giovedì 13 ottobre 2011

Alice Giles: grande cura della posizione all'arpa






Ripropongo questo articolo che scrissi nel 2009 sul vecchio blog per introdurre l'argomento postura. Qui parlo dell'arpa a pedali. In un prossimo articolo vedremo le differenze tra l'arpa classica e quella folk.

 Inviato da Harpo il Mer, 01/21/2009

Nel mese di settembre scorso (2009) ho avuto l'opportunità di seguire un breve master con Alice Giles organizzato presso il Conservatorio di Parma. E' stata un'esperienza che mi permesso di conoscere un'arpista tra le più quotate e della quale ho potuto apprezzare la sua grande passione per l'insegnamento. Alices Giles, arpista australiana che vinse il primo premio al concorso "Israels International Harp Contest" nel 1982 all'età di 21 anni, è una concertista di livello internazionale e tiene corsi e master in tutto il mondo. Dalle sue lezioni ho colto un aspetto che lei reputa assai importante: la cura della postura allo strumento.

L'altezza del seggiolino, la distanza dall'arpa dal corpo, l'angolazione dell'appoggio dell'arpa sulla spalla destra e la posizione delle gambe sono studiate nei minimi particolari.
E' indubbio che l'arpa a pedali, considerata la sua grandezza e il suo peso, deve essere tenuta appoggiata alla spalla trovando la postura più comoda possibile affinché non si accentui la fatica nel suonare e non si creino rigidità alla cervicale e alle spalle, dolori muscolari alla schiena e tendiniti ai polsi.


Alices Giles consiglia di tenere il seggiolino in modo da essere con la testa all'altezza del do di prima ottava.
Posiziona l'arpa di fronte a lei e cerca il punto di equilibrio dello strumento. Trovato il punto di equilibrio è lì che lo sostiene con la spalla destra. L'arpa sarà appoggiata alla spalla molto vicino al collo e non di sbieco. La cordiera si deve vedere di fronte e non di lato. Le gambe ben appoggiate al terreno devono essere libere e non appoggiarsi alla cassa armonica. Il corpo, sostenuto bene nella zona lombare, non deve farsi carico del peso dell'arpa indietreggiando, ma, avendo trovato il punto di equilibrio dell'arpa, deve sostenerla senza troppa fatica.

Pochi sono i movimenti del corpo mentre si suona; sono le braccia che si muovono con armonia su e giù per la cordiera. Nella zona acuta non è necessario alzare troppo i gomiti e bisogna evitare di indietreggiare con la schiena e le spalle per cercare di vedere le corde e le mani. Queste devono arrivarci automaticamente.

Nicanor Zabaleta



Ricordo che anche il Maestro Zabaleta aveva un postura all'arpa molto elegante e tutto il lavoro sulla cordiera era compito di dita e di braccia. La sua schiena e il suo corpo erano fermi a sostenere lo strumento. Non erano rigidi, ma neppure compivano movimenti e flessioni e rotazioni inutili. Il suono e le sfumature che riusciva a realizzare erano il frutto di un lavoro tecnico minuzioso che costruiva sul movimento delle dita e dei polsi. I pedali venivano mossi da un movimento impercettibile delle punte dei suoi piedi.(Chi ha piedi lunghi è avvantaggiato: appoggiando i tacchi a terra può manovrare i pedali con la punta. Per le arpiste donne con piedi corti utili sono le scarpe coi tacchi!)

John Thomas


Sicuramente è fondamentale per chi si avvicina all'arpa a pedali curare sin dall'inizio l'assetto allo strumento il più comodo e giusto possibile, pena una maggiore difficoltà a sviluppare il movimento delle dita, dei polsi e delle braccia e rischiare difetti e dolori alla schiena, alle spalle e alla cervicale.

Mildred Dilling 


Marcel Gradjany


Xavier de Maistre



P.s. Un grazie ad Emanuela Degli Esposti, docente d'arpa al Conservatorio di Parma che ha organizzato il corso.

12 commenti:

Irene P. ha detto...

