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domenica 20 marzo 2011

Emanuela Degli Esposti, arpista e didatta appassionata



Ho conosciuto di persona Emanuela Degli Esposti durante il master che ha organizzato con Alice Giles l'anno scorso presso il Conservatorio di Parma. Una persona dolce e disponibile, ma soprattutto grande professionista e mossa da una gran passione per l'insegnamento.Dal suo curriculum emergono studi musicali precoci e con insegnanti di ottimo livello quali Alba Novella Schirinzi al Conservatorio di Bologna, sua città natale, e Judith Liber presso la Rubin Academy di Tel Aviv.Vincitrice di concorsi e chiamata a far parte di commissioni di importanti concorsi come quello di Israele. Emanuela ha un'esperienza completa sia nel campo solistico che orchestrale e porta avanti da molti anni un accurato lavoro di ricerca e revisione del repertorio arpistico.
E' stata sua, insieme ad Anna Pasetti, l'idea di fondare l'Associazione Italiana dell'Arpa" e proprio in questi giorni esce on-line il primo numero della rivista "in Chordis" (www.aid-a.it), portavoce dell'associazione che invito tutti i lettori di blogarpa a leggere perchè ricca di materiale e spunti.


"Questa è la domanda di rito che faccio sempre a tutti gli arpisti intervistati per blogarpa: "Cosa ti ha spinto a suonare l'arpa?"
La bellezza del suono.
Mi è successo qualcosa di simile all'amore a prima vista quando ho udito per la prima volta il suono dell'arpa.
Ricordo che fui anche attratta dalla sua forma volatile, simile all'arco da caccia: l'arpista nella mia immaginazione era una sorta di angelo Cupido, una figura per nulla fragile ed eterea, anzi, un essere coraggioso. Mi resi conto immediatamente, come credo accada alla maggior parte delle persone che lo suonano, che per studiare e gestire quello strumento occorrevano una devozione e una disciplina fuori dal comune.
"Qual'è stata/sono state l'esperienze professionali significative che ti hanno motivato o emozionato?"
Ho iniziato a studiare a cinque anni la fisarmonica, lo strumento che suonavano mio padre e mio nonno materno, e a 13 già lavoravo in un gruppo musicale.
Del mio mestiere ho sempre apprezzato fin dal principio il condividere l'emozione della musica con gli altri, con il pubblico, con le persone con cui suonavo, e più avanti con i miei allievi quando riuscivano ad ottenere dei riconoscimenti, oppure quando semplicemente erano soddisfatti di aver eseguito un brano come desideravano.
Di esperienze professionali significative ne ricordo tante : mi viene in mente la registrazione del cd Pedal Harp che conteneva i brani che amavo di più in quel momento e che volevo rendere al meglio, e anche quella delle Sonate di Louis Spohr, un compositore che ho sentito molto vicino alla mia sensibilità; i concerti in duo con Jones in Galles, un paese bellissimo; un recente concerto solistico sulle rovine di Monte Sole ,vicino a Marzabotto, dove nel 1944 mio padre fu catturato e deportato nel lager di Buckenwald.
Un momento che non dimenticherò mai è stata la serata in cui nella Sala Bossi della mia città, Bologna, la Ciaccona di Bach fu eseguita quasi ritualmente su cinque strumenti diversi. Ero preoccupatissima di riuscire a suonare senza errori, davanti a un pubblico competente e numeroso, a quasi 50 anni suonati!
Poi ho visto che anche I miei colleghi erano più o meno nella stessa barca, ho pensato ai problemi dell'umanità, alla fame, alla guerra, al disagio di molti, e mentre cercavo di concentrarmi e di coprire di ridicolo la mia paura, l'organista mi ha detto: che bella musica, auguro buon viaggio anche a te! E' andata bene anche grazie a quel momento di condivisione, di solidarietà.
"Rispetto agli anni della tua formazione sono cambiati i piani di studio e la didattica oggi?"
I programmi del corso tradizionale di arpa sono sempre gli stessi da un secolo (!), ma vi è una vasta area a libera scelta, quindi dipende molto dal docente e dall'allievo.
Insegno arpa in Conservatorio da 26 anni e ho sempre cercato di rendere interessante e vario il percorso formativo. Non ho mai preteso che gli allievi studiassero sistematicamente tutti gli studi, pur validissimi, di Bochsa e Dizi, ma ho spesso proposto in alternativa i passi d'orchestra previsti alle audizioni, la musica d'insieme e ho cercato di sviluppare le loro capacità tecniche scegliendo brani di stili diversi, assecondando le loro inclinazioni, pur esigendo sempre il livello minimo richiesto da una scuola professionale.
Lo stesso repertorio non va bene per tutti. Uno degli aspetti più gratificanti dell'insegnamento è quello di trovare i brani che più si adattano alla personalità dell'allievo. Si suona molto meglio ciò che piace.
Ovviamente una Scuola deve avere una linea ed io , per quanto riguarda la tecnica e l'approccio con la musica, seguo fedelmente il metodo di Judith Liber, dove peraltro ho innestato tutte le mie esperienze di apprendimento da varie fonti, incluse le più insolite, perchè pur seguendo le regole, prediligo le eccezioni...
Il programma tradizionale d'arpa, mi riferisco al settimo e al diploma, è obsoleto.
Per fortuna i programmi sperimentali e i corsi accademici hanno portato un rinnovamento di cui si sentiva un gran bisogno. Adesso è possibile personalizzare il piano di studi, l'offerta formativa è ricchissima, ma il rischio è quello di perdersi, di fare confusione.
