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sabato 20 giugno 2015

Pianoforte e arpa: niente di più diverso!!!! riflessioni per un concerto

Note di sala di Rosangela Bonardi per il 

Concerto Sotto la Palma
21 giungo 2015 - Milano

Duo arpa e pianoforte - Bonardi Lucio e Rosangela



Le situazioni sociali influiscono sulle attività culturali e artistiche producendo tendenze e mode e influenzando la creazione e l'evoluzione degli "attrezzi del mestiere". Gli strumenti musicali “attrezzi del mestiere” protagonisti di questa serata sono l'arpa a pedali a doppio movimento e il pianoforte.

Il duo Arpa e pianoforte è una formazione poco consueta oggi, ma nel 1700 era più comune. La letteratura per il duo non è comunque vasta anche se i due strumenti sono nati nello stesso periodo, figli della passione tecnologica dell'epoca illuministica.

Vediamo alcuni passaggi della loro storia.


Il pianoforte, appartenente alla famiglia degli strumenti a tastiera, ha come antenati il clavicordo e il clavicembalo, ma il suono è prodotto da martelletti che picchiano sulle corde e questa è una concezione nuova che nasce alla fine del 1600 e si sviluppa per tutta l'epoca illuministica.
Alla fine del 1600 il gusto musicale comincia a cambiare: alle intricate sovrapposizioni contrappuntistiche si preferiscono le melodie semplici ma colorite dalle sfumature create dai suoni stessi. Il suono deve essere ricco di sfumature per poter comunicare. Alcuni costruttori di cembali e organi cominciano a sperimentare nuovi strumenti a tastiera che possano dare un risultato sonoro diverso da quello del clavicembalo che imperava da tre secoli.
L'italiano Bartolomeo Cristofori, cembalaro padovano, chiamato alla corte dei Medici a Firenze come riparatore e manutentore di strumenti, inventò tra la fine del 1600 e i primi vent'anni del 1700 il suo Gravicembalo col piano e forte. Era un cembalo munito di martelletti. Ne costruì tre prototipi, ma nessuno in Italia all'epoca lo prese in considerazione. Per fortuna ebbe una "recensione" a mezzo stampa su un giornale specializzato che finì nelle mani di un importante costruttore di cembali e organi tedesco, Gottfried Silberman. Egli lo studiò bene e lo sviluppò integrandolo ai suoi progetti. Ne venne fuori il suo Forte Piano. I suoi strumenti furono testati da importanti musicisti tra cui Bach padre che non ne fu particolarmente entusiasta. Bach lo trovò povero di suono e la tastiera e la meccanica particolarmente pesanti.
Anche in Francia cominciarono a sperimentare questi strumenti, ma anche qui inizialmente non furono particolarmente apprezzati. Voltaire lo definì strumento poco elegante e molto agricolo!

Silberman non si diede per vinto e continuò la sua sperimentazione e più tardi persino lo stesso Bach parve ricredersi, anche se non lo accolse tra i suoi amati strumenti. Saranno i figli ad usarlo.
Un collaboratore di Silbermann, Andrè Stein continuò la costruzione e il perfezionamento della meccanica e i suoi FortePiano piacquero molto a Mozart che ascoltatone uno dal vivo in un concerto a Parigi nel 1777 ne comprò un'esemplare e lo adottò per i suoi concerti.


E' del 1782 lo strumento di Anton Walter, il famoso costruttore Viennese di piano appartenuto a Mozart 

 Da questo momento in poi musicisti più importanti lo adoperarono e, poco per volta, lo sostituirono al cembalo nella musica da camera e come strumento solista. Mozart, Haydn e Clementi svilupparono una tecnica più consona allo strumento e lo traghettarono nelle mani di Beehtoven che scriverà le sue sonate per pianoforte lungo tutta la sua attività compositiva.
Diverrà presto lo strumento preferito dai romantici.

Tornando per un attimo all'evoluzione costruttiva dello strumento, ci fu un fantastico inventore e costruttore che diede forma definitiva alla meccanica: Sebastièn Erard.
Un nome importante anche per la storia dell'arpa!
Nel 1821 Erard applica ai martelletti il doppio scappamento che permise ai tasti di ribattere ogni nota più velocemente dando maggior agilità alla tastiera. Ricordate che disse Bach?
Su questi nuovi pianoforti, ora chiamati così e non più forte piano, si espressero Schubert, Schumann, Chopin e Listz.



