Vi racconto, scrivendo di getto, dei
due giorni passati nello Show Room della Salvi a Milano che ospitava i
partecipanti al Primo Simposio
Nazionale dedicato all’arpa in Italia e organizzato dall’Associazione Italiana dell’Arpa.
L’associazione è stata costituita
nell'ottobre del 2008 da Anna Pasetti ed Emanuela Degli Esposti.
In quel frangente mi ricordo che
già avevo iniziato a scrivere da un annetto il mio blog e feci un breve
articolo per dare annuncio della costituzione dell’Associazione. Non fu molto apprezzato,
perché in copertina avevo messo una foto di tre arpe che non erano della ditta
Salvi e le persone che avevano fondato l’associazione se ne risentirono.
Ero rimasta assai stupita che l’Associazione
dell’arpa Italiana si fosse già divisa tra Salviste
e altre. (per altre si intende chi non ha l’arpa Salvi).
Se anche la ditta Salvi dava e dà
tutt’oggi un grandissimo contributo all’associazione in termini di
disponibilità di spazi ed arpe per gli eventi, non è certo giusto che ci siano
discriminazioni di questo tipo e, ad onor del vero, furono proprio alcuni
dipendenti della ditta che mi confermarono che non c’erano problemi a
pubblicare qualsivoglia figura di arpe anche se non erano le loro.
Incidente risolto.
Anche il prossimo si terrà a
Saluzzo nel settembre 2018 e la direzione artistica è a cura di Emanuela Degli
Esposti e Lorenzo Montenz.
Personalmente mi sono associata
quest’anno perché ero molto interessata alla scaletta degli incontri previsti
nei due giorni del simposio e per parteciparvi l’unica possibilità era
associarsi.
I partecipanti alle due giornate
sono stati mediamente di una trentina di persone a giornata.
La maggior parte dei partecipanti
intervenuti erano insegnanti d’arpa dei conservatori italiani.
Gli interventi delle mini
conferenze avevano come tema l’arpa in l’Italia.
La maggior parte di questi interventi
meriterebbero qui una trattazione più ampia che magari riprenderò in seguito
con degli articoli dedicati.
Il primo relatore è stato il vice
presidente dell’associazione Lorenzo
Montenz che ha raccontato della sua ricerca approfondita del Fondo di musica d’arpa Palatino - Borbone
che si trova presso la Biblioteca Palatina di Parma e raccoglie le musiche
appartenute alla regina Maria Luisa di Borbone che tra gli altri strumenti
suonava anche l’arpa.
Come ci ha detto Montenz la cosa
interessante è che da questa raccolta si può a capire il gusto musicale e la
scelta di un’arpista dell’epoca. Cosa era di moda suonare, quali trattati
didattici eventualmente usava e gli autori preferiti da lei. La valutazione
delle diteggiature usate (ove sono riportate) evidenzia la prassi di utilizzare
le dita in base alle loro peculiari differenze utili a creare le diverse
espressioni che la musica richiede nei vari passaggi.
Dopo il fondo Palatino-Borbone
del 1700 si è passati alla presentazione del volume di Lucia Bova “L’Arpa Moderna” a cura della stessa autrice. Lucia Bova,
arpista saggista e insegnante, ha fatto risaltare lo sviluppo della scrittura
idiomatica per l’arpa a partire dalle composizioni di Parish-Alvars fino ad
arrivare agli autori dell’avanguardia novecentesca. Il volume è stato
ristampato in una nuova edizione anche in inglese.
A questo punto c’è stato l’intervento
della Presidente Emanuela Degli Esposti per dare avvio alla elezione del nuovo
presidente e del comitato artistico. Emanuela ha confermato la sua
disponibilità come presidente e non essendosi presentato nessun altro candidato
alla presidenza, dopo il suo intervento sullo storico dell’associazione, è
stata confermata per tacito assenso dei presenti.
Il comitato artistico si è
riconfermato come il precedente tranne la sostituzione di un membro che si era
dimesso.
