Qualche
tempo fa, parlando con un mio carissimo amico attore sulla scelta delle musiche
per gli spettacoli, gli dicevo della mia poca esperienza in merito e del fatto
che non sono abituata a suonare improvvisando sopra una lettura teatrale.
Allora gli
raccontai di un’esperienza che stavo facendo e che vi racconterò a breve e lui
mi rispose “…Avere musica dal vivo anche solo per una reading di lettura non è come
mettere i soldini nel juke box.”
Questa esperienza mi avvicina in qualche modo anche alla musicoterapia di
cui oggi si fa un gran parlare e un gran insegnare (un po’ meno un gran pagare
per gli operatori che la fanno di mestiere…almeno qui in Italia…) ma che non è
facile da capire.
Nel mio racconto a tratti forse un po’ ironico, di sicuro si intuisce, come
l’ho intuito io, che ognuno di noi ha delle caratteristiche musicali diverse e
vibra in modo diverso di fronte all'ascolto di musica. Scoperta, questa, “dell’acqua
calda”, ma di cui non bisogna mai scordarsi quando si usa la musica per trasmettere
emozioni in teatro o in ambiti umani molte delicati quali sono le case di riposo,
gli ospedali e gli hospice.
Ecco il mio
raccontino.