Pianoforte Erard suonato da Listz

Nel 1825 il telaio interno di legno fu sostituito dal telaio in ghisa più pesante ma che diede maggior durevolezza e stabilità di accordatura. Il volume sonoro crebbe come pure la tensione delle corde. I primi martelletti dei forte piano erano ricoperti di cuoio mentre quelli del pianoforte a doppio scappamento furono ricoperti di feltro. Tutte queste differenze strutturali danno dei risultati sonori notevolmente diversi. Chi compose su un FortePiano di Stein aveva un risultato sonoro e chi passò ad un pianoforte Erard o uno Stenway americano di fine ottocento per arrivare ad un moderno Yamaha non otteneva le stesse sonorità.
Sapere questo è importante, perché suonare oggi sui moderni pianoforti ciò che fu scritto per altri strumenti non avrà mai l'originario impatto sonoro sperimentato dal compositore.




Pianoforte Steinway & Sons appartenuto a Franz Liszt, 1883 
ora conservato al Museo del Teatro alla Scala


Socialmente parlando il clavicembalo era stato lo strumento degli nobili e degli aristocratici, il pianoforte diventerà invece lo strumento della borghesia. Lo sviluppo del concertismo, la commercializzazione degli strumenti musicali su più vasta scala, l'interesse degli editori, dei compositori, insegnanti, impresari, e lo sviluppo di un particolare tipo di "dilettantismo di massa" porteranno lo strumento ad essere conosciuto e diffuso capillarmente diventando un "passatempo" molto diffuso e alla moda.



Al contrario del "giovane" pianoforte che nasce nel 1700, l'arpa vantava allora un lungo passato e popolazioni provenienti da luoghi lontani e diversi l'avevano suonata. Le arpe antenate di questa a pedali provenivano dall'Africa e dal Medio Oriente; dai paesi nordici e di cultura celtica; dai paesi germanici in epoca medioevale. Queste arpe avevano strutture e suoni assai diversi tra loro e quindi suoni molto differenti. E' più facile dire cosa avevano in comune: una struttura triangolare sulla quale tendere una serie di corde libere di vibrare nell'aria.
Nel 1400 le arpe irlandesi e scozzesi erano tozze con cordiere di metallo, hanno per un po' una loro storia e scompaiono alla fine del 1600.
In Italia e Spagna, nel Rinascimento, esistevano arpe piuttosto alte e leggere con cordiere multiple che venero usate anche in epoca barocca nelle orchestre, per intrattenere i nobili e accompagnare il canto, ma perchè assai difficili da suonare alla fine del 1600 vennero dimenticate.
Le arpe germaniche medioevali erano piccole, leggere con corde di budello e continuano ad essere suonate nella musica popolare fino nel 1600 e da queste si partirà per costruire le arpe a pedali settecentesche.

Alle fine del 1600 un costruttore tirolese applica a queste arpe uncini sul modiglione che spostate dalla mano sinistra, alterano alcune note. Siamo nella patria dei costruttori di orologi e degli esperti di meccanica fine. Più avanti si pensa di muovere questi uncini con i piedi attraverso l'uso di pedali in modo da lasciare libere entrambe le mani di suonare. I pedali sono 5. L'arpa così organizzata viene presentata a Parigi e ha molto successo. I costruttori germanici insieme a quelli francesi prendono a costruirla in gran numero e a migliorarla. Diventa lo strumento prediletto della regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI. 


I pedali diventano 7 poi 14 per stabilizzarsi a 7. Ogni pedale produce l'innalzamento di un semitono di ciascuna corda. L'arpa verrà chiamata in francese Harpe Organisée e noi oggi la chiamiamo a movimento semplice per distinguerla da quella a doppio movimento che verrà poco dopo ed è quella usata oggi.

