Il libro è appena uscito: maggio 2011
E' una guida che porta a livello di consapevolezza le fasi dello studio trattandone tutti gli aspetti coinvolti in modo organico ed è dedicato a docenti di conservatorio, studenti e professionisti.
Troppo spesso i docenti, anche di conservatorio, non hanno ricevuto un'istruzione analitica e approfondita del "docere" e molti hanno improvvisato un insegnamento superficiale e frammentario.
Frasi del tipo "studia ancora il passo, che non ti viene!" o "me lo fai sentire la prossima volta…" sono stata ricorrenti nel mio percorso di studi.
Per non parlare dei saggi e concorsi spesso affrontati senza un adeguato supporto tecnico e psicologico.
Il libro è dedicato all'arpa, ma molti consigli sono utili a chiunque si accinga a studiare ed insegnare uno strumento musicale.
L'autrice prima di iniziare il percorso di analisi degli aspetti tecnici e musicali vuole che ci poniamo la domanda: "per quale motivo ci siamo dedicati alla musica e suoniamo?"
Dice: "Essere coscienti del perché si suona o si studia uno strumento musicale non è solo importante in sé e per sé. Rispondere a tale quesito preliminare, oltre a far chiarezza su ciò che si sta facendo, sul per chi lo si fa e a quale scopo, ha anche delle ricadute pratiche: aiuta infatti a scegliere il percorso di studio più vantaggioso per sé: a decidere quanto tempo investire nella preparazione e quale metodo di studio personale da adottare."
Questa domanda è utile soprattutto oggi che molti degli aspetti tradizionali del costume musicale sono cambiati sia nei confronti della musica fruita che di quella appresa e insegnata.
Come dice Fiorella, le circostanze e il "mercato" richiedono esigenze e obbiettivi diversi rispetto a 40 anni fa. Pur prendendo atto di questi cambiamenti ci sono però dei principi e degli aspetti tecnici dei quali non si può comunque derogare. Avere la percezione precisa di questi aspetti oggettivi del suonare aiuta ad operare scelte sincere ed efficaci, sia per gli studenti, i docenti e le famiglie.
La guida di Fiorella Bonetti è sicuramente un buonissimo strumento di partenza per riflettere. Ha colmato un vuoto che ho sentito anch'io quando ero studente del Conservatorio. Molte delle idee che esprime mi hanno invece confermato sulla bontà di scelte personali che mi avevano portato alle medesime conclusioni.
Il lavoro di Fiorella è il frutto di 20 anni lavoro come professionista e insegnante quindi è corroborato dall'esperienza diretta.
I capitoli del libro sono dieci, (per combinazione quasi come fossero "dieci comandamenti), e in meno di 80 pagine, in modo preciso e conciso tratta gli aspetti più importanti.
Viene analizzata a grandi linee la capacità di apprendimento e cos'è lo studio.
La capacità personale è una componente che molte scuole di pensiero moderno danno per scontata se dipende dalla volontà. Ci hanno detto per anni che "Tutti possono imparare tutto se lo vogliono".
Nella guida il dubbio viene posto. L'esperienza di anni d'insegnamento fanno dire a Fiorella che: "Ognuno di noi impara con ritmi e modalità differenti, che possono dipendere dalle capacità individuali, dalle competenze culturali, dall'età, dall'ambiente, etc.".
Sapendo che molte sono le capacitò in gioco (musicali, cinetiche, emotive, cognitive, creative) che concorrono tutte alla possibilità di raggiungere il fine di una buona esecuzione in pubblico, non tutti possono avere le caratteristiche per farlo. Può succedere che una persona motivata da una forte passione per la musica e l'arpa non possieda capacità musicali o ritmiche o che, dopo una buonissima preparazione, non riesca a superare l'emozione di fronte al pubblico.
