Note di sala di Rosangela Bonardi per il
Concerto Sotto la Palma
21 giungo 2015 - Milano
Duo arpa e pianoforte - Bonardi Lucio e Rosangela
Le situazioni sociali influiscono sulle attività
culturali e artistiche producendo tendenze e mode e influenzando la
creazione e l'evoluzione degli "attrezzi del mestiere". Gli
strumenti musicali “attrezzi del mestiere” protagonisti di questa
serata sono l'arpa a pedali a doppio movimento e il pianoforte.
Il duo Arpa e pianoforte è una formazione poco
consueta oggi, ma nel 1700 era più comune. La letteratura per il duo
non è comunque vasta anche se i due strumenti sono nati nello stesso
periodo, figli della passione tecnologica dell'epoca illuministica.
Vediamo alcuni passaggi della loro storia.
Il pianoforte, appartenente alla famiglia degli
strumenti a tastiera, ha come antenati il clavicordo e il
clavicembalo, ma il suono è prodotto da martelletti che picchiano
sulle corde e questa è una concezione nuova che nasce alla fine del
1600 e si sviluppa per tutta l'epoca illuministica.
Alla fine del 1600 il gusto musicale comincia a
cambiare: alle intricate sovrapposizioni contrappuntistiche si
preferiscono le melodie semplici ma colorite dalle sfumature create
dai suoni stessi. Il suono deve essere ricco di sfumature per poter
comunicare. Alcuni costruttori di cembali e organi cominciano a
sperimentare nuovi strumenti a tastiera che possano dare un risultato
sonoro diverso da quello del clavicembalo che imperava da tre secoli.
L'italiano Bartolomeo Cristofori, cembalaro
padovano, chiamato alla corte dei Medici a Firenze come riparatore e
manutentore di strumenti, inventò tra la fine del 1600 e i primi
vent'anni del 1700 il suo Gravicembalo col piano e forte. Era
un cembalo munito di martelletti. Ne costruì tre prototipi, ma
nessuno in Italia all'epoca lo prese in considerazione. Per fortuna
ebbe una "recensione" a mezzo stampa su un giornale
specializzato che finì nelle mani di un importante costruttore di
cembali e organi tedesco, Gottfried Silberman. Egli lo studiò bene e
lo sviluppò integrandolo ai suoi progetti. Ne venne fuori il suo
Forte Piano. I suoi strumenti furono testati da importanti
musicisti tra cui Bach padre che non ne fu particolarmente
entusiasta. Bach lo trovò povero di suono e la tastiera e la
meccanica particolarmente pesanti.
Anche in Francia cominciarono a sperimentare questi
strumenti, ma anche qui inizialmente non furono particolarmente
apprezzati. Voltaire lo definì strumento poco elegante e molto
agricolo!
Silberman non si diede per vinto e continuò la sua
sperimentazione e più tardi persino lo stesso Bach parve ricredersi,
anche se non lo accolse tra i suoi amati strumenti. Saranno i figli
ad usarlo.
Un collaboratore di Silbermann, Andrè Stein
continuò la costruzione e il perfezionamento della meccanica e i
suoi FortePiano piacquero molto a Mozart che ascoltatone uno dal vivo
in un concerto a Parigi nel 1777 ne comprò un'esemplare e lo adottò
per i suoi concerti.
E' del 1782 lo strumento di Anton Walter, il famoso costruttore Viennese di piano appartenuto a Mozart
Da questo momento in poi musicisti più
importanti lo adoperarono e, poco per volta, lo sostituirono al
cembalo nella musica da camera e come strumento solista. Mozart,
Haydn e Clementi svilupparono una tecnica più consona allo strumento
e lo traghettarono nelle mani di Beehtoven che scriverà le sue
sonate per pianoforte lungo tutta la sua attività compositiva.
Diverrà presto lo strumento preferito dai
romantici.
Tornando per un attimo all'evoluzione costruttiva
dello strumento, ci fu un fantastico inventore e costruttore che
diede forma definitiva alla meccanica: Sebastièn Erard.
Un nome importante anche per la storia dell'arpa!
Nel 1821 Erard applica ai martelletti il doppio
scappamento che permise ai tasti di ribattere ogni nota più
velocemente dando maggior agilità alla tastiera. Ricordate che disse
Bach?
