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sabato 25 aprile 2015

un commento al seminario: arpe a confronto


Quante cose si potevano ancora dire...

Sabato scorso ero ospite dell'Istituto musicale Vittadini a Pavia dove, con Fiorella Bonetti, abbiamo parlato delle due arpe, quella classica e quella celtica, per capirne le rispettive peculiarità e differenze.

Sono intervenute al seminario pomeridiano 25 iscritti: ben 25 arpisti che avevano voglia di ascoltare e provare a suonare un brano irlandese tutti insieme.

Per me è stato un momento importante.
Ringrazio Fiorella Bonetti che mi ha invitata e l'Istituto Musicale Vittadini che ha creduto in questa manifestazione.

Ripeto la frase iniziale: “Quante cose si potevano ancora dire!”

Ma intanto il ghiaccio è rotto.



Certo, le cose da dire e da provare sugli aspetti delle due arpe a confronto sono davvero tanti e richiederebbero uno spazio temporale molto più ampio, ma intanto, come dice Fiorella, abbiamo dato a “volo d'uccello” delle idee che le ragazze e le insegnanti intervenute possono sviluppare in futuro.

E' dal 2005, anno dell'acquisto della mia prima arpa celtica, una Egan della Salvi, che sono entrata in questo mondo e mi sono appassionata a questa piccola arpa. Molte cose ho scoperto e imparato e avere l'opportunità di raccontarle in quest'occasione mi ha permesso di fare un lavoro personale di riassunto e riflessione.

Nella relazione guida che Fiorella ha preparato e dalla quale sono partita a mia volta per scrivere la mia sulla celtica, vorrei riportare la frase iniziale che trovo utile per molte possibili riflessioni.

Lo strumento musicale è direttamente correlato alla cultura che lo accoglie nella quale sviluppa se stesso e il suo ruolo. L’evolversi della musica certo ne condiziona le caratteristiche ma anche la realtà sociale lo influenza basti pensare alla diffusione della musica strumentale e lirica nei teatri dal 700 in poi. L’evoluzione della fruizione musicale incide non poco sulla sua storia, da “musica Secreta” di Estense memoria, ai concerti nella Parigi settecentesca per lo più per nobili e addetti ai lavori. Da sollazzo nobiliare di elevato pregio all’estendersi dell’ascolto musicale alle “masse popolari” in ambito borghese.
Anche il ruolo del musicista non solo come figura professionale ma come “iniziato” che possiede le chiavi di accesso all’arte contribuisce a determinare alcune caratteristiche strumentali.”

Le frasi più importanti sono:
correlato alla cultura
la realtà sociale lo influenza
L’evoluzione della fruizione musicale incide

Sono queste le frasi che possono far sviluppare un dibattito anche sul mondo attuale e sul possibile futuro degli strumenti musicali e dell'arpa in particolare: sul possibile futuro di chi già suona, di chi insegna e insegnerà e di chi si diverte suonando.

Il momento teorico ha riscontrato una grande attenzione da parte di tutti e quello pratico, sulla possibilità di imparare un brano irlandese ad orecchio ci ha coinvolti in maniera direi molto serena gioiosa e ancora molto attenta. La disciplina che il momento richiedeva era perfetta. Il gruppo della classe di Fiorella più gli iscritti esterni mi hanno seguito con grande concentrazione.




Un grazie anche alla ditta Salvi che ha messo a disposizione tantissime arpe e ad Annalisa e Claudia, che ci hanno seguito con molta pazienza.
Un grazie a Padre Marco, mio amico e compagno di avventura nel mondo dell'arpa irlandese, senza il quale non avrei imparato così tanto.
Un grazie a mio figlio Filippo che mi ha supportato nella parte tecnica per la proiezione di materiale iconografico, per le foto e la pazienza con la quale mi ha tenuto compagnia nei momenti di studio.


Per le partecipanti al seminario ci sarà a disposizione una relazione riassuntiva, ma per i lettori di blogarpa, cercherò di ripercorrere a tappe i punti salienti dell'incontro.

Sarà molto interessante raccogliere i commenti di chi vorrà aiutarmi in questo racconto.



2 commenti:

  1. "Un grazie a Padre Marco ... senza il quale non avrei imparato così tanto"

    Non aggiungere pesi alla mia già oberata coscienza... Eh eh eh! ;-)

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  2. ...poi bisogna vedere se ho imparato giusto!!! e questo non è un problema del maestro... ma dell'allieva!

    ad una certa età poi ognuno cammina con le sue gambe, dritte o storte che siano.

    ;-))

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