente mi ricordo che già avevo iniziato a scrivere da un annetto il mio blog e feci un breve articolo per dare annuncio della costituzione dell’Associazione. Non fu molto apprezzato, perché in copertina avevo messo una foto di tre arpe che non erano della ditta Salvi e le persone che avevano fondato l’associazione se ne risentirono.
Ero rimasta assai stupita che l’Associazione dell’arpa Italiana si fosse già divisa tra Salviste e altre. (per altre si intende chi non ha l’arpa Salvi).

Se anche la ditta Salvi dava e dà tutt’oggi un grandissimo contributo all’associazione in termini di disponibilità di spazi ed arpe per gli eventi, non è certo giusto che ci siano discriminazioni di questo tipo e, ad onor del vero, furono proprio alcuni dipendenti della ditta che mi confermarono che non c’erano problemi a pubblicare qualsivoglia figura di arpe anche se non erano le loro.
Incidente risolto.

Il lavoro portato avanti dai soci con la presidenza di Emanuela Degli Esposti fu il sito internet dedicato a notizie ed articoli del mondo dell’arpa e un concorso per arpa. Emanuela Degli Esposti, proprio in occasione di questo incontro, poco prima del momento della rielezione del consiglio direttivo, ha fatto una breve cronistoria dei passi compiuti dall'associazione stessa evidenziando come il concorso per arpa è stato e rimane uno degli eventi più importanti organizzati dall'associazione. L’ultimo concorso del 2017 è stato tenuto presso la scuola di perfezionamento di Saluzzo, mentre i primi furono tenuti a Salsomaggiore Terme.

Anche il prossimo si terrà a Saluzzo nel settembre 2018 e la direzione artistica è a cura di Emanuela Degli Esposti e Lorenzo Montenz.

Personalmente mi sono associata quest’anno perché ero molto interessata alla scaletta degli incontri previsti nei due giorni del simposio e per parteciparvi l’unica possibilità era associarsi.
I partecipanti alle due giornate sono stati mediamente di una trentina di persone a giornata.
La maggior parte dei partecipanti intervenuti erano insegnanti d’arpa dei conservatori italiani.




Gli interventi delle mini conferenze avevano come tema l’arpa in l’Italia.
La maggior parte di questi interventi meriterebbero qui una trattazione più ampia che magari riprenderò in seguito con degli articoli dedicati.

Il primo relatore è stato il vice presidente dell’associazione Lorenzo Montenz che ha raccontato della sua ricerca approfondita del Fondo di musica d’arpa Palatino - Borbone che si trova presso la Biblioteca Palatina di Parma e raccoglie le musiche appartenute alla regina Maria Luisa di Borbone che tra gli altri strumenti suonava anche l’arpa.
Come ci ha detto Montenz la cosa interessante è che da questa raccolta si può a capire il gusto musicale e la scelta di un’arpista dell’epoca. Cosa era di moda suonare, quali trattati didattici eventualmente usava e gli autori preferiti da lei. La valutazione delle diteggiature usate (ove sono riportate) evidenzia la prassi di utilizzare le dita in base alle loro peculiari differenze utili a creare le diverse espressioni che la musica richiede nei vari passaggi.

Dopo il fondo Palatino-Borbone del 1700 si è passati alla presentazione del volume di Lucia Bova “L’Arpa Moderna” a cura della stessa autrice. Lucia Bova, arpista saggista e insegnante, ha fatto risaltare lo sviluppo della scrittura idiomatica per l’arpa a partire dalle composizioni di Parish-Alvars fino ad arrivare agli autori dell’avanguardia novecentesca. Il volume è stato ristampato in una nuova edizione anche in inglese.

A questo punto c’è stato l’intervento della Presidente Emanuela Degli Esposti per dare avvio alla elezione del nuovo presidente e del comitato artistico. Emanuela ha confermato la sua disponibilità come presidente e non essendosi presentato nessun altro candidato alla presidenza, dopo il suo intervento sullo storico dell’associazione, è stata confermata per tacito assenso dei presenti.
Il comitato artistico si è riconfermato come il precedente tranne la sostituzione di un membro che si era dimesso.

