Mara e la sua arpa Barberini
Perchè questo titolo?
Perchè ho ascoltato Mara Galassi due anni fa in estate nella chiesa di San Rocco a Chiari e faceva un caldo afoso e appiccicoso e l'ho ascoltata oggi nella stessa chiesa e faceva un bel freddo umido.
Morale: nonostante gli estremi di temperatura Mara e le sue arpe hanno dato il massimo di sé!Mara Galassi è una musicista di prim'ordine e un'arpista tra le migliori nel campo delle arpe antiche che suona con una passione e una maestria fuori dal comune.
Il programma è costruito su una storia raccontata in un poema del 1880 di Jacint Verdaguer, autore catalano, nel quale si narra di un arpista napoletano dell'ottocento che in chiesa tesse lodi alla Vergine Maria utilizzando brani di diverso stile con la sua arpa Viggianese.
Insieme a Mara la cantante spagnola Anais Oliveras ha cantato ninna nanne e inni alla Vergine interpretato recitando alcuni passaggi del poema.Un susseguirsi di musica, canto e recitazione molto armonico e delicato. Le arpe su cui Mara a suonato erano tre: una piccola Viggianese dell'800, una riproduzione di un'arpa spagnola ad un ordine di corde e la riproduzione dell'arpa Barberini del 1630.
Tre voci diverse e così ben assortite.
La viggianese tenera e delicata pur nella sua intonazione quasi precaria ha reso alla perfezione le tarantelle e le polke e la Palumella cantata, quelle che l'arpista napoletano deve aver intonato e con le quali il Jacint rimane incantato.
La seconda arpa, la spagnola ad un ordine di corde, intona con una voce più grave e piena brani più antichi. Mara, in piedi dietro di lei, vola sulle corde con una delicatezza incomparabile.
La terza arpa, ricca di sfumature e difficile da domare, sotto le mani di Mara diventa docilissima.Qui si ascolta Orazio Michi dell'arpa, Ascanio Majone, Michelangelo Galilei e, tornando quasi all'ottocento, accompagna al fine Quannu nascette Ninno a Betlemme di Alfonso de' Liguori.
Tra il pubblico numeroso molti appassionati ma anche avventori occasionali rimasti incantati dalla musica e dalla maestria delle due interpreti.
Si avvicinano alle arpe per vederle e
per capire come fanno le dita affusolate di Mara a trovarsi così a
proprio agio.
Si chiede: “ma quanto studia di solito?”Mara candidamente dice “Se non ci sono impedimenti e impegni almeno 6 ore al giorno. (!!!) E ogni anno sempre di più per mantenermi le dita attive e flessibili. Vede, qui stasera è venuta ad ascoltarmi una mia zia che ha 94 anni e suona il pianoforte. Ogni giorno studia almeno tre ore per non perdere l'elasticità delle mani e lo fa solo per il suo piacere personale.”
Altro non aggiungerei se non che per suonare e divertirsi l'allenamento costante è indispensabile. Ed è necessario, in una certa misura, anche per chi lo fa solo per diletto. Con pochi minuti al giorno non si impara nulla e non si suona!Buon natale a tutti.
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