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giovedì 18 luglio 2013

Racconto dal 30° Festival dell’Arpa Celtica a DINAN




Report di Lorenzo Sentimenti

Trovandomi in Bretagne nel mese di Luglio, unendo vacanze e ricerca di contatti per il mio lavoro, ho soggiornato qualche giorno col mio camper “vintage” nella città di Dinan.
Non avevo fatto caso alle date, ma ero lì esattamente nei giorni del Festival dell’Arpa Celtica, che quest’anno festeggia la sua 30° edizione. Dinan è una bella cittdina di circa 11.500 abitanti (in Bretagne la densità degli abitanti è molto diversa rispetto all’Italia, palazzine e condomini qui non esistono, per cui se 11.500 abitanti da noi corrispondono a poco  più di un paese, qui abbiamo una vera e propria città con ospedale, pompieri e tutto il resto).
E’ una città medievale, con un centro storico molto caratterizzato e un porto fluviale sulla Rance: dista circa 40 chilometri dall’Oceano della Côte d’Emeraud.
Il festival quest’anno si è svolto dal 10 al 14 Luglio, prevedendo una serie di iniziative diverse: oltre a una quantità di concerti, in orari e luoghi diversi, era previsto un atelier di arpa celtica per bambini, un atelier di liuteria, che consentiva ai partecipanti di costruire un’arpa in sei giorni (o almeno di provarci), un atelier di danze tradizionali bretoni e, ovviamente, uno stage di arpa celtica diviso per livelli di competenza.


la ghironda



Naturalmente, come spesso accade in questi casi, il clima che si respirava in città era totalmente “arpico” - pure se unito a una quantità di mostre ed esposizioni artistiche che caratterizzano il territorio – quindi ci si poteva imbattere in arpisti non ufficiali che suonavano a ogni angolo di strada.

Suonatrice di strada


I concerti erano previsti alle 14,30 presso una scuola media (ospitata in un bellissimo edificio caratteristico in sasso), alle 17,30 a Le Cordeliers, uno spazio pubblico molto bello collocato in un chiostro, che ospitava anche molte esposizioni di quadri, e si concludevano con il “Gran Concerto” serale, al Teatro dei Giacobini, sede principale della manifestazione.



L'ingresso del Teatro dei Giacobini


Il gran concerto serale prevedeva l’esibizione di diversi artisti che si alternavano in palcoscenico.
Devo dire che, essendo i concerti a pagamento, non li ho visti tutti: dovevo razionalizzare le mie risorse per permettermi questo mese di permanenza.
I nomi presenti erano tanti, legati alla scena internazionale dell’arpa celtica: la maggior parte di essi mi era sconosciuta, ma il livello tecnico e artistico molto alto, perlomeno per quello che ne capisco io. L’arpa era declinata in diverse proposte, che andavano dai brani tradizionali, irlandesi, scozzesi e bretoni, alle sperimentazioni elettriche di Lena Woods, passando per le contaminazioni etniche del nostro Vincenzo Zitello che ha ben rappresentato il nostro paese.
Devo dire che oltre a lui erano presenti altri arpisti italiani che conosco poco (dovrò approfondire): Enrico Euron ed Enzo Vacca, che ha dedicato il suo lavoro a rielaborare con l’arpa il repertorio tradizionale della sua regione: il Piemonte. Entrambi hanno suonato in coppia rispettivamente con Anne-Gaelle Cuif e Françoise LeVisage.
Nutro dubbi sulla nazionalità di Andréa Seki.


Quello che mi ha fatto sentire come un bambino nel paese dei balocchi era il salone allestito presso il foyer del teatro, dove diversi produttori presentavano i loro strumenti: occhi che luccicano…
Resoconto tecnico: la nostrana Salvi non presenta niente di nuovo: puntava molto sulla promozione dei suoi modelli d’ingesso “Titan” e “Mia” proposti in nuovi colori e in due versioni di corde, nylon e budello: ho scoperto che il budello produce un suono molto più caldo e in qualche modo pieno (anche se le mie “antiche” esperienze di tennista mi fanno pensare che tenere accordata un’arpa con il budello aggiunga difficoltà alla già non semplice impresa).