A questo proposito, ho trovato
strano che la presidente, il vice presidente e il comitato artistico non
abbiano sentito l’esigenza di preparare un documento riassuntivo ed
eventualmente propositivo sul proprio operato amministrativo e di indirizzo. E’
sicuramente vero che i soldi a disposizione dell’associazione sono pochi e
sicuramente sono stati spesi con la massima cura tenendo presente gli scopi
dell’associazione stessa, ma è strano che non si sia approfondito l’argomento e
nessuno dei soci storici presenti ne abbia parlato. Forse l’avevano già fatto
precedentemente?
Per quanto mi riguarda, avendo
partecipato all’incontro perché ero molto più interessata ai temi delle
conferenze un po’ meno come nuova socia, mi sono astenuta da fare qualsiasi
domanda, ma come spettatrice esterna ho trovato la cosa non troppo ortodossa
nella prassi di una associazione.
La presidente e il comitato
artistico come da regolamento dureranno per i prossimi tre anni.
Emanuela degli Esposti ha
spiegato inoltre che si è già attivata per l’organizzazione del prossimo
concorso d’arpa per trovare il commissario esterno di fama e per preparare i
programmi del concorso.
La riunione dei soci è continuata
con l’intervento di due docenti del conservatorio di Milano, Maria Elena Bovio e Patrizia Radici, le quali hanno, in maniera
molto informale, messo a parte i presenti della loro ricerca sulla storia dei
docenti d’arpa del loro conservatorio. Hanno tenuto a precisare che hanno avuto
molte difficoltà ad interpretare alcune fonti nei registri del conservatorio e
che la loro ricerca è appena iniziata.
Da questo intervento sono
scaturite alcune domande ed interventi sulla situazione attuale dei programmi
dei nuovi conservatori trasformati in Università. La situazione dei
conservatori, così come si è capito da questo brevissimo scambio di opinioni
risultata tutt’altro che rosea, ma io, che non sono docente di conservatorio e
poco ho seguito la questione, non ho capito molto. Forse l’argomento
meriterebbe un incontro apposito se l’associazione ritenesse importante
occuparsene.
La serata si è conclusa con il
recital di Valerio Lisci, l’arpista
vincitore del concorso Suoni D’Arpa del 2016.
Il concerto si sarebbe dovuto
tenere nel Teatrino “La Scala della Vita” che ospita da diversi anni una
rassegna dedicata all’arpa di cui si occupa con passione Clara Rocca di
MUSICADARPA, ma attualmente è chiuso per problemi di agibilità e quindi si è
svolto nello stesso show-room Salvi per i soci dell’associazione e qualche
persona aggiunta come pubblico. Se il pubblico extra soci fosse stato più
numeroso ci sarebbero stati dei problemi di spazio, ma così non è stato.
Peccato che nessun allievo di
arpa del conservatorio cittadino abbia sentito la curiosità di venire ad ascoltare
almeno questo concerto.
Valerio Lisci è un vero fuoriclasse.
Ha interpretato alcuni brani importanti del repertorio arpistico, due fantasie
di Mozart per pianoforte e un brano di sua composizione veramente molto
interessante. È un arpista che ha tutte le carte in regola per fare molta
strada.
Nota di colore: tra il pubblico
dei soci c’era l’arpista Vincenzo
Zitello, unico rappresentante
del mondo dell’arpa celtica, che mi
ha informato che presto saranno pronti due suoi progetti in cui la sua arpa si
unirà ad un gruppo particolare di strumenti e strumentisti molto quotati. Se
riuscirò lo contatterò per farmi raccontare i particolari.
La seconda giornata del simposio
è iniziata la mattina di domenica.
Gabriella Bosio, che è andata da poco in pensione dopo più di quarant’anni
di attività didattica ha raccontato con grande entusiasmo e passione della sua
esperienza d’insegnamento partendo dalle basi del metodo Suzuki fino ad
arrivare al suo metodo che ha avuto lo scopo di adattarne i principi all’arpa.
