Questa è la bella sentenza di Sergio, vigile del fuoco in pensione, che mi ha sentito mentre studiavo sulla mia arpa a pedali, qualche giorno fa.
La cosa mi ha fatto riflettere.
Era un po' di tempo che non mi dedicavo allo studio di brani sull'arpa a pedali. Da mesi sto perfezionando un programma di musiche irlandesi sull'arpa a levette dove, grazie ad una morbida cordiera ottengo un suono ricco di armonici. (peccato solo che alcune leve stoppano le corde, ma questo dipende dalla ditta costruttrice che ha sottovalutato la cosa per anni…ma questo è un altro argomento).
Torniamo al suono dell'arpa.
Sono andata a spulciare un vecchio post che avevo scritto qualche anno fa e che potete rileggere nel post precedente: "Il suono di un'arpa".
Sono passati cinque anni da allora e ho qualche nuova idea da proporvi.
In questi anni ho suonato e approfondito molto l'arpa a levette e ho potuto suonare su diversi modelli e marche. Già al primo impatto, l'arpa celtica mi fece una grande sorpresa: rispetto alla sua nipote più moderna, l'arpa classica a pedali, lei è notevolmente più ricca di armonici.
La prima volta che ebbi la possibilità di provare un'arpa celtica di buona qualità, sentii le vibrazioni delle sue corde che mi entravano direttamente nel corpo mentre suonavo. Sensazione che non avevo mai sentito suonando le arpe a pedali.
Ecco finalmente svelato, mi dissi, il motivo per cui testi antichi riportavano a noi la peculiarità di questo strumento considerato da sempre particolare: la ricchezza di armoniche vibrazioni che lo strumento trasmette al suonatore e all'uditore.
Nel corso di questi anni ho avuto anche l'occasione di ascoltare le prime arpe a pedali a movimento semplice e, ancora in quelle si poteva sentire il legno vibrare.
Erano arpe leggere e la meccanica smorzava di poco il suono della struttura di legno.
Io stessa ebbi la fortuna di studiare i primi anni su una bellissima Erard e non posso dimenticare il suo suono che non trovai più in nessuna arpa moderna.
Torniamo al mio amico Sergio. Lui, che di musica non ne capisce se non come fruitore, e che mi aveva sentito studiare sull'arpa a levette un mese fa, ha colto subito l'abissale differenza tra le due arpe.
Forse, per lui dirmi che la mia arpa a pedali somiglia ad un pianoforte sarà stato un complimento, ma io ho avuto la conferma che c'è qualcosa che non va.
Se io voglio il suono di un pianoforte suono il pianoforte… non l'arpa!
In più, suonando su queste moderne arpe a pedali, devo fare una fatica incredibile, perché le cordiere sono quasi tutte durissime e tutto per ottenere con fatica ciò che sulla tastiera di un piano è naturale.
Perché le arpe a pedali moderne devono assomigliare ad un pianoforte?
Posso provare a fare delle ipotesi.
Si legge in molti trattati che con l'avvento della grande orchestra romantica, l'arpa, che era entrata già con Monteverdi a farne parte, aveva problemi poi a farsi sentire. Certo è che, per esempio, nelle partiture wagneriane si è dovuto sestuplicare la parte: sei arpe che suonano all'unisono la stessa parte perché allora non se ne parlava ancora di amplificatori.
Ecco allora che le ditte costruttrici del novecento s'inventarono la cassa a mandolino e cominciarono a far crescere a dismisura la struttura generale fino a farla diventare un monumento quasi intrasportabile!!!!! Le cordiere tese e durissime.
I poveri arpisti cominciarono ad avere problemi di tendiniti e mal di schiena e i compositori (a parte qualche rarissimi caso) hanno scritto parti dove l'arpa neanche con il turbo si sarebbe sentita.
Ma è poi vero che con tale struttura l'arpa si sente in orchestra come se fosse un pianoforte?
Non sempre. Dipende dalle arpe e dai modelli. Io non farò certo nomi né di marche né di modelli. Chi fa la professione e ha le orecchie buone saprà scegliere, ma il campo è assai ristretto e oggi, che molte delle arpe conosciute vengono pure fabbricate nei paesi del sol levante con legni molto più scadenti (senza che voi lo sappiate per certo, ma ci sono documenti che girano nel web che sono assai illuminanti) avrete di che cercare.