Grandi novità in casa Camac: un nuovo modello, “Isolde”, molto bello, caratterizzato da modiglione con linea “spezzata”, che si rifà agli antichi disegni bretoni. Ricordo di aver visto una vecchia foto di Alan Stivell bambino, che suonava la sua prima arpa costruita da suo padre, e che aveva appunto quella caratteristica forma di modiglione. Isolde è inoltre fornita di due tipi di cordiera: con tensione da arpa classica, quindi più tesa, e con tensione da celtica.
Gran bel suono, anche sui bassi, e prezzo, direi, interessante per una celtica professionale: 2500 euro.
Camac presentava inoltre una versione del modello “Telenn” in legno d’acacia che la rende leggerissima, con sonorità molto calde e tensione delle corde bassissima. In pratica tutta un’altra arpa.
Poi molti produttori artigianali, con arpe di liuteria: fra di essi è impossibile non citare il bellissimo lavoro di Franck Sievert che conoscevo solo da internet.
Di inconfondibili origini vichinghe, probabilmente con un po’ di sangue di elfo della foresta nera, è una persona molto cordiale che parla un ottimo francese (per fortuna).
Guardando e toccando i suoi prodotti non si può fare a meno di notare la differenza rispetto alla produzione industriale: la cura dei particolari, anche minimi è evidentemente maggiore.
Ma sembra anche la stagionatura e lo spessore dei legni utilizzati.
E in effetti devo dire che il suono che scaturisce dalle sue “Silmaril” è veramente molto bello per calore, timbro, profondità dei bassi e brillantezza “morbida” delle note alte.
Ho potuto strimpellare un’indegna “Brian Boru’s March” (unico brano che un po’ mi ricordavo dai miei esordi di arpista) e direi che anche la cordiera è molto comoda…
Sievert monta come standard meccaniche Camac, ma a richiesta, con un sovrapprezzo, può montare meccaniche di suo brevetto. Mi ha inoltre detto che sta mettendo a punto un nuovo sistema di semitoni, molto efficace e preciso, che sarà pronto per il prossimo anno.
I prezzi si allineano a quelli delle altre arpe: una “Silmaril”, che è il suo top di gamma costa attorno ai 3500 euro, e viene costruita su ordinazione in 6-8 mesi. Il committente può scegliere tutta una serie di varianti, a partire dal tipo di legno.



Lorenzo che suona l'arpa Silmaril


E’ molto interessante anche il fatto che con un sovrapprezzo di 195,00 euro inserisca nell’arpa un sistema di amplificazione della stessa, che può risultare molto utile nei concerti all’aperto o assieme ad altri strumenti.
Una cosa molto bella è che nel salone era presentata anche la “Kora” uno strumento africano, da vedere simile un po’ a un sitar e un po’ a un liuto, che emette un suono dolcissimo, forse un po’ malinconico, a metà fra l’arpa e la chitarra acustica. Abbiamo sentito una bellissima presentazione musicale di questo strumento nella meravigliosa chiesa gotica della città dedicata a Saint Malo.




 Se avete intenzione di passare una vacanza in Francia attorno alla metà di Luglio, una tappa a Dinan e al suo Festival dell’Arpa Celtica è d’obbligo. 

1 commento:

  1. Ciao Lorenzo...
    in effetti Andrea Seki è italiano ma vive in Bretagna da anni ed è stato l'arpista che ha riscosso piu successo a Dinan...il suo nuovo album Son Atlantel é stato logiato ampiamente dalla critica e ha avuto un grosso riscontro di pubblico sia in Bretagna che in Italia. Puoi vedere sul suo sito il suo percorso
    (http://www.elfic-circle.com/index.php?lang=ita&pag=biografia)
    Tra l'altro organizzerà uno stage d'arpa celtica ad Assisi...qui trovi il link facebook cosi magari se puoi diffondere la voce (https://www.facebook.com/events/606998482654170/)

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