A questo punto, se trova un insegnante consapevole e preparato potrà capire le sue possibilità reali già nei primi anni di studi e potrà essere aiutata a superare i propri limiti, se ne ha le potenzialità, oppure imparare a prenderne atto e non soffrirne. Lo studio consapevole fin lì intrapreso costituirà così un bagaglio importante e positivo per la vita e non un fardello di frustrazioni pesanti da digerire, magari indirizzando il sapere fin lì acquisito in sbocchi personali vincenti anche se non previsti.
Ci sono i capitoli dedicati all'analisi delle prime fasi di studio con la descrizione dei vari parametri da considerare proseguendo con consigli pratici per la fase dell'approfondimento di ogni aspetto tecnico e musicale e del loro perfezionamento.
Altri capitoli prendono in considerazioni gli aspetti del suonare professionale: imparare a scegliere il repertorio personale più adatto; imparare a suonare in gruppo; la preparazione di concorsi e il suonare in orchestra o come solista.
Dalla guida traspare un principio di fondamentale: nulla si improvvisa, e affidare al caso molti o tutti gli aspetti del suonare uno strumento è alquanto pericoloso per tutti!
Anche i "super dotati" potrebbero farne le spese, e figuriamoci le persone normali…..
A convalida dei consigli e suggerimenti l'autrice richiama diverse fonti tra le quali metodi per arpa di diverse epoche e il metodo per tastiera di C. F. E. Bach. La guida è corredata di alcuni esempi musicali, non vi sono invece fotografie o disegni circa la posizione delle mani ne la postura allo strumento. Credo sia stata una scelta voluta, visto che non è un metodo ma una guida di massima sullo studio. Infatti, i vari metodi citati, pur contenendo visioni diverse sulla postura e la posizione delle mani, vengono citati la dove parlano dello studio in senso generale.
Direi che è una guida che vale la pena di essere meditata. La consiglio anche alle famiglie che intendono far studiare musica ai propri figli e non hanno nessuno tipo di conoscenza musicale: possono imparare molto su come dovrebbe essere l'offerta didattica dei conservatori e delle scuole di musica e cominceranno a capire che suonare per professione richiede un grande impegno, ne più ne meno di quello che avviene per le altre professioni!!!.
Buona lettura
Harpo
La recensione di questo interessante libro mi fa riflettere soprattutto sugli aspetti del fare musica che coinvolgono la "psiche" intesa in senso lato. Da quando suono l'arpa in modo abbastanza regolare (almeno una volta al giorno mi ripasso il repertorio, ho poco tempo per fare esercizi tecnici...) mi sono reso conto di quanto il cervello, indispensabile a suo modo, possa talora essere d'intralcio... anche pezzi semplci che conosco a menadito e che riesco a suonare "senza pensare" basandomi sulla meravigliosa memoria muscolare del corpo umano, mi fanno cadere in errore nel momento in cui comincio a pensare a quello che sto facendo. Se provo a conferire al brano un'interpretazione più "meditata" e consapevole, ecco che passaggi facilissimi mi fanno cadere in errore.
RispondiEliminaNon oso pensare che cosa combinerei a un concorso...
Caro Zosimos,
RispondiEliminacredo che ciò succeda perchè hai sviluppato molto bene una delle capacità (memoria muscolare) mentre nello studio non hai cercato di far sviluppare le altre. Ora che conosci bene quei brani potresti ristudiarli cercando la consapevolezza della struttura musicale.
In che tonalità è il brano?
La melodia com'è composta? Dove ci sono salti? dove si conduce per note vicine? l'armonia che accordi usa?
Quali parti vengono ripetute?...
E l'andamento metrico a che forma appartiente?
Una forma libera, un'aria, una danza?
Il ritmo ricorrente qual'e?
E via dicendo.
Credo che proseguendo lo studio in questo modo tu possa acquistare maggiore consapevolezza del brano stesso e ti possa anche divertire di più. Fino ad arrivare a creare poi tu delle micro variazioni e fare il brano più tuo.
Provare per credere!
Mi è piaciuto molto l'articolo ed anche la vostra "domanda e risposta", dal quale senz'altro trarrò spunto visto che mi trovo un po' nella stessa situazione di Zosimos. Un caro saluto, Fabio
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