Ascoltarla è stato, oltre che interessante, un vero piacere per la sua capacità
di sintesi e la gioia che si è avvertita in ogni parola del suo racconto.
Gabriella ha amato e ama davvero tanto il rapporto che si instaura tra lei e i
suoi piccoli e grandi allievi e traspare la sua meticolosità e professionalità del
suo lavoro. È una forza della natura!
Sarebbe auspicabile che, ora che
ha più tempo, potesse trasmettere il suo sapere a molti dei futuri insegnanti.
Soprattutto a quelli che potrebbero insegnare alle persone che vorranno suonare
l’arpa per il gusto e la gioia di farlo e non solo per professione.
Esco un attimo dal seminato (o dal Simposio…!) per dire che sento
questo aspetto come una tra le cose più importanti in assoluto, perché se ci
sarà un futuro per la musica suonata dal vivo e, nello specifico per l’arpa, l’impulso
maggiore proverrà dal mondo degli amatori e appassionati, più che dall’alto
professionismo dei conservatori che sono destinati a diventare numericamente
sempre meno e potrebbero diventare delle Fenici
nel deserto in attesa di un mitologico risveglio (ma ogni 500 anni? SIGH!).
Alle 10 circa hanno preso la
parola Chiara Granata e Dario Pontiggia
per parlarci del loro studio meticoloso durato dieci anni sull’arpa Barberini.
Avevo già avuto modo di ascoltare
Chiara in altri interventi a Chiari durante il festival dell’arpa, quando
Mirella Vita la invitò. Mi piace molto il suo modo di esporre. È molto
professionale e ha grande un’energia e una passione che ti coinvolge subito.
Con l’ausilio di grafici e immagini, lei e Dario Pontiggia, esperto liutaio di
arpe antiche, ci hanno svelato l’arpa Barberini dal punto di vista organologico
e musicale.
Riprenderò sicuramente
l’argomento in un post dedicato.
Per chi desidera approfondire l'argomento ci sono due articoli di Granata e Pontiggia sulla rivista Recercare /LIM del febbraio 2015.
Per chi desidera approfondire l'argomento ci sono due articoli di Granata e Pontiggia sulla rivista Recercare /LIM del febbraio 2015.
Marianne Gubri ha proseguito raccontando con molto garbo attraverso
immagini l’arpa del rinascimento italiano.
Il pomeriggio si è concluso con
altri due interventi.
Cristiana Passerini ha presentato il suo libro sull’arpa e lo scopo
del suo lavoro di trascrizione di opere di Bach, suo grande amore.
Forse Mirella Vita non sarebbe
stata molto contenta di questa enfatizzazione delle trascrizioni (l’altro più
di una voce si è alzata in loro difesa dai soci intervenuti e non solo per
valenze didattiche) visto il suo impegno profuso a trovare ed incentivare
l’esecuzione di brani originali per arpa, anche se l’ arpa a cui si riferiva
Mirella era quella a pedali e, volente o nolente, rimarrà comunque uno
strumento con un repertorio piuttosto ristretto. Di sicuro mai paragonabile al
repertorio clavicembalistico e pianistico, e di questo dobbiamo farcene una
ragione…noi arpiste classiche (SIGH!)
Alessandra Ziveri ci ha parlato della sua ricerca e conoscenza del
repertorio per arpa italiano del novecento. Ha saputo tracciare in un discorso
interessante e ben argomentato i tratti salienti dell’arpa a pedali in questo
secolo dove molte sono le contraddizioni che si riflettono ancora oggi. Pochi
sono gli autori italiani che si sono dedicati all’arpa a pedali e spesso sono
stati autori che hanno composto una singola opera dedicata agli arpisti di
riferimento. Solo la figura di Clelia Gatti Aldrovandi ha spiccato come musa
ispiratrice presso importanti autori di opere che rimangono nel repertorio.
Che dire di più?