Il brano di Philippe James Meyer per arpa e forte piano è scritto per l'arpa a movimento semplice.
Mayer, arpista tedesco trasferitosi a Parigi che terminerà al sua vita a Londra, fu il primo a scrivere un metodo per arpa a pedali. A Voltaire l'arpa organisèe piacque molto e venne illustrata con 4 tavole nell'Encyclopédie di Diderot e D'alembert. La scrittura musicale di questi duetti è per i due strumenti assolutamente simile e intercambiabile, tanto che vengono editati sia per arpa e fortepiano, che per due arpe o per due fortepiano.

L'arpa a doppio movimento nascerà più tardi grazie al brevetto di Sébastien Erard. Il costruttore francese fu avvicinato da J. B. Krumpholtz, arpista tedesco anche lui trasferitosi a Parigi e diventato famoso concertista e insegnante, che cercava di far migliorare le performance del suo strumento.
Erard ci lavorò e portò il frutto delle sue ricerche a Krumpholtz che, nel frattempo però, era diventato socio in affare di un altro arpista e costruttore, Nadermann, il quale aveva un fiorente mercato con le sue arpe a movimento semplice. A quel punto Krumpholtz pregò Erard di lasciare fermo il suo brevetto.
Erard per un po' lo tenne nel cassetto mentre dovette scappare a Londra per lo scoppio della Rivoluzione Francese. A Londra rifondò la ditta di costruzione di pianoforti con il fratello e a quel punto riprese a costruire le sue arpe applicando il meccanismo del doppio movimento. Il suo brevetto è del 1811 e la costruzione delle arpe prese un gran ritmo nel ventennio successivo. Per un po' le due arpe convissero non senza problemi e polemiche, ma alla lunga vinse quella a doppio movimento che soppiantò definitivamente l'altra.
Probabilmente se la diffusione del doppio movimento fosse avvenuta 20 o 30 anni prima avrebbe potuto incrementare il repertorio dello strumento e avrebbe potuto allettare molti più compositori che invece furono maggiormente attratti dal pianoforte.


Può essere che il brano di Ferdinand Ries, scritto tra il 1815 e il 1818, sia stato scritto per arpa a doppio movimento. In quell'epoca Ries era a Londra. Ries fu l'allievo prediletto di Beethoven e rimase suo amico e segretario per tutta la vita aiutandolo nei rapporti con gli editori. Ries scrisse cinque brani per arpa e pianoforte tra duetti e ensemble compositi. La sua scrittura di chiara impronta beethoveniana verte già verso lo spirito romantico. Era un ottimo pianista e soprannominato “furia romantica”.

Gli arpisti di metà ottocento che ormai suonano l'arpa a doppio movimento sono impegnati in una lunga lotta per rincorrere la letteratura pianistica, sentendosi sempre poco valorizzati. Un esempio tra i tanti: l'arpista virtuoso Elias Parish-Alvars fu chiamato il Listz dell'arpa!
Questo confronto non sparirà mai del tutto nemmeno nel 1900 e nemmeno ai giorni nostri. E' sempre molto difficile far capire a chi non conosce approfonditamente l'arpa e le sue reali potenzialità, le grandi differenze con il pianoforte.

L'ultimo brano per duo in programma è di Jaoquìn Turina, autore spagnolo formatosi alla scuola francese di Ravel e Debussy, i quali furono maestri nel conoscere e sfruttare le peculiarità timbriche di ogni strumento, piano e arpa compresi.
Il Ciclo Plateresco, tema con variazioni, scritto nel 1945 usa i due strumenti ciascuno con le proprie caratteristiche adatte a raccontare un affresco sonoro di tipica impronta spagnola.


Prima di ascoltare il brano per duo abbiamo accostato due brani, sempre di autori spagnoli per singolo strumento, in modo da poter apprezzare le rispettive sonorità rimanendo nel clima iberico.
Il brano di Isacc Albeniz, pianista prodigio e ribelle studioso, fa parte della raccolta Cantos de Espana ed è dedicato a Cordoba.

Gerardo Gombau-Guerra, pianista compositore e grande organizzatore musicale, scrive invece per arpa Apunte Betico, ovvero acquarello di terra Betica (antico nome dell'Andalucia) utilizzando l'arpa con timbri particolari producibili solo dall'arpa a pedali a doppio movimento.
Il brano fu scritto nel 1952 e vinse in California un premio come miglior composizione arpistica dell'anno.



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