Ciao, mi chiamo Irene, suono l'arpa celtica e mi rivolgo a te perchè spero tu possa aiutarmi.
Ultimamente è uscito al cinema il film d'animazione "Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento": la colonna sonora è stata interamente composta e suonata da Cécil Corbel, un'arpista francese.
Cercando in rete ho trovato un solo spartito, PER PIANOFORTE (!!!) relativo alla canzone principale del film "Arrietty's song", io però sto impazzendo per un altro pezzo che si chiama "The Wild Waltz" e che si trova tranquillamente anche su youtube.
Al di là dell'immensa seccatura nel constatare che nessuno si cura di fare una bella raccolta di questi spartiti PER ARPA (e non per pianoforte... addirittura c'era anche la versione per SAX! Mah... cosa c'entrerà...), visto che quei pezzi sono stupendi proprio perchè suonati con un'arpa celtica che rende benissimo l'idea dell'aura "magica" quasi da "fate" che circonda gli Sgraffignoli, vorrei chiederti se sei a conoscenza di un buon sistema per ricavare lo spartito partendo dalla musica. Io ci sto provando, tutte le sere, piano-piano, cerco le note con la mia arpa (non è poi così difficile) ma il pezzo è lungo, avere lo spartito sarebbe un sogno.
Sono proprio triste, non so come fare! Ho chiesto anche da Ricordi qui a Milano: per loro la Corbel non ha mai composto nulla. Certo.

Scusami l'invasione e il fiume di parole.
E' proprio una cosa che mi sta a cuore e ho pensato di poter chiedere a te.

Un saluto, Irene

harpo ha detto...

Cara Irene,
la tua "fatica" la conosco, perchè mi è capitato di voler suonare una canzone o una melodia e di non trovare lo spartito.
E',almeno per me, sempre un lavoro un po' lunghino, sopratutto se gli arrangiamenti sono folti. Non ho un metodo particolare, ma immagino che chi è abituato a farlo spesso diventa abile e più veloce.
Prima cerco di carpire tutta la melodia poi affronto la parte armonica e quindi interpreto un po' l'arrangiamento.

Pubblico la tua domanda e chissà che in rete non ci sia qualcuno che può aiutarti con qualche consiglio e trucco.

Intanto andrò anch'io a vedermi il film!
Fammi sapere se troveri il materiale.

un saluto
Rosangela/Harpo

Lorenzo ha detto...

Un caro saluto a Tutti. La grandissima Harpo mi perdonerà se mi intrometto, perché sono un arpista solo in potenza (a volte leggendo il blog mi sento come un "magonò" di Harry Potter). :-))
Però i miei problemi di trascrizione di un brano direttamente da cd li ho avuti anch'io. Ero giovane (quindi si andava ancora a musicassette) e suonavo il basso in un gruppo Heavy Metal. A quei tempi internet non c'era e gli spartiti in commercio erano veramente pochi.
Così con tempo e pazienza mi passavo i pomeriggi. Se posso dare un cosiglio, che forse è scontato o sbagliato, mi concentrerei sulla linea melodica principale del brano, in modo da arrivare a suonarlo "semplificato" (se così si può dire); poi, in una seconda fase cercherei di perfezionare i vari passaggi arricchendoli di tutto quello che c'è, ma studiando un passaggio alla volta.
Dico così perché quando cercavo di suonare un brano dall'originale, cercando di riprodurlo uguale fin dall'inizio, dopo un po' rischiavo di perdermi sulle scale e sugli abbellimenti e perdevo di vista l'obiettivo.
Da ignorante chiedo anche: in qualche modo l'arrangiamento per piano non può aiutare, anche solo per le linee melodiche?
Scusate l'intromissione, buona serata e buona musica a tutti.
Lorenzo

harpo ha detto...

Carissimi tutti,
e Lorenzo anche… non vedo come Harpo, nonostante la sua buona volontà, possa essere così grandissima….!!!!

Mi sembrano complimenti un po' troppo grandi….

Veniamo ai consigli di Lorenzo: direi che sono ottimi.
Avere la traccia del pianoforte aiuta tantissimo. La linea melodica è la stessa.
Si trovano già gli accordi (per esteso o con le sigle) e con quelli se ne può fare una propria versione, applicando degli accompagnamenti più arpistici, magari ascoltando la versione cinematografica. Ma, come dice Lorenzo, in un secondo tempo.

Ottima intromissione. Grazie.

paulineCH ha detto...

Ciao! Sul sito di Cecile Corbel da poco hanno annunciato che gli spartiti di Arrietty sono disponibili da scaricare in Francia. Ecco il link:
http://www.cecile-corbel.com/en/home.html
Nella sezione news troverai gli indirizzi! Magari c'è quello che cerchi. In bocca al lupo!