A questo proposito, ho trovato strano che la presidente, il vice presidente e il comitato artistico non abbiano sentito l’esigenza di preparare un documento riassuntivo ed eventualmente propositivo sul proprio operato amministrativo e di indirizzo. E’ sicuramente vero che i soldi a disposizione dell’associazione sono pochi e sicuramente sono stati spesi con la massima cura tenendo presente gli scopi dell’associazione stessa, ma è strano che non si sia approfondito l’argomento e nessuno dei soci storici presenti ne abbia parlato. Forse l’avevano già fatto precedentemente?

Per quanto mi riguarda, avendo partecipato all’incontro perché ero molto più interessata ai temi delle conferenze un po’ meno come nuova socia, mi sono astenuta da fare qualsiasi domanda, ma come spettatrice esterna ho trovato la cosa non troppo ortodossa nella prassi di una associazione.

La presidente e il comitato artistico come da regolamento dureranno per i prossimi tre anni.

Emanuela degli Esposti ha spiegato inoltre che si è già attivata per l’organizzazione del prossimo concorso d’arpa per trovare il commissario esterno di fama e per preparare i programmi del concorso.

La riunione dei soci è continuata con l’intervento di due docenti del conservatorio di Milano, Maria Elena Bovio e Patrizia Radici, le quali hanno, in maniera molto informale, messo a parte i presenti della loro ricerca sulla storia dei docenti d’arpa del loro conservatorio. Hanno tenuto a precisare che hanno avuto molte difficoltà ad interpretare alcune fonti nei registri del conservatorio e che la loro ricerca è appena iniziata.
Da questo intervento sono scaturite alcune domande ed interventi sulla situazione attuale dei programmi dei nuovi conservatori trasformati in Università. La situazione dei conservatori, così come si è capito da questo brevissimo scambio di opinioni risultata tutt’altro che rosea, ma io, che non sono docente di conservatorio e poco ho seguito la questione, non ho capito molto. Forse l’argomento meriterebbe un incontro apposito se l’associazione ritenesse importante occuparsene.


La serata si è conclusa con il recital di Valerio Lisci, l’arpista vincitore del concorso Suoni D’Arpa del 2016.
Il concerto si sarebbe dovuto tenere nel Teatrino “La Scala della Vita” che ospita da diversi anni una rassegna dedicata all’arpa di cui si occupa con passione Clara Rocca di MUSICADARPA, ma attualmente è chiuso per problemi di agibilità e quindi si è svolto nello stesso show-room Salvi per i soci dell’associazione e qualche persona aggiunta come pubblico. Se il pubblico extra soci fosse stato più numeroso ci sarebbero stati dei problemi di spazio, ma così non è stato.

Peccato che nessun allievo di arpa del conservatorio cittadino abbia sentito la curiosità di venire ad ascoltare almeno questo concerto.

Valerio Lisci è un vero fuoriclasse. Ha interpretato alcuni brani importanti del repertorio arpistico, due fantasie di Mozart per pianoforte e un brano di sua composizione veramente molto interessante. È un arpista che ha tutte le carte in regola per fare molta strada.

Nota di colore: tra il pubblico dei soci c’era l’arpista Vincenzo Zitello, unico rappresentante del mondo dell’arpa celtica, che mi ha informato che presto saranno pronti due suoi progetti in cui la sua arpa si unirà ad un gruppo particolare di strumenti e strumentisti molto quotati. Se riuscirò lo contatterò per farmi raccontare i particolari.



