venerdì 8 luglio 2011

Una chiacchierata di Padre Mattia




Con questo post inauguro una serie di articoli nella rubrica "Punti di vista" in cui lascerò "la penna" ad allievi e appassionati che abbiano voglia di raccontarci il loro personale approccio con lo strumento.

Diciamo che è utile e interessante intervistare insegnanti e concertisti, ma è altrettanto utile sentire i commenti di allievi e appassionati, perché ciò che crea interesse per la musica e per "il suonare" uno strumento è lo scambio continuo di esperienze e di punti di vista.

Quello che scrive oggi Padre Mattia è il suo pensiero legato ad una serie di commenti e post che si sono succeduti con argomento: impostazione e posizione delle mani.

Erano mesi che avrei voluto "intervistare" Padre Mattia, ma ora ha fatto tutto da solo.
Credo che il suo scritto sia utile a tutti.

Posso solo aggiungere alle sue parole che per un insegnante avere allievi interessati e curiosi è un piacere oltre che essere una opportunità di crescita continua. Devo dire che sono un’insegnante fortunata!




 Visto che sono stato tirato in ballo nel post precedente (addirittura con una citazione!), voglio condividere qualche mio pensiero sull'argomento.

Non è nemmeno pensabile poter imparare a suonare uno strumento musicale (qualsiasi) senza la guida di un insegnante. Con i vari "metodi" in circolazione ci si può arrabbattare, avere qualche scarnissima informazione, ma poi in genere si approda da un insegnante con già a carico un bel bagaglio di errori di impostazione difficili da eliminare.

Del resto, se si potesse diventare dei virtuosi solo con la guida di metodi cartacei (muniti di foto o no poco importa), il mondo sarebbe pieno di grandi musicisti. Sappiamo che così non è.

Nello studio di uno strumento non esistono le scorciatoie. Per una ragione semplice: occorre che ogni singolo movimento diventi automatico, direi persino indipendente dalla volontà del suonatore. E ogni singolo movimento automatico si deve fondere con tutti gli altri in un unico e fluido movimento. Per ottenere questo risultato occorrono ore ed ore ed ore ed ore... anni!

Inoltre, non si può pensare di avere la ricetta per una miracolosa "posizione standard" delle mani sullo strumento che funzioni in tutte le occasioni, semplicemente perché non esiste. Esiste una  "posizione di base" delle mani (in realtà ve ne sono diverse, non dimentichiamo che esistono varie "scuole" di insegnamento) che pian piano, con le suddette ore ed ore ed ore..., matura, si evolve e cambia.

E' allora che ci si rende conto che si sta imparando a suonare. Lo sto sperimentando io dopo tre anni e mezzo di arpa, ma l'ho sperimentato in gioventù in sei anni di chitarra e cinque di canto (e ho messo le mani su diversi altri strumenti, per carità, senza diventarne un virtuoso, infatti li ho imparati da solo).

Per capire ciò che voglio dire, vi propongo questa semplice prova sull'arpa: mettete le 4 dita della mano destra sulle corde DO-RE-MI-FA. Ora provate a metterne solo 3 su DO-MI-SOL. Poi ancora 4 su DO-MI-SOL-SI. Ed infine sempre 4 su DO-MI-SOL-DO. Fatto? Bene!

Vi sembra che le quattro posizioni siano uguali? Provate anche con la sinistra e guardate le differenze!

Considerate infine che ciascuno ha mani diverse e che quindi già questa "posizione di base" va adattata alle singole mani. Capite quindi che l'idea di impostare le mani esattamente come quelle delle foto viste sul metodo XY o di quell'arpista del filmato su YouTube è semplicemente improponibile.


Che fare? Vi dico quello che faccio io: suono.

E quando faccio lezione (raramente, mannaggia!) divido il tempo in parti (ma senza contare i minuti...): per un po' suono io lamentandomi, come sempre, dei passaggi che non funzionano (e che poi, invece, regolarmente vengono bene durante la lezione... capita anche questo); per un altro po' di tempo faccio suonare Harpo (ed è lì la vera lezione! Harpo non immagina neanche quante cose imparo mentre lei suona) e per un po' suoniamo insieme, e anche lì s'impara assai. Poi, quando torno a casa mi metto a suonare e provo e riprovo tutto ciò che ho imparato (e carpito!) di nuovo nella lezione.



Soprattutto, è molto importante certo ascoltarsi attraverso l'orecchio, ma soprattutto "sentirsi" proprio attraverso i sensi. Essere sempre coscienti di quanto si sta facendo. Suonare uno strumento richiede una concentrazione immensa, ci sono un numero infinito di cose da tenere sotto controllo.

Quando assistiamo alla rappresentazione di un balletto, noi siamo rapiti dall'espressività del corpo dei danzatori che ci "trasmettono" l'interpretazione dell'opera solo attraverso l'espressione corporea, il gesto. Ma a noi non verrebbe mai in mente di pensare che in fin dei conti stanno facendo ginnastica!

Aggiungo a quanto detto da Harpo circa gli arpisti ciechi del '600 e del '700 che moltissimi di loro (uno tra tutti Denis Hempson) suonavano ancora le antiche arpe con corde di metallo con le unghie allungate alla bisogna. Questa tecnica implica una scarsissima sensazione tattile con lo strumento, oltre ad una tecnica di smorzamento del suono che oggi noi ci sognamo; il che significa che si affidavano totalmente ed esclusivamente alle proprie sensazioni (in termine tecnico propriocettive). Esattamente come fanno i cantanti che non possono guardarsi in gola per vedere quanto sono contratte le proprie corde vocali... Non solo, ma quasi tutti questi arpisti insegnavano la loro arte a degli allievi di cui non vedevano la posizione della mani o il movimento delle dita. Bastava il suono a fargli capire se stavano suonando correttamente o no. Foto e filmati allora non esistevano, e a loro non servivano.


Last but not least: nello studio (in generale) ci vogliono molta umiltà e condiscendenza nei confronti del nostro insegnante (sarà anche pagato, ma pensate che pizza logorarsi le orecchie con i nostri inascoltabili sberci sperimentali sulle corde...), tanta pazienza (dalle mie parti si dice "nessuno nasce imparato"), e un po' di fatalismo (quello che non è venuto bene oggi verrà meglio domani...forse).

Altrimenti lo studio di uno strumento anziché essere fonte di soddisfazione e di diletto diventa una fonte inesauribile di ansia e di frustrazione, oltre che una notevole perdita di tempo e di denaro!

Padre Mattia 

Per "PAR CONDICIO".....


 

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