Quante cose
si potevano ancora dire...
Sabato
scorso ero ospite dell'Istituto musicale Vittadini a Pavia dove, con
Fiorella Bonetti, abbiamo parlato delle due arpe, quella classica e
quella celtica, per capirne le rispettive peculiarità e differenze.
Sono
intervenute al seminario pomeridiano 25 iscritti: ben 25 arpisti che
avevano voglia di ascoltare e provare a suonare un brano irlandese
tutti insieme.
Per me è
stato un momento importante.
Ringrazio
Fiorella Bonetti che mi ha invitata e l'Istituto Musicale Vittadini
che ha creduto in questa manifestazione.
Ripeto la
frase iniziale: “Quante cose si potevano ancora dire!”
Ma intanto
il ghiaccio è rotto.
Certo, le
cose da dire e da provare sugli aspetti delle due arpe a confronto
sono davvero tanti e richiederebbero uno spazio temporale molto più
ampio, ma intanto, come dice Fiorella, abbiamo dato a “volo
d'uccello” delle idee che le ragazze e le insegnanti intervenute
possono sviluppare in futuro.
E' dal
2005, anno dell'acquisto della mia prima arpa celtica, una Egan della
Salvi, che sono entrata in questo mondo e mi sono appassionata a
questa piccola arpa. Molte cose ho scoperto e imparato e avere
l'opportunità di raccontarle in quest'occasione mi ha permesso di
fare un lavoro personale di riassunto e riflessione.
Nella
relazione guida che Fiorella ha preparato e dalla quale sono partita
a mia volta per scrivere la mia sulla celtica, vorrei riportare la
frase iniziale che trovo utile per molte possibili riflessioni.
“Lo
strumento musicale è direttamente correlato alla cultura che lo
accoglie nella quale sviluppa se stesso e il suo ruolo. L’evolversi
della musica certo ne condiziona le caratteristiche ma anche la
realtà sociale lo influenza basti pensare alla diffusione della
musica strumentale e lirica nei teatri dal 700 in poi. L’evoluzione
della fruizione musicale incide non poco sulla sua storia, da “musica
Secreta” di Estense memoria, ai concerti nella Parigi settecentesca
per lo più per nobili e addetti ai lavori. Da sollazzo nobiliare di
elevato pregio all’estendersi dell’ascolto musicale alle “masse
popolari” in ambito borghese.
Anche
il ruolo del musicista non solo come figura professionale ma come
“iniziato” che possiede le chiavi di accesso all’arte
contribuisce a determinare alcune caratteristiche strumentali.”
Le frasi
più importanti sono:
correlato
alla cultura
la
realtà sociale lo influenza
L’evoluzione
della fruizione musicale incide
Sono
queste le frasi che possono far sviluppare un dibattito anche sul
mondo attuale e sul possibile futuro degli strumenti musicali e
dell'arpa in particolare: sul possibile futuro di chi già suona, di
chi insegna e insegnerà e di chi si diverte suonando.
Il momento
teorico ha riscontrato una grande attenzione da parte di tutti e
quello pratico, sulla possibilità di imparare un brano irlandese ad
orecchio ci ha coinvolti in maniera direi molto serena gioiosa e
ancora molto attenta. La disciplina che il momento richiedeva era
perfetta. Il gruppo della classe di Fiorella più gli iscritti
esterni mi hanno seguito con grande concentrazione.
Un grazie
anche alla ditta Salvi che ha messo a disposizione tantissime arpe e
ad Annalisa e Claudia, che ci hanno seguito con molta pazienza.
Un grazie a
Padre Marco, mio amico e compagno di avventura nel mondo dell'arpa
irlandese, senza il quale non avrei imparato così tanto.
Un grazie a
mio figlio Filippo che mi ha supportato nella parte tecnica per la
proiezione di materiale iconografico, per le foto e la pazienza con la quale mi ha tenuto compagnia nei
momenti di studio.
Per le
partecipanti al seminario ci sarà a disposizione una relazione
riassuntiva, ma per i lettori di blogarpa, cercherò di ripercorrere
a tappe i punti salienti dell'incontro.
Sarà molto
interessante raccogliere i commenti di chi vorrà aiutarmi in questo
racconto.
2 commenti:
"Un grazie a Padre Marco ... senza il quale non avrei imparato così tanto"
Non aggiungere pesi alla mia già oberata coscienza... Eh eh eh! ;-)
...poi bisogna vedere se ho imparato giusto!!! e questo non è un problema del maestro... ma dell'allieva!
ad una certa età poi ognuno cammina con le sue gambe, dritte o storte che siano.
;-))
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