Pagine

domenica 20 marzo 2011

Intervista a Barbara Da Parè





Il prossimo concerto della stagione dell'arpa al Teatrino "La scala della vita" di Milano vedrà protagonista l'arpista Barbara Da Parè con un programma in trio con flauto e violoncello.
Il titolo del concerto Amarcord indica con evidenza che il programma è dedicato alla musica da film.
Del programma ci parlerà lei e intanto iniziamo a conoscerla meglio.
Nata a Brescia, Barbara Da Parè, ha conseguita la maturità classica si è diplomata in arpa nel 1991 presso il conservatorio “L. Marenzio” di Brescia dove ha studiato prima con Nazarena Recchia poi con Anna Loro con la quale ha successivamente frequentato il corso triennale d’alto perfezionamento presso l’accademia “P. Chimeri” di Lonato.
Si è inoltre perfezionata con Judith Liber, Ursula Holliger, Cathrine Michel, David Watkins, Elizabeth Fontan Binoche, Jana Bouskova, Park Stickney e in musica da camera con Gerardo Chimini e Janos Balint.


L’amore per la musica da camera l’ha portata ad intraprendere numerose collaborazioni in duo (clarinetto e arpa, corno e arpa, flauto e arpa, oboe e arpa, violino e arpa, voce e arpa, due arpe classiche e due arpe celtiche) ed in trio (due flauti e arpa, flauto violoncello e arpa, flauto contrabbasso e arpa).
Ho "rubato" le notizie qui sopra dal sito di Barbara. Dal suo curriculum si nota che oltre ad avere studiato con tanti arpisti di fama internazionale e aver ha suonato sia in orchestra come solista e orchestrale, ha fatto concerti che con diverse formazioni cameristiche.
"L'amore per la musica da camera" come dice lei, e una parte importante della sua professione.
Ma prima la domanda di rito che Blogarpa pone a tutti gli intervistati:
"Cosa ti ha spinto a suonare l'arpa?
Avevo dieci anni, ho visto in televisione un’arpista che suonava con un lunghissimo abito bianco, era un suono meraviglioso ma la cosa che mi colpì fu soprattutto il fatto che lei abbracciava lo strumento, abbracciava la musica, erano una cosa sola.
Quando e perché hai deciso di suonare l'arpa?
Studiavo pianoforte con un’insegnante tedesca mia vicina di casa, la ricordo con molto affetto. Credeva in me e nelle mie capacità ed insistette con i miei genitori affinché tentassi l’ammissione in conservatorio con questo strumento ma mi avvertii che sarebbe stato difficile entrare, le domande erano parecchie ed i posti disponibili pochi, oltretutto il mio livello non era elevato. Mi consigliò di fare domanda anche per un altro strumento meno “gettonato”. Non sapevo proprio cosa scegliere ed il “caso” volle che proprio la sera prima di recarmi in conservatorio per presentare la domanda per l’esame di ammissione vidi la trasmissione televisiva. Sentii che amavo già l’arpa e che avrei studiato questo strumento magico e affascinante. Non c’era un perché ben definito allora ma sentivo che sarebbe stata la mia strada.
Quali sono le esperienze fatte durante gli studi e nella professione che ti hanno formato di più?
Direi che sono stata fortunata, ho avuto insegnanti molto bravi e preparati. Il primo brano che ho studiato per il corso di musica da camera fu il trio di Berlioz per due flauti e arpa, fu una folgorazione! Capii che la mia natura era camerista e da allora ho sempre privilegiato suonare con il flauto.
Adoro suonare in orchestra ma purtroppo le occasioni sono scarse.