Queste ultime poi, hanno la stessa grande struttura delle sorelle europee ed americane, ma suonano assai meno e, managgia, pare che costino lo stesso prezzo.
Quindi che dire?
Occhio e orecchi ben tesi!
E in attesa che si ritorni a far suonare l'arpa come un'arpa (ridimensionandola e alleggerendola), date retta a me, per divertirvi, compratevi una bella arpa celtica.
3 commenti:
Cara Harpo.
Uh! Come ha ragione il tuo amico Sergio! Ha proprio fatto centro.
Come tu ben sai, io non amo molto né l'arpa a pedali né (tanto meno) il suo peculiare repertorio, ma questa faccenda del suono "pianistico" dell'arpa a pedali l'ho rimarcato anch'io.
Devo però fare una osservazione. Tu scrivi che a causa del notevole aumento di tensione delle corde "I poveri arpisti cominciarono ad avere problemi di tendiniti e mal di schiena...".
Per la verità sono proprio gli arpisti moderni che prediligono le corde tesissime. Anzi, più sono tese e meglio è. Forse perché così possono tirare come dei dannati (o delle dannate...) per poterne cavar fuori dei suoni udibili (sul bello poi se ne dovrebbe discutere a lungo).
Talvolta penso ad una punta di malcelato masochismo...
Tra l'altro, dalle scarsissime nozioni di fisica che ancora ricordo, mi pare che una corda più è tesa e meno è ampia la vibrazione. Non capisco e non capirò mai...
C'è da dire però non tutte le marche di arpe a pedali sono così. Se ricordi una volta a Milano provasti un'arpa a pedali che per te fu una vera rivelazione, in barba a quelli che invece le snobbano.
Sulle levette, invece, come tu ben sai, ho le idee ben chiare. Capisco che tu non possa parlare apertamente per "diplomazia" ma io invece, che diplomatico non sono, posso dire la mia senza problemi.
Le mie due meravigliose Camac (la "Stivell" e la "Melusine de concert") che tu suoni tutte le volte che vieni a trovarmi, non solo non hanno alcun problema di levette, ma hanno un suono talmente bello che non esito a collocare queste due arpe nell'attuale gotha mondiale dei modelli, accanto a poche altre.
So che la casa produttrice della tua sta facendo esperimenti (meglio tardi che mai, ma apprezziamo lo sforzo) con altri modelli di levette.
Speriamo naturalmente che abbiano successo, ma rimane il problema della produzione precedente, tra cui la tua...
Cambiare tipo di levette, purtroppo, è un'operazione estremamente rischiosa per lo strumento, quindi temo che dovrai tenerti il suono "stoppato".
Ma tanto siamo in pochi a lamentarcene, no? :-)
Beh, ogni tanto potrai sempre "farti un giro" sulle mie Camac!
Ho pochissima esperienza, ma in merito alle leve, devo dire che la mia Camac Bardic, nella sua assoluta modestia, non mi ha MAI creato problemi. Ho provato anche la Melusine (quanto mi piacerebbe acquistarla...), e ho trovato la stessa qualità e scorrevolezza. Sarei curioso però di poter toccare con mano la Ravenna 26 e la Ravenna 34, per le quali trovo sempre recensioni entusiastiche.
In questi mesi di studio ho provato ad ascoltare anche il repertorio per arpa a pedali. Mi piacciono in particolare le cose di Marcel Tournier: sarebbe un peccato "storpiarle" con arpe che suonino come pianoforti...
Ciao Zosimos,
ho anch'io una bardica 27 corde dove faccio anche lezione e la trovo ottima. In tutta la gamma delle arpe a levette Camac, dalla più economica alla professionale, le leve sono di ottima qualità. Il brevetto Camac è ancora oggi uno dei migliori.
La Melusine è un'ottima arpa. Ho accasione di suonarla quando vado a trovare Padre Mattia e mi piace molto. Ha un suono stupendo, molto ricco di armonici in tutti i registri.
Delle Ravenna ho avuto modo di provare la 26 corde. E' un'arpa un po' particolare. Il suono è ancora diverso, sia delle Salvi che delle Camac. Deve piacere.
Tournier non è un autore che mi fa impazzire. E' molto ricco di arpeggi veloci e svolazzi che non si confanno troppo alla mia indole, ma è uno degli autori per arpa che si studiano molto in coservatorio. Sicuramente, suonato su arpe morbide e brillanti fa il suo effetto...
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