Hans Joachim Zingel (1904 -1978), tedesco, arpista e musicolgo, insegnò alla Musikhochschule a Colonia dal 1947.
Studiò con Max Saal che a sua volta fu allievo di Louis Grimm 1 ) (1821-1882) e di Franz Poenitz (1850-1913). Arpisti questi della cosiddetta scuola dell’arpa di Berlino.
Oltre poi ad avere studiato altri metodi del passato (vedi elenco qui sotto) tenne in particolare cura la pedagogia del metodo Salzedo e del Metodo Reniè. Inoltre propone agli allievi di utilizzare anche esercizi e studi di altri maestri come August Tombo, Pay’r Joseph Vita e Victor Coer.
Melanie Bauer-Ziech
Il metodo, composto da quattro volumi, è scritto sia per i principianti che per arpisti già esperti come pure per gli amatori dell’arpa. Nei libri si trovano principi di base, esercizi e studi, la storia dell’arpa e delle sua letteratura e alcuni passi principali della letteratura arpistica in orchestra.
Ogni libro può essere studiato da solo o far parte di uno studio approfondito e Zingel tiene a specificare che l’insegnate può adattarlo e aggiungere ad esso studi ed esercizi secondo la sua esperienze e secondo l’esigenza di ciascun allievo.
Ritiene che l'insegnate e l'allievo debbano sviluppare tra loro un buon contatto invece che un rapporto in cui l’insegnate impone il proprio sapere all'allievo. Dice: “essere un amico piuttosto che un despota”.
Questo in accordo con ciò che dice anche Albert Zabel (1935 1910) che preferisce dare agli allievi il massimo delle conoscenze compatibili con le attitudini di pratica e mentali personali piuttosto che costringere l’allievo in rigidi schemi.
Sconsiglia lo studio dell’arpa a persone troppo piccole ed esili considerando che lo strumento e molto grande e pesante e sconsiglia di iniziarne lo studio da piccoli.
Sostiene che la cosa migliore sia di cominciare a suonare l’arpa dopo aver studiato alcuni anni il pianoforte, il solfeggio e la storia delle musica sostenendo che a quel punto potrebbero essere sufficienti circa 5 anni per apprendere l’arpa.
In ogni caso il metodo è scritto partendo dal presupposto che l’allievo conosca già molto bene la lettura musicale e il solfeggio.
L’autore sviluppa in sette punti le capacità da affinare di un arpista.
1) Buon orecchio, migliore di quello di un pianista visto che l'arpista deve saper accordare il proprio strumento. Capacità di riconoscere gli intervalli nei differenti registrai con il temperamento equabile.
2) Senso della bellezza del suono.
3) Saper leggere nelle due chiavi.
4) Buona lettura degli accordi, delle linee melodiche e di figure complicate aggiungendo un certa abilità di improvvisare e di adattare all'arpa parti ritenute "insuonabili".
Sconsiglia lo studio dell’arpa a persone troppo piccole ed esili considerando che lo strumento e molto grande e pesante e sconsiglia di iniziarne lo studio da piccoli.
Sostiene che la cosa migliore sia di cominciare a suonare l’arpa dopo aver studiato alcuni anni il pianoforte, il solfeggio e la storia delle musica sostenendo che a quel punto potrebbero essere sufficienti circa 5 anni per apprendere l’arpa.
In ogni caso il metodo è scritto partendo dal presupposto che l’allievo conosca già molto bene la lettura musicale e il solfeggio.
L’autore sviluppa in sette punti le capacità da affinare di un arpista.
1) Buon orecchio, migliore di quello di un pianista visto che l'arpista deve saper accordare il proprio strumento. Capacità di riconoscere gli intervalli nei differenti registrai con il temperamento equabile.
2) Senso della bellezza del suono.
3) Saper leggere nelle due chiavi.
4) Buona lettura degli accordi, delle linee melodiche e di figure complicate aggiungendo un certa abilità di improvvisare e di adattare all'arpa parti ritenute "insuonabili".