Delle formazioni da camera con cui hai suonato quali ti hanno dato maggiori soddisfazioni.
Ho suonato in duo per dieci anni con il flautista Antonio Lamotta al quale ero legata da una profonda amicizia. Antonio era la mia metà artistica. Ci ha lasciato sei anni fa.
Ricordo con molta soddisfazione l’ensemble “CamerOperEnsemble”, gruppo formato da cinque archi, cinque fiati e arpa con il quale abbiamo eseguito molti concerti anche negli Stati Uniti; “Il Concerto delle Dame”, ensemble vocale femminile attivo in tutta Italia, Francia e Germania; il trio per due flauti e arpa con Antonio Lamotta e Mauro Conti.
Attualmente ho molti progetti: “Mulieres Aulosque”, ensemble di cinque flauti e arpa tutto al femminile caratterizzato dalla presenza dell’intera famiglia dei flauti (ottavino, flauto in do, flauto in sol, flauto basso) con il quale propongo brani classici (Bach, Bazzini, Donizetti, Doppler, Mozart, Tchaikovsky, Verdi, Vivaldi) rivisitati per questo organico con l’aggiunta di percussioni ed inserti jazzistici. E’ uscito il nostro primo cd “Vivaldi-Citterio” ed è già in preparazione il secondo.
Suono in duo con la flautista Federica Ziliani con la quale ho eseguito più volte anche il concerto di Mozart, con il tenore Marco Ferrari, con l’arpista Mariateresa Rocco (“Mizar Harp Duo”, duo di arpe celtiche con programma irlandese) e in molte altre formazioni.
Ho da poco costituito il duo “Ond@ d’Arpa” con l’arpista Michela La Fauci, vogliamo esplorare le possibilità timbriche dell’arpa senza limitarci al solo repertorio originale.
L’anno prossimo inizierò le prove con un nuovo trio, flauto viola e arpa, con Federica Ziliani e Daniela Sangalli.

Il programma che proponi al Teatrino prevede trascrizioni e arrangiamenti di musica da film. Le trascrizioni e gli arrangiamenti sono tuoi?
Le trascrizioni e gli arrangiamenti sono miei e della flautista Erika Giovanelli. L’idea ci è venuta a Belgrado: eravamo state invitate a suonare presso l’ambasciata italiana in occasione di una mostra dedicata a Federico Fellini, erano esposti alcuni costumi dei suoi film e parecchi suoi disegni. Ci avevano richiesto specificatamente le colonne sonore dei suoi film e quindi ci incontrammo parecchie volte per realizzare gli arrangiamenti per flauto e arpa. Dopo i concerti a Belgrado abbiamo pensato che l’idea si poteva sviluppare, inserendo altri strumenti. Il “Trio Italiano” nasce con l’intento di proporre nei programmi da concerto la musica italiana per film. Stiamo già lavorando a nuove trascrizioni.
L'esperienza dell'insegnamento: insegnare ai bambini o agli adulti, arpa classica o arpa celtica.
Com'è il tuo rapporto con le diverse realtà.
Amo molto insegnare, amo l’energia che si crea tra le persone e devo molto ai miei allievi che in questi anni mi hanno dato tanto. Nonostante abbia un mio schema di insegnamento cerco sempre di aver ben presente chi ho davanti, le sue esigenze, i suoi gusti, le capacità e cerco di guidarlo negli studi magari con un percorso “su misura”. Dopo quasi vent’anni ho capito che non è importante raggiungere con l’allievo degli obiettivi, soprattutto tecnici, ma divertirsi, non perdere mai di vista il fine ultimo che è quello di star bene facendo musica.
Gli adulti spesso sono più motivati e più rapidi nell’apprendimento ma a volte vorrebbero bruciare qualche tappa indispensabile, i bambini vanno incoraggiati e seguiti.
Credo sia importante per gli allievi sapere che l’insegnante ha fiducia in loro, che la stima ed il rispetto come persone non dipendono dai loro progressi musicali.
E’ importante inoltre trasmettere la fiducia in se stessi, insegnare a non abbattersi davanti agli ostacoli ma saperli affrontare con grinta e serenità.



Nessun commento:

Posta un commento