Speriamo che l’Associazione
dell’arpa Italiana possa crescere e accogliere sempre di più le curiosità le
proposte e gli eventi di tutto il mondo
dell’arpa che è fatto non solo delle cattedre dei conservatori e delle arpe
a pedali e mi auguro che i prossimi eventi non siano solo accessibili ai soci
ma anche a tutti gli interessati.
Ciò non vuol dire che non si
debba pagare per assistere a conferenze, eventi e concerti interessanti, ma
associarsi deve essere il passo successivo alla scoperta del mondo arpistico
attraverso di essi. Per allargare il numero dei Fans bisogna fare in modo che prima lo diventino e che sentano la
voglia di partecipare in prima persona a progetti ed esperienze.
Un grazie a tutte le persone
dell’attuale associazione per il grande impegno profuso.
L’Associazione Italiana dell’Arpa ritiene che nel mio articolo io abbia fatto affermazioni false e lesive del buon nome dell’Associazione stessa. Io stessa ho invitato l’Associazione, nella persona del suo Presidente, a farmi pervenire uno scritto a confutazione del mio articolo e in data 17 gennaio 2018 ho ricevuto la seguente nota in tre pagine formato pdf.
L’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948 stabilisce che “il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale”.
Pubblico quindi questa nota dell’Associazione Italiana dell’Arpa come giusto diritto di replica.
Uh sì! :-)
RispondiEliminaRicordo benissimo la polemica per le foto delle arpe su quell'articolo! E se non ricordo male chi aprì la polemica, preso (o presa) dalla foga, si sbagliò pure sulla casa produttrice di quelle arpe, confondendole con quelle dell'acerrimo nemico...
Interessante il tuo reportage sulla due giorni del simposio. Quello che mi suona strano è che un simposio dedicato all'arpa in Italia sia riservato ai soli soci dell'Associazione Italiana dell'Arpa (a pedali) e non a tutti gli interessati.
Ricordo che anche il sito una volta era riservato ai soli soci e a tal proposito ricordo che ebbi un "confronto" via mail con l'allora vice-presidente, tant'è che me ne disinteressai completamente e continuo a farlo, visto che si tratta di una Associazione che si occupa in modo pressoché esclusivo dell'arpa a pedali.
Al contrario, in Irlanda ad esempio, l'Associazione "Cairde na Cruite" (Amici dell'Arpa), pur avendo un'impronta marcatamente tradizionale, quindi arpa celtica a gogò, si occupa anche di organizzare corsi, lezioni e masterclasses di arpa a pedali.
Chissà, magari l'anno prossimo anche l'italiana Associazione dell'Arpa amplierà il suo raggio d'azione.
Che ne dici?
E' auspicabile!
RispondiEliminaMi sembra che molte cose nell'Associazione siano un po' cambiate da quando è è stata istituita, ma una cosa che rimane preponderante è quella di pensare che solo i conservatori italiani e le docenti (SIGH...qui la parità non esiste a scapito degli uomini che sono una spaurita minoranza) che vi insegnano siano i depositari di tutto il sapere e il fare sull'arpa.
Mi sbaglio?
Che dire? il grande pubblico invece è più attratto dalle arpe folk e new age di musicisti che suonano e producono musica e il conservatorio non l'hanno mai fatto oppure c'è un enorme interesse per la riscoperta dell'arpa antica a doppia cordiera di cui tra l'altro molte esperte italiane sono conosciutissime all'estero.
Per non parlare a vuoto però, proverò nel mio piccolo a fare mente locale e a suggerire qualche nuova iniziativa all'Associazione quest'anno che sono iscritta come socia.
I lettori di Blogarpa che hanno qualche idea sono ben accetti!!!
Un po' di refusi dovuti alla mia vista che fa cilecca!!!!
RispondiElimina"a scapito degli uomini che sono una spaurita minoranza"
in realtà volevo scrivere SPARUTA... ma può essere che siano anche SPAURITI in mezzo a tutte queste donne....AH, ah, ah!