Su questi nuovi pianoforti, ora chiamati così e non
più forte piano, si espressero Schubert, Schumann, Chopin e Listz.
Pianoforte Erard suonato da Listz
Nel 1825 il telaio interno di legno fu sostituito
dal telaio in ghisa più pesante ma che diede maggior durevolezza e
stabilità di accordatura. Il volume sonoro crebbe come pure la
tensione delle corde. I primi martelletti dei forte piano erano
ricoperti di cuoio mentre quelli del pianoforte a doppio scappamento
furono ricoperti di feltro. Tutte queste differenze strutturali danno
dei risultati sonori notevolmente diversi. Chi compose su un
FortePiano di Stein aveva un risultato sonoro e chi passò ad un
pianoforte Erard o uno Stenway americano di fine ottocento per
arrivare ad un moderno Yamaha non otteneva le stesse sonorità.
Sapere questo è importante, perché suonare oggi
sui moderni pianoforti ciò che fu scritto per altri strumenti non
avrà mai l'originario impatto sonoro sperimentato dal compositore.
Pianoforte Steinway & Sons appartenuto a Franz Liszt, 1883
ora conservato al Museo del Teatro alla Scala
Socialmente parlando il clavicembalo era stato lo
strumento degli nobili e degli aristocratici, il pianoforte diventerà
invece lo strumento della borghesia. Lo sviluppo del concertismo, la
commercializzazione degli strumenti musicali su più vasta scala,
l'interesse degli editori, dei compositori, insegnanti, impresari, e
lo sviluppo di un particolare tipo di "dilettantismo di massa"
porteranno lo strumento ad essere conosciuto e diffuso capillarmente
diventando un "passatempo" molto diffuso e alla moda.
Al contrario del "giovane" pianoforte che
nasce nel 1700, l'arpa vantava allora un lungo passato e popolazioni
provenienti da luoghi lontani e diversi l'avevano suonata. Le arpe
antenate di questa a pedali provenivano dall'Africa e dal Medio
Oriente; dai paesi nordici e di cultura celtica; dai paesi germanici
in epoca medioevale. Queste arpe avevano strutture e suoni assai
diversi tra loro e quindi suoni molto differenti. E' più facile dire
cosa avevano in comune: una struttura triangolare sulla quale tendere
una serie di corde libere di vibrare nell'aria.
Nel 1400 le arpe irlandesi e scozzesi erano tozze
con cordiere di metallo, hanno per un po' una loro storia e
scompaiono alla fine del 1600.
In Italia e Spagna, nel Rinascimento, esistevano
arpe piuttosto alte e leggere con cordiere multiple che venero usate
anche in epoca barocca nelle orchestre, per intrattenere i nobili e
accompagnare il canto, ma perchè assai difficili da suonare alla
fine del 1600 vennero dimenticate.
Le arpe germaniche medioevali erano piccole, leggere
con corde di budello e continuano ad essere suonate nella musica
popolare fino nel 1600 e da queste si partirà per costruire le arpe
a pedali settecentesche.
Alle fine del 1600 un costruttore tirolese applica a
queste arpe uncini sul modiglione che spostate dalla mano sinistra,
alterano alcune note. Siamo nella patria dei costruttori di orologi e
degli esperti di meccanica fine. Più avanti si pensa di muovere
questi uncini con i piedi attraverso l'uso di pedali in modo da
lasciare libere entrambe le mani di suonare. I pedali sono 5. L'arpa
così organizzata viene presentata a Parigi e ha molto successo. I
costruttori germanici insieme a quelli francesi prendono a costruirla
in gran numero e a migliorarla. Diventa lo strumento prediletto della
regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI.
I pedali diventano 7
poi 14 per stabilizzarsi a 7. Ogni pedale produce l'innalzamento di
un semitono di ciascuna corda. L'arpa verrà chiamata in francese
Harpe Organisée e noi oggi la chiamiamo a movimento semplice
per distinguerla da quella a doppio movimento che verrà poco dopo ed
è quella usata oggi.
Il brano di Philippe James Meyer per arpa e
forte piano è scritto per l'arpa a movimento semplice.