5) Essere consapevole che la natura dell’arpa è più uno strumento d'accompagnamento che solista. L’arpista deve saper ricoprire un ruolo subordinato per adattarsi a chi sta suonando con lui. Quando suona in orchestra deve essere in grado di seguire il direttore, saper contare le battute d'aspetto ed essere abile ad entrare nel giusto tempo. L’attenzione è il primo requisito.
6) Anche se l’arpista non ha gradi opportunità di ricoprire un ruolo da solista, nelle parti orchestrali spesso ha devi veri è propri soli. L’arpista raramente suona nei momenti dei tutti e spesso non ha un collega. Quindi deve imparare a gestirsi da solo. (Nota personale: sembrano due concetti contrapposti, ma in realtà succede proprio così nelle parti d’orchestra)
7) Avere molta affidabilità in materia di ritmo, armonia e modulazioni.
Sempre nelle proposte generali, Zingel ci spiega la sua scelta di utilizzare nei primi esercizi d’impostazione la disposizione a quattro dita nell'arpeggio di 7° che chiama Posizione di media tensione. Posizione che si contrae in quella della scale (Posizione stretta) o si allarga nella posizione dell'arpeggio con l’ottava (Posizione larga).
I volumi sono così organizzati
I volume: scopi e piano del metodo; requisiti per suonare l’arpa, modelli di arpe, tavola dei segni di abbreviazione arpistici.
Parte teorica: postura, qualità del suono, smorzato, tocco, diteggiatura, pedali, corde, accordatura, metodo di studio.
Parte pratica: impostazione ed esercizi di base sugli arpeggi. Sulle scale, sugli armonici, sui glissè, uso del polso, suoni smorzati, suoni particolari, sugli abbellimenti.
Supplemento di 30 esercizi giornalieri.
II volume: Pezzi e studi con note bibliografiche
III volume: Introduzione al suonare in orchestra con numerosi esempi e tavole
IV volume: Lo sviluppo del suonare l’arpa dall'inizio ai nostri giorni sviluppato in 8 capitoli con numerosi esempi musicai e raffigurazioni.
P. J. Meyer, Méthode, Paris c. 1770
J. G: Wernich, Versuch einer richtingen Lehrart, Berlin 1772
Cardon, L’art de Jouer la harpe, Paris 1784
F. W. Herbst, Ueber die Harfe, Berlin 1792
J. W. Pollet, Méethod, Offenbach
J. G. H. Backofen, Ainleitung zum Harfenspiel, Leipzig, 1800
F. de Genglis, Nouvelle Méhode, Paris, 1802
A.G. Heyese, Anweisung, Leipzeig, 1803
F. J. Naderman
(1773-1835) Méthode Raisonnée, Paris
N. C. Bocsha, Nouvelle Méthode, Paris 183?
C. Oberthur, Course of Instruction, London, 1852 (german edition, Sschott’s Sohne Mainz)
A. Zamara, Methode, Leipzig, 1900
A. Zabel, Grosse Methode, Leipzig, 1900
R. Martenot, Meéthode, Paris, 1901
M. Bauer-Ziech, Harfenschule, Leipzig, 1912
C. Salzedo, L’Etude moderne, Paris 1918 (Medren Study, NewYork, 1921)
C. Salzedo &
L. Lawrence, Method, NewYork, 1928
N. Parfenow, The tecnique of harp-playng (in Russina) Moscow 1928;
Re-issue by Mtschedelow, Moscow 1960
H. Reniè, Méthode compléte, Paris, 1946
M. V. Grossi, Metodo, Milan, 1946
1)
Il
capostipite Louis
Grimm, della
scuola berlinese aveva studiato con Parish Alvars. Egli
era l’arpista principale delle Reale Cappella di Berlino dal 1844 e
insegnò tra gli altri a Rosalie Sphor e Whilelm Posse.
2
) Dresden-born
Melanie
Bauer-Ziech
was a prominent harpist of her time. She was the first regular female
member of the Dresden Hofkapelle and active both at the opera and on
the concert stage. She published a tutor, Harfenschule , published in
Leipzig and Vienna, 1912 - See more at:
http://www.lubranomusic.com/pages/books/23733/melanie-bauer-ziech/rare-cabinet-card-photograph-of-the-promient-harpist-signed-in-full#sthash.GAkmN3qw.dpuf
Seguirà sezione teorica
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