sabato 11 giugno 2011

Note ribattute


Riflessioni tecniche su:
Note ribattute con le stesse dita o con dita diverse
Note ribattute

Nella musica popolare sia moderna che antica (ma anche nella musica rinascimentale e barocca) le melodie hanno molti passaggi che ribattono più volte la stessa nota. E i passaggi ribattuti sono tantissimi soprattutto se le musiche sono state pensate originariamente per cornamusa, concertina o violino.

Per gli arpisti con una preparazione classica questo è spiazzante. Ma dirò di più, sull'arpa in generale (qualunque tipo di arpa) suonare più volte la stessa corda in velocità è assai scomodo, se poi lo si deve fare su una cordiera "dura" dell'arpa a pedali diventa veramente faticoso e il risultato non è certo bello.

Altro è naturalmente suonare con la tecnica delle unghie su arpe con corde di metallo. Tale tecnica è più vicina a quella della chitarra che non dell'arpa e risulta più veloce e agile.

Solo gli archi possono volare con il loro crine sulle stesse note senza faticare….

 Nel metodo Woods troviamo nei primi esercizi (lezioni 1 e 2) la pratica di risuonare la stessa corda con ogni dito. In questa prima parte il lavoro richiesto ha lo scopo di imparare bene il movimento delle dita e fissare bene la posizione corretta della mano.

Più avanti la scelta di ribattere la nota con lo stesso dito è utilizzata con lo scopo di spostare la mano il meno possibile o di trovarla già pronta per la posizione successiva.

Vedi per esempio il Minuetto di J.S. Bach di pag 47, dove si ribatte il Do con il 4° dito, evitando così si cambiare assetto alla mano in previsione di riprendere la stessa posizione e la stessa nota ancora con il 4° dito.

Se si utilizzasse il 2°, la mano si sposterebbe in basso e si chiuderebbe con la conseguenza di doversi poi riaprire sull'arpeggio successivo con evidente perdita di tempo.

Chi suona già da qualche anno si sarà accorto che, a parte il secondo dito, tutte le altre dita suonate da sole risultano scomode e poco sicure. Se invece si fa un lavoro di potenziamento sin dall'inizio si ottiene uno sviluppo omogeneo di tutte le dita che si rinforzano notevolmente sia con l'appoggio delle sorelle vicine, sia singolarmente.

Nel metodo Harbison invece viene insegnata una tecnica opposta: suonare la stessa nota ribattuta con dita diverse. Questo lavoro è efficace in preparazione dei famosi abbellimenti irlandesi come i trebles o rolls o per ottenere una maggiore velocità sui ribattuti. Sicuramente risulta più difficile per chi non ha ancora raggiunto una certa stabilità e sicurezza della posizione della mano.

C'è poi da ricordare che il metodo Harbison non è fatto per essere utilizzato in senso classico, cioè come eserciziario dopo una lezione singola di un'ora una volta ogni tanto. I libri sono stati stampati solo per avere una traccia scritta di rinforzo alle lezioni di gruppo ed individuali che vengono svolte "ad imitazione" e "ad orecchio" arricchito dal lavoro di gruppo che gli allievi fanno tra loro provando e riprovando lo stesso brano (non bastano certo 10 minuti...).

In questo modo è più difficile prendere cattive posizioni e lo sviluppo della tecnica avviene automaticamente per abitudine e consuetudine.

Per chi utilizza i metodi della Harbison senza questa assiduità di lezioni consiglio di alternarlo con altri, come il metodo Woods, e, perché no, con qualche esercizio rubato al più "accademico" Grossi.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Mia figlia suona arpa da qualche anno. Noto che i ribattuti che fa non sono puliti ma introducono una sgradevole breve pausa fra una nota ribattuta e l'altra. Questo dipende dal fatto che l'attacco della corda non avviene in modo 'diretto' ma in due rapide fasi: preparazione del dito sulla corda e spinta della corda. La fase di preparazione anche se e' molto rapida arresta pero' la vibrazione ed introduce la sgradevole (almeno a me), pausa. Ne ho gia' parlato con la sua insegnante la quale mi ha fatto capire che sono fisime mie.... :) Il problema non e' conosciuto?

Sulla chitarra (che ho studiato in gioventu') il mio insegnante mi aveva reso sensibile alla cosa dicendomi "non fermare le corde!!!".
Cordiali saluti, Gianmaria

harpo ha detto...

Gentile Gianmaria,
così come spiega faccio un po’ fatica a capire cosa significa “breve pausa”. Le due fasi di cui parla per arrivare con sicurezza sulla corda e farla vibrare possono essere fatte in modi molto diversi a seconda della velocità dei ribattuti e della dinamica richiesta, per non parlare poi del passaggio che viene prima e dopo questi ribattuti. Sarebbe utile mi facesse un esempio nominando dei passaggi di brani o studi precisi per poter capire meglio.
In ogni caso anche se sua figlia suona da qualche anno, a mano a mano che diventerà più matura imparerà a calibrare bene questi passaggi e si accorgerà come sistemarli. Certo che se arriva troppo presto si sente una nota puntata, ma se arriva troppo tardi perde il tempo. Se il passaggio è lento può aspettare il giusto per non interrompere troppo presto la vibrazione, ma dovrà attaccare la corda con decisione quando vuole risuonarla, perché altrimenti si sentirà un frizzio fastidioso. Il modo di suonare l’arpa classica e la chitarra sono completamente diversi sia per la posizione della mano sia per la diversa tensione delle due cordiere.
Qualche anno fa avevo scritto un articoletto sulla differenza tra liuto e arpa e, anche se la chitarra non è un liuto l’attacco della mano destra nel pizzicare le corde è assai simile. Può ascoltare un brano suonato dal liuto e poi da un’arpa e sentirà come suono diversi.

Liuto e arpa a confronto!
http://blogarpa-harpo.blogspot.com/2014/08/liuto-e-arpa-confronto.html


Cordiali saluti a lei e buono studio per sua figlia!
Rosangela