La seconda giornata del simposio è iniziata la mattina di domenica.
Gabriella Bosio, che è andata da poco in pensione dopo più di quarant’anni di attività didattica ha raccontato con grande entusiasmo e passione della sua esperienza d’insegnamento partendo dalle basi del metodo Suzuki fino ad arrivare al suo metodo che ha avuto lo scopo di adattarne i principi all’arpa. Ascoltarla è stato, oltre che interessante, un vero piacere per la sua capacità di sintesi e la gioia che si è avvertita in ogni parola del suo racconto. Gabriella ha amato e ama davvero tanto il rapporto che si instaura tra lei e i suoi piccoli e grandi allievi e traspare la sua meticolosità e professionalità del suo lavoro. È una forza della natura!
Sarebbe auspicabile che, ora che ha più tempo, potesse trasmettere il suo sapere a molti dei futuri insegnanti. Soprattutto a quelli che potrebbero insegnare alle persone che vorranno suonare l’arpa per il gusto e la gioia di farlo e non solo per professione.
Esco un attimo dal seminato (o dal Simposio…!) per dire che sento questo aspetto come una tra le cose più importanti in assoluto, perché se ci sarà un futuro per la musica suonata dal vivo e, nello specifico per l’arpa, l’impulso maggiore proverrà dal mondo degli amatori e appassionati, più che dall’alto professionismo dei conservatori che sono destinati a diventare numericamente sempre meno e potrebbero diventare delle Fenici nel deserto in attesa di un mitologico risveglio (ma ogni 500 anni? SIGH!).


Alle 10 circa hanno preso la parola Chiara Granata e Dario Pontiggia per parlarci del loro studio meticoloso durato dieci anni sull’arpa Barberini.
Avevo già avuto modo di ascoltare Chiara in altri interventi a Chiari durante il festival dell’arpa, quando Mirella Vita la invitò. Mi piace molto il suo modo di esporre. È molto professionale e ha grande un’energia e una passione che ti coinvolge subito. Con l’ausilio di grafici e immagini, lei e Dario Pontiggia, esperto liutaio di arpe antiche, ci hanno svelato l’arpa Barberini dal punto di vista organologico e musicale.
Riprenderò sicuramente l’argomento in un post dedicato.
Per chi desidera approfondire l'argomento ci sono due articoli di Granata e Pontiggia sulla rivista Recercare /LIM  del febbraio 2015. 




Marianne Gubri ha proseguito raccontando con molto garbo attraverso immagini l’arpa del rinascimento italiano.
Il pomeriggio si è concluso con altri due interventi.

Cristiana Passerini ha presentato il suo libro sull’arpa e lo scopo del suo lavoro di trascrizione di opere di Bach, suo grande amore.
Forse Mirella Vita non sarebbe stata molto contenta di questa enfatizzazione delle trascrizioni (l’altro più di una voce si è alzata in loro difesa dai soci intervenuti e non solo per valenze didattiche) visto il suo impegno profuso a trovare ed incentivare l’esecuzione di brani originali per arpa, anche se l’ arpa a cui si riferiva Mirella era quella a pedali e, volente o nolente, rimarrà comunque uno strumento con un repertorio piuttosto ristretto. Di sicuro mai paragonabile al repertorio clavicembalistico e pianistico, e di questo dobbiamo farcene una ragione…noi arpiste classiche (SIGH!)

Alessandra Ziveri ci ha parlato della sua ricerca e conoscenza del repertorio per arpa italiano del novecento. Ha saputo tracciare in un discorso interessante e ben argomentato i tratti salienti dell’arpa a pedali in questo secolo dove molte sono le contraddizioni che si riflettono ancora oggi. Pochi sono gli autori italiani che si sono dedicati all’arpa a pedali e spesso sono stati autori che hanno composto una singola opera dedicata agli arpisti di riferimento. Solo la figura di Clelia Gatti Aldrovandi ha spiccato come musa ispiratrice presso importanti autori di opere che rimangono nel repertorio.