Mayer, arpista tedesco trasferitosi a Parigi che
terminerà al sua vita a Londra, fu il primo a scrivere un metodo per
arpa a pedali. A Voltaire l'arpa organisèe piacque molto e
venne illustrata con 4 tavole nell'Encyclopédie di Diderot e
D'alembert. La scrittura musicale di questi duetti è per i due
strumenti assolutamente simile e intercambiabile, tanto che vengono
editati sia per arpa e fortepiano, che per due arpe o per due
fortepiano.
L'arpa a doppio movimento nascerà più tardi grazie
al brevetto di Sébastien Erard. Il costruttore francese fu
avvicinato da J. B. Krumpholtz, arpista tedesco anche lui
trasferitosi a Parigi e diventato famoso concertista e insegnante,
che cercava di far migliorare le performance del suo strumento.
Erard ci lavorò e portò il frutto delle sue
ricerche a Krumpholtz che, nel frattempo però, era diventato socio
in affare di un altro arpista e costruttore, Nadermann, il quale
aveva un fiorente mercato con le sue arpe a movimento semplice. A
quel punto Krumpholtz pregò Erard di lasciare fermo il suo brevetto.
Erard per un po' lo tenne nel cassetto mentre
dovette scappare a Londra per lo scoppio della Rivoluzione Francese.
A Londra rifondò la ditta di costruzione di pianoforti con il
fratello e a quel punto riprese a costruire le sue arpe applicando il
meccanismo del doppio movimento. Il suo brevetto è del 1811 e la
costruzione delle arpe prese un gran ritmo nel ventennio successivo.
Per un po' le due arpe convissero non senza problemi e polemiche, ma
alla lunga vinse quella a doppio movimento che soppiantò
definitivamente l'altra.
Probabilmente se la diffusione del doppio movimento
fosse avvenuta 20 o 30 anni prima avrebbe potuto incrementare il
repertorio dello strumento e avrebbe potuto allettare molti più
compositori che invece furono maggiormente attratti dal pianoforte.
Può essere che il brano di Ferdinand Ries,
scritto tra il 1815 e il 1818, sia stato scritto per arpa a doppio
movimento. In quell'epoca Ries era a Londra. Ries fu l'allievo
prediletto di Beethoven e rimase suo amico e segretario per tutta la
vita aiutandolo nei rapporti con gli editori. Ries scrisse cinque
brani per arpa e pianoforte tra duetti e ensemble compositi. La sua
scrittura di chiara impronta beethoveniana verte già verso lo
spirito romantico. Era un ottimo pianista e soprannominato “furia
romantica”.
Gli arpisti di metà ottocento che ormai suonano
l'arpa a doppio movimento sono impegnati in una lunga lotta per
rincorrere la letteratura pianistica, sentendosi sempre poco
valorizzati. Un esempio tra i tanti: l'arpista virtuoso Elias
Parish-Alvars fu chiamato il Listz dell'arpa!
Questo confronto non sparirà mai del tutto nemmeno
nel 1900 e nemmeno ai giorni nostri. E' sempre molto difficile far
capire a chi non conosce approfonditamente l'arpa e le sue reali
potenzialità, le grandi differenze con il pianoforte.
Il Ciclo Plateresco, tema con variazioni,
scritto nel 1945 usa i due strumenti ciascuno con le proprie
caratteristiche adatte a raccontare un affresco sonoro di tipica
impronta spagnola.
Prima di ascoltare il brano per duo abbiamo
accostato due brani, sempre di autori spagnoli per singolo strumento,
in modo da poter apprezzare le rispettive sonorità rimanendo nel
clima iberico.
Il brano di Isacc Albeniz, pianista prodigio
e ribelle studioso, fa parte della raccolta Cantos de Espana ed è
dedicato a Cordoba.
Gerardo Gombau-Guerra, pianista compositore e
grande organizzatore musicale, scrive invece per arpa Apunte
Betico, ovvero acquarello di terra Betica (antico nome
dell'Andalucia) utilizzando l'arpa con timbri particolari producibili
solo dall'arpa a pedali a doppio movimento.
Il brano fu scritto nel 1952 e vinse in California
un premio come miglior composizione arpistica dell'anno.
Nessun commento:
Posta un commento