Per quanto riguarda l'attuale struttura dei corsi accademici e il sistema dei crediti formativi applicato allo studio della musica sono molto perplessa, ma sembra che ciò faccia parte di un tentativo di uniformarsi ai sistemi europei. Devo ammettere che una delle grandi doti degli italiani è quella di sapersi adattare anche quando mancano quasi completamente gli strumenti per farlo!
"Come vedi la scuola italiana d'arpa nei confronti delle scuole internazionali."
La scuola italiana ha formato degli arpisti di ottimo livello, in tutte le epoche, compresa quella contemporanea.
Se confrontiamo gli attuali programmi d'arpa dei corsi superiori italiani con quelli che si fanno in altri paesi, non sono così diversi. Mi riferisco naturalmente all'arpa a doppio movimento di pedali.
All'estero spesso ci sono più orchestre , un pubblico più educato all'ascolto, in alcuni casi una maggiore disciplina nello studio.
Se io facessi sedere a tavolino i miei allievi a scrivere sul pentagramma, senza lo spartito, il brano che dovranno eseguire in pubblico, come fa Kumiko Inoue nell'accademia di Tokyo dove insegna, avrei probabilemente la classe vuota.
Se si potesse trapiantare la disciplina degli orientali col talento degli italiani, chissà quale creatura ne verrebbe fuori! I metodi di studio sono diversi, l'importante è studiare, anche in modo disordinato, e.......... chi semina, raccoglie.
"Quale percorso ti senti di consigliare a chi vuol intraprendere lo studio dell'arpa accademico per farne in futuro la propria professione?"
Quello che sente più vicino alla propria indole.
Se penso ai miei allievi che si sono realizzati nella professione, hanno tutti cercato di specializzarsi in un settore per il quale si sentivano portati: l'orchestra, la musica da camera, l'insegnamento, la musica d'avanguardia, la ricerca, la musica antica, il jazz.
L'arpa è uno degli strumenti più eclettici.
Bisogna studiare tanto e bene sul terreno fertile delle proprie passioni.. Porsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli.
Affrontare la crisi che attualmente colpisce un pò tutti i settori dell'arte.
Mah, la crisi... un tempo c'erano le guerre in Europa e i musicisti hanno sempre continuato a suonare e a comporre in un modo o nell'altro.
L'arte è spesso al servizio del potere eppure risiede sull'altro piatto della bilancia, nel senso che si contrappone ad esso nel tentativo di elevare lo spirito umano.
"Pensi che l'arpa sia anche uno strumento adatto agli amatori come lo sono il pianoforte, la chitarra e la batteria, per esempio?"
Certamente..
Spero che I “bardi” moderni si moltiplichino.
"Ora veniamo alla creazione dell'Associazione Italiana dell'Arpa. Cosa ti ha spinto a creare questa nuova realtà? Quali sono gli scopi che si prefigge?"
L'idea è stata di Anna Pasetti, io ho accettato la sua proposta di condividere questa esperienza, pur sapendo che sarebbe stata un'impresa difficile in Italia, per vari motivi. Poi le modalità per realizzare questo progetto sono maturate insieme, nel dialogo e nel cercare di capire come funziona il nostro mondo dell'arpa.
Anna è una persona che stimo per lo straordinario lavoro di ricerca che ha svolto in questi anni, per aver riscoperto il ricchissimo repertorio originale, per i libri che ha scritto, per la musica che ha scelto di suonare.
E' davvero un bene che proprio lei stia cercando di creare una valida istituzione anche nel nostro paese, ed io la sto aiutando il più possibile insieme ai nostri attuali collaboratori.
Credo che la sua idea di fondare l'Associazione sia nata da un bisogno autentico di creare anche nel nostro paese una forma di aggregazione libera.
Lo scopo è quello di diffondere la cultura dell'arpa, di raccogliere l'esperienza degli arpisti che operano nei vari generi musicali, di fornire informazioni utili, di promuovere delle attività interessanti, insomma a questo servono le associazioni, a riconoscersi in uno spazio comune, ma eterogeneo.
Credo che anche le attività culturali di Clara Rocco in questi anni, così come il tuo seguitissimo blog di arpa abbiano svolto una funzione simile.
Poi mi è sempre piaciuta l'idea di una rivista dell'arpa, perchè amo leggere.
Il nostro sito dell'Associazione e della rivista In Chordis ha ricevuto più di 2000 visite in tre giorni.
Sembra inoltre che il settore Satirarpa sia uno dei più frequentati!
"Sono contenta di sentire che i visitatori della rivista "In Chordis" siano già così numerosi, e d'altra parte anche l'esperienza del mio blog, che continua ad essere letto assiduamente, concordano col fatto che sempre più persone cercano luoghi e spazi culturali di livello per conoscere e farsi conoscere. Un grazie a te Emanuela e anche ad Anna Pasetti per la "nuova creatura. A proposito, mi hai parlato di un tuo concerto che terrai la prossimamente, e visto che sono in tempo dimmi dove suonerai in modo che anche i lettori di blogarpa possano saperlo."
L'8 febbraio prossimo suonerò un concerto solistico nel salotto privato di una villa bolognese, come si usava nell'800, e replicherò lo stesso programma di musiche di C.P.E. Bach, J.B. Krumpholtz, L. Spohr, A. Hasselmans, C. Debussy, M. Tournier e C. Salzedo a Parma nella “Casa Della Musica” il 3 marzo.

Inviato da Harpo il Sab, 01/31/2009

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