Che dire di più?
Speriamo che l’Associazione dell’arpa Italiana possa crescere e accogliere sempre di più le curiosità le proposte e gli eventi di tutto il mondo dell’arpa che è fatto non solo delle cattedre dei conservatori e delle arpe a pedali e mi auguro che i prossimi eventi non siano solo accessibili ai soci ma anche a tutti gli interessati.
Ciò non vuol dire che non si debba pagare per assistere a conferenze, eventi e concerti interessanti, ma associarsi deve essere il passo successivo alla scoperta del mondo arpistico attraverso di essi. Per allargare il numero dei Fans bisogna fare in modo che prima lo diventino e che sentano la voglia di partecipare in prima persona a progetti ed esperienze.

Un grazie a tutte le persone dell’attuale associazione per il grande impegno profuso.




L’Associazione Italiana dell’Arpa ritiene che nel mio articolo io abbia fatto affermazioni false e lesive del buon nome dell’Associazione stessa. Io stessa ho invitato l’Associazione, nella persona del suo Presidente, a farmi pervenire uno scritto a confutazione del mio articolo e in data 17 gennaio 2018 ho ricevuto la seguente nota in tre pagine formato pdf.

L’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948 stabilisce che “il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale”.

Pubblico quindi questa nota dell’Associazione Italiana dell’Arpa come giusto diritto di replica.







3 commenti:

Marco ha detto...

Uh sì! :-)

Ricordo benissimo la polemica per le foto delle arpe su quell'articolo! E se non ricordo male chi aprì la polemica, preso (o presa) dalla foga, si sbagliò pure sulla casa produttrice di quelle arpe, confondendole con quelle dell'acerrimo nemico...

Interessante il tuo reportage sulla due giorni del simposio. Quello che mi suona strano è che un simposio dedicato all'arpa in Italia sia riservato ai soli soci dell'Associazione Italiana dell'Arpa (a pedali) e non a tutti gli interessati.

Ricordo che anche il sito una volta era riservato ai soli soci e a tal proposito ricordo che ebbi un "confronto" via mail con l'allora vice-presidente, tant'è che me ne disinteressai completamente e continuo a farlo, visto che si tratta di una Associazione che si occupa in modo pressoché esclusivo dell'arpa a pedali.

Al contrario, in Irlanda ad esempio, l'Associazione "Cairde na Cruite" (Amici dell'Arpa), pur avendo un'impronta marcatamente tradizionale, quindi arpa celtica a gogò, si occupa anche di organizzare corsi, lezioni e masterclasses di arpa a pedali.

Chissà, magari l'anno prossimo anche l'italiana Associazione dell'Arpa amplierà il suo raggio d'azione.

Che ne dici?

harpo ha detto...

E' auspicabile!
Mi sembra che molte cose nell'Associazione siano un po' cambiate da quando è è stata istituita, ma una cosa che rimane preponderante è quella di pensare che solo i conservatori italiani e le docenti (SIGH...qui la parità non esiste a scapito degli uomini che sono una spaurita minoranza) che vi insegnano siano i depositari di tutto il sapere e il fare sull'arpa.
Mi sbaglio?

Che dire? il grande pubblico invece è più attratto dalle arpe folk e new age di musicisti che suonano e producono musica e il conservatorio non l'hanno mai fatto oppure c'è un enorme interesse per la riscoperta dell'arpa antica a doppia cordiera di cui tra l'altro molte esperte italiane sono conosciutissime all'estero.

Per non parlare a vuoto però, proverò nel mio piccolo a fare mente locale e a suggerire qualche nuova iniziativa all'Associazione quest'anno che sono iscritta come socia.

I lettori di Blogarpa che hanno qualche idea sono ben accetti!!!




harpo ha detto...

Un po' di refusi dovuti alla mia vista che fa cilecca!!!!

"a scapito degli uomini che sono una spaurita minoranza"

in realtà volevo scrivere SPARUTA... ma può essere che siano anche SPAURITI in mezzo a tutte queste donne....AH, ah, ah!