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martedì 4 febbraio 2014

Méthode Complète de Harpe di Henriette Renié



Henriette Renié (1875-1956)
Méthode Complète de Harpe - A. Leduc
(anno pubblicazione 1946)

trattato in due volumi
1) tecnica
2) sintassi

Sono anni che mi gira tra le mani questo metodo che non ho mai usato quando ero in conservatorio. Lo acquistai quando ero già diplomata e cominciavo a suonare professionalmente in orchestra.
Devo essere sincera: lo lessi diverse volte in diversi momenti della mia attività, ma è solo recentemente che l’ho ripreso per approfondire e capire meglio i fondamenti a cui la Renié si ispirò. Recentemente ho anche ascoltato una lezione a riguardo tenuta dalla Professoressa Fiorella Bonetti.

Vorrei qui riassumere i punti focali.


Henriette Renié si decise a scrivere questo metodo dopo le innumerevoli insistenze che le vennero da allievi provenienti da tutte le parti del mondo e in modo particolare dall'editore Alphonse Leduc. La Renié, nella prefazione del metodo, cita proprio una frase da una lettera di Leduc che la invitava a farlo e che porta la data del 6 novembre 1940. Il metodo fu pubblicato nel 1946.

Non voglio qui parlare della vita di Henriette Renié ma riporto alcuni accenni che riguardano la sua professione d'insegnante. Dobbiamo tenere presente che nell'epoca tra la fine dell'800 e i primi 40 anni del novecento le donne dovettero conquistarsi pari dignità con la "forza" e cominciarono a cimentarsi con professioni che erano solo per uomini.
Stranamente l'arpa, considerata da sempre uno strumento per donne, era sì suonata dal gentil sesso, ma come arte da affinare tra le mura di casa.
L'arpa tanto di moda alla corte di Maria Antonietta, suonata da bravissime arpiste quali Anne-Marie Steckler(17??-1813), moglie di  Krumpholtz, e Dorette Schleider (1787-1834), moglie di Louis Spohr, doveva essere insegnata da uomini.
Solo Madame De Genlis fece eccezione e scrisse pure un metodo e, più di cent’anni dopo, arrivò proprio Henriette Renié.

Ho letto che Mademoiselle Renié cominciò presto ad insegnare, anche se lo fece solo privatamente. Non era ancora previsto che le donne potessero avere una cattedra in Conservatorio. Nel 1903 (all'età di 18 anni) presentò il suo allievo undicenne Marcel Grandjany all'esame di ammissione in Conservatorio. Fu preso un anno dopo ma poté diplomarsi solo nel 1905 a pieni voti. Grandjany con Mildred Dilling, altra fenomenale allieva della Renié, portarono e diffusero il suo metodo negli Stati Uniti.

Henriette Renié nel 1940, quando cominciò a redigere il suo metodo, aveva 65 anni e vantava quindi una grandissima esperienza d'insegnamento. Lei stessa dice che in 50 anni di carriera molte sono le cose che ha imparato dai metodi francesi, da quelli stranieri e dagli allievi che provenivano da tutte le parti del mondo.

Nei principi generali Renié sostiene che è l'insegnate che deve adattare i principi di base dello strumento alla conformazione fisica e alle capacità musicali dei diversi allievi. Il lavoro dell'insegnante è quello di trovare il miglior modo possibile affinché si riesca a suonare lo strumento in modo rilassato. Altro principio fondamentale è quello di trattare i diversi soggetti tecnici senza scomporli in capitoli separati, ma, seppur con gradualità, presentarli all'allievo in lezioni composite. L'obiettivo che Renié vuole raggiungere è quello di dare un quadro di base il più completo possibile in 10 lezioni senza annoiare l'allievo. Ogni lezione deve essere assorbita in un tempo che varia dalle capacità di ciascun studente. Oltre alle proposte di esercizi tecnici personali e altri presi dal trattato di Naderman, Renié suggerisce l'integrazione delle sue lezioni con brani e studi aggiuntivi (brani sono composti da lei, altri di autori francesi, e gli studi di Bochsa).