Pauline

harpo ha detto...

Ciao Pauline!
Grazie per l'informazione!

Zosimos ha detto...

@Lorenzo - Che genere di cose suonavi? Sono incuriosito... io anche sono passato al folk e all'arpa da trascorsi metallici.

Ho ascoltato The Wild Waltz di Arrietty: il problema è che la registrazione è caratterizzata da un arrangiamento molto stratificato, con abbondante uso di strumenti a corda (mi pare di riconoscere almeno una chitarra acustica e gli archi pizzicati). La traccia melodica quindi non è portata avanti solo dall'arpa, tutt'altro: bisognerebbe trascrivere per arpa anche delle parti suonate da altri strumenti. Peraltro sul sito della Corbel lo spartito di The Wild Waltz non c'è... comunque, non appena terminata Planxty Irwin (che mi sta facendo dannare nella parte centrale!), provo a trascriverlo io e vediamo come viene...

In fatto di ottime colonne sonore con l'arpa come protagonista, vi consiglio caldamente quella di Emma: a Victorian Romance:

http://www.youtube.com/watch?v=A-BuK0VK60M&feature=player_embedded

Ambientato negli anni 70 dell'800.

Lorenzo ha detto...

Buonasera a tutti. Rispondo a Zosimos, visto che il passato metallurgico e il presente arpico ci accomuna. A testimonianza che i metallari hanno un animo profondamente poetico. In verità per allinearmi del tutto, come Rosangela sa bene, dovrei fornirmi di arpa, ma non sono tempi giusti.
Comunque, tornando alla domanda di Zosimos... beh, io sono un po' antico, ormai - classe '65 - e ho un fratello più vecchio di dodici anni, quindi c'è un antefatto: quando avevo 7 o 8 anni sentivo girare per casa dischi importanti usciti freschi freschi: da Jimi Hendrix ai Pink Floyd, Jethro Tull, Genesis e tutte quelle cose che in quel periodo hanno fatto grande il rock. Inclusi Deep Purple e Black Sabbath.
Quindi negli anni 80, in pieno periodo disco, ero alla ricerca della mia identità sonora. Poi un giorno mi ha colpito una copertina di disco che raffigurava una specie di mummia. Comprai il vinile a 7900 Lire (!) e lo misi sul giradischi. E le note di Prowler, col Wha Wha della chitarra mi conquistarnono. Così, gli Iron Maiden entrarono nella mia vita. Poi sono sempre stato curioso... e questa cosa dei "preti di giuda" mi incuriosiva a manetta... e via via alla scoperta di tutta quella che era stata chiamata "New Wave of British heavy Metal". Ho amato molto tutta l'opera di Ronnie James Dio anche per il suo universo fantastico affine al mio.
A volte serviva anche l' "urgenza" dei Motorhead. Non mi sono mai piaciuti i gruppi americani, per quanto Van Halen sia stato un pioniere, peerché ricadevano molto nel clichè "sesso droga e r'n'r", e inevitabilmente - visto il music businness del loro paese - finivano in qualche modo per commercializzarsi. Va detto che Dopo un po' l'onda è passata, forse anch'io crescendo cercavo sonorità diverse, per cui per tutto ciò mi fermo ai primi album. Poi, da un lato sono arrivati il blues e jazz, dall'altro il folk riscoprendo i Jethro (di cui ho visto un bellissimo concerto lo scorso anno a Modena, in cui i "generi" non c'erano più: solo buona musica) e i nostri cari arpisti: da Vincenzo Zitello a Andreas Wollenweider, i cui brani ho usato a volte anche come colonna sonora dei miei spettacoli in teatro (pagando la dovuta siae). Una piccola strizzata d'occhio al buon Alan Stivell per la sua propensione alla ricerca, e per il suo non disdegnare chitarre pesanti. Il mio sogno, se mai avrò un'arpa e imparerò a suonarla (Rosangela help me!!!) è di arrangiare "Rainbow Eyes" dei Rainbow, e anche due o tre cose dei Jethro. A questo proposito invito chi è interessato a guardare su You Tube Victor Santal, un ragazzo spagnolo che suona l'arpa in piazza a Madrid (e che Rosangela ha definito azzeccando "vichingo dark") e che fa una bella versione di "Nothing Else Matter" dei Metallica.
Poi chiudo qui se no vado avanti fino a domani... ma l'argomento mi entusiasma :-))) Anzi chiedo scusa a tutti gli arpisti che staranno pensando - con ragione - che tutto ciò è piuttosto fuori tema rispetto al blog. Invito Zosimos, e chiunque voglia, a scambi di idee in privato scrivendomi all'indirizzo info@lorenzosentimenti.it
Buona serata e buona musica a tutti.
Lorenzo

Lorenzo ha detto...

Ciao Zosimos. Felice di condividere il passato e il presente musicale!
Forse però risponderti porterebbe un po' il discorso lontano dagli argomenti del blog. Per cui invito te - e chiunque voglia - a scrivermi all'indirizzo info@lorenzosenntimenti.it
Buona musica a tutti

Lorenzo ha detto...

Ooops... per Zosimos e chiunque voglia scrivermi... ho sbagliato a scrivere il mio indirizzo... quello corretto è info@lorenzosentimenti.it
avevo messo una "n" di troppo:-)
Ne approfitto per rivolgere una serie di domande a Rosangela riguardo all'ultimo articolo. Sono più che altro curiosità... e mattane...
Per "arpa doppia" intendiamo un'arpa con due ordini di corde, giusto? Uno con le sette note e l'altro con le alterazioni dei semitoni?
Ho visto immagini in internet con esperimenti incredibili... inclusa una doppia arpa fatta a "x"... La domanda folle: Nessuno ha mai provato, in passato ad accordare l'arpa come fosse un pianoforte? Intendo sullo stesso ordine di corde: do-do diesis-re-re diesis-mi-fa ecc? Tipo che da un'arpa a 36 corde si ottengono 3 ottave intere? Poi immagino sarebbe quasi impossibile suonarla... Scusate ma ogni tanto mi vengono questi svarioni incredibili... Buona domenica e buona musica a tutti.
Lorenzo

Padre Mattia ha detto...

Ti rispondo io che qualcosa ne so.
Per "arpa doppia" (che nasce in Italia verso la fine del '500 e si diffonde rapidamente in tutto il nord Europa fino al Galles che adotterà l'arpa doppia a tre ordini come strumento nazionale) si intende sia l'arpa a due ordini che quella a tre ordini.

L'aggettivo "doppia" in realtà si riferisce alle dimensioni dello strumento, maggiori rispetto a quello a un solo ordine di corde.

L'arpa a corde incrociate è probabilmente di origine spagnola che si diffuse soprattutto in America latina (dove esiste tuttora).
Ti dirò di più, che nella prima metà del '900, G. Lyon, un liutaio americano (Lyon and Healy) creò un'arpa a corde incrociate piuttosto ingombrante per tentare di sostituire le arpe a pedali a doppio movimento.

Ovviamente l'avventura non ebbe successo sia per le dimensioni veramente esuberanti dello strumento, sia per la grande difficoltà della tecnica necessaria.

Le arpe a due ordini paralleli generalmente erano accordate "a X". Ovvero: la metà medio-acuta viene accordata diatonicamente sul lato destro e cromaticamente sul sinistro, la metà medio bassa in modo speculare.

In realtà a quei tempi le arpe si appoggiavano sulla spalla sinistra, la mano sinistra suonava la melodia e la destra gli accompagnamenti. Ancora oggi ho visto che qualche arpista gallese suona così e i liutai le costruiscono in base al lato prescelto dal suonatore.

Ovviamente né le arpe a due ordini né quelle a tre sono provviste di levette per i semitoni, quindi lo strumento va riaccordato nella tonalità di base del brano da eseguire, perché le corde dei semitoni si usano solo per le alterazioni transitorie (soprattutto sull'arpa tripla sarebbe alquanto difficile suonare continuamente le corde della fila centrale).

Non ho notizia di un tentativo di accordatura che preveda toni e semitoni susseguenti. Alla difficoltà di diteggiatura si aggiungerebbe la difficoltà nel distinguere le corde.

In fondo è già abbastanza difficile così...

Lorenzo ha detto...

Ringrazio moltissimo Padre Mattia per le precisazioni, molto interessanti e veramente esaurienti! E' vero anche quello che dice rispetto al mio "svarione" di accordatura susseguente. Penso proprio abbia ragione: è già abbastanza difficile così.
Saluti a tutti
Lorenzo