Henriette Renié proviene dalla scuola di Alphonse Hasselmans (1845-1912) per il quale ebbe una grande venerazione e con il quale studiò dagli otto ai quindici anni. L'esperienza artistica e musicale e quella di insegnante la portarono poi ad aprirsi a vedute più ampie verso un evoluzione tecnica e d'insegnamento che seguisse l'evolversi delle composizioni per arpa e delle richieste della moderna professione. Questo lo rimarca lei stessa. Tra l'altro era essa stessa compositrice.
Nella prefazione al secondo volume chiarisce molto bene il suo punto di vista sul repertorio e sui principi a cui si ispira nel creare un metodo di studio e di lavoro per l'arpista.
Reputa il repertorio proveniente dalle opere di Naderman, Bochsa, Dizi, Labarre, Parish-Alvars (in genere da metà '700 a tutto l'800) ormai non più suonabile se non in programmi dedicati ad una mera retrospettiva. Tutto materiale però che Renié reputa validissimo per la costruzione tecnica e musicale dell'arpista, il quale poi deve rivolgere il proprio obbiettivo all'esecuzione del repertorio moderno.
Questi autori moderni, a differenza di quelli ormai obsoleti citati sopra, hanno la caratteristica di aver scritto ciascuno poche opere per arpa, dice Renié, col risultato che il repertorio risulta molto più scarno rispetto a quello che possono vantare gli altri strumenti solistici. I compositori che prende in considerazione l'autrice sono per lo più francesi contemporanei a lei come Fauré, Busser, Galeotti, Noel-Gallon, etc.

Altro principio che Renié sostiene è l'efficacia dell'uso delle trascrizioni di opere di autori importanti scritti per altri strumenti, utili a far crescere sia tecnicamente, ma soprattutto musicalmente l'arpista.
Lei stessa è autrice di diverse raccolte di trascrizioni di autori come Beethoven, Listz, Chopin. Aggiunge anche che è auspicabile che il concertista li proponga nei suoi programmi da concerto per dare maggior varietà al programma stesso e poter meglio mostrare le sue capacità musicali, consapevole della corrente di pensiero contraria che dice "solo brani originali per arpa!".

Entro ora nello specifico del metodo

Il volume sulla tecnica è impostato per dare una base partendo dall'impostazione della mano, conducendo l'allievo all'apprendimento graduale dei fondamenti tecnici e proponendo un metodo di studio molto preciso. Ci sono disegni che mostrano la posizione del corpo all'arpa, delle mani, dei polsi e delle braccia con una descrizione molto approfondita dei particolari.

Alla posizione allo strumento dedica un pagina.
Riassumo: L'arpa va tenuta diritta di fronte alla spalla destra col ginocchio destro che sostiene un po' il corpo dello strumento; le corde non si devono guardare quasi di fronte, tenendo lo strumento di sbieco, ma quasi con un senso di prospettiva e le due mani si devono vedere entrambe; il braccio destro è libero e mobile, perché l'arpa appoggia solo sulla spalla destra.
L'altezza della sedia deve essere tale che l'arpista abbia gli occhi all'altezza della prima ottava. La posizione dritta dell'arpa permette di posizionare il leggìo ben di fronte in modo da non dovere girare la testa dal piano delle corde al leggìo.

Passa a descrivere la posizione delle dita delle due mani sulle corde e descrive con molti particolari il movimento delle dita che pizzicano le corde.
Usa per la posizione di partenza quattro dita su quattro corde in scala con un esercizio di movimento di ciascun dito mantenendo le altre dita ferme sulle corde.
Poi lo stesso disegno in salita o discesa. Infine collega le salite e le discese collegando la diteggiatura.
Passa poi agli esercizi con arpeggi a tre dita a mani alternate.
Fino alla 6° lezione utilizza molti passaggi tecnici presi dal metodo di Naderman. Le due mani lavorano molto solo alternandosi (tranne passaggi con accordi semplici che stanno sotto ad arpeggi) e propone le basi tecniche degli arpeggi a tre e quattro dita alternati, bicordi, accordi a tre e quattro dita, scale con la girata del 4° dito, armonici e glissandi.

Dalla 7° lezione si passa ad una fase più elevata di concatenamenti delle diteggiature.
Le due mani possono fare esercizi insieme (con lo stesso passaggio tecnico), vengono date indicazioni per affrontare gli studi di Bochsa op. 318 e un elenco di brani di difficoltà pari al livello raggiunto.
Il lavoro prosegue fino alla 10 lezione alternando esercizi proposti sul metodo ad esercizi da integrare dai libri di Boscha, Naderman, Godefroid nonché ulteriori suggerimenti di brani.

Le ultime due lezioni del primo libro sono di tecnica avanzata introdotta da esercizi mirati e mostrata anche in brani di repertorio soprattutto di composizioni scritte dall'autrice o di autori francesi contemporanei (Hasselmans, Grandjany, Tournier).


Il secondo Volume, Syntaxe, si può intendere come corso di perfezionamento con consigli tecnici approfonditi sul repertorio.

Riporto il primo paragrafo dalla prefazione del secondo volume che riassume bene l'obiettivo di tutto il metodo.

"La nostra prima parte ha tentato di far conoscere all'allievo le diverse forme della tecnica dello strumento indicando più chiaramente possibile la maniera di procedere per ottenere un bel suono, la forza, la scioltezza e la sicurezza.
Ma una delle grandi difficoltà dell'arpa è che il suo campo d'esperienza è estremamente limitato. Lo strumento è troppo poco suonato in pubblico affinché l'arpista possa apprendere dagli altri ciò che gli manca. Il risultato è che molti si attengono alla lettera ai principi che gli sono stati insegnati senza tenere conto delle miriadi di casi dove la pratica di questi principi non deve essere applicata se non con aggiustamenti o addirittura cambiamenti. La sintassi tenta di passare in revisione con mente aperta il più grande numero di casi compatibilmente alle dimensioni ristrette di quest'opera".

Renié dice che per comprendere questa sezione bisogna già saper suonare l'arpa. Questo concetto è molto interessante e profondo.
Moltissime abilità che apprendiamo nella nostra vita passano dal vedere l'esperienza applicata da persone più esperte. Ho detto vedere perché è lì che si comprende veramente la formula magica letta nei libri. Il vedere e sentire suonare il proprio strumento da tante persone ci fa crescere e imparare molto più velocemente e in modo divertente. Sentire suonare il brano che stiamo studiando da mani esperte o anche da colleghi ci insegna molto. Possiamo cogliere le stesse nostre difficoltà e vedere come vengono risolte.
Diciamo che le moderne scuole Suzuki o il metodo tradizionale irlandese ad orecchio ed imitazione sono andate nel verso opposto e stanno modificando le vedute anche sulle lezioni di arpa classica in ambito accademico italiano.

Comunque, ancora oggi che il numero degli arpisti è notevolmente cresciuto, rimane uno strumento poco ascoltato e relegato il più delle volte in un immaginario stereotipato e misterioso. Questo non favorisce la diffusione a livello di pubblico, naturalmente, e non aiuta gli arpisti ad avere tra loro scambi di idee fertili per la loro crescita musicale e arpistica.

Tornando al secondo volume la struttura è la seguente.
Ripresa dei principi di articolazione e posizione delle dita applicate ai casi musicali che si trovano nei brani di repertorio.
Da pagina 132 a pagina 148 Renié cerca di spiegare come la mani e le dita possano lavorare i mille posizioni alternative per risolvere passaggi musicali impegnativi.
Ogni idea differente è illustrata attraverso l'esempio pratico di un passaggio specifico di un brano.
I moduli tecnici appresi in forma standard nei primi anni di corso vanno resi applicabili alla musica che è tutt'altro che standardizzata. Di certo l'insegnante accorto non aspetterà troppo a lungo per introdurre questo principio, ma la tecnica del suonare si affina con la maturazione che non avviene in poco tempo.
Avere la visione generale che esistono possibilità di trovare soluzioni che facilitano il suonare conforta sia i principianti che i professionisti.
Renié è della categoria d'insegnanti-ricercatori che non smettono mai di porsi domande e di cercare sempre nuove risposte.

Il volume di sintassi prosegue con la considerazione di passaggi evoluti di suoni armonici, suoni presso la tavola, e un capitolo dedicato ai bassi. Quest'ultimo ha lo scopo di evidenziare le possibilità ma anche le difficoltà di utilizzare la zona grave dello strumento. Anche qui moltissimi sono gli esempi su brani di repertorio che per la maggior parte sono sue composizioni.

Si arriva quindi a due capitoli molto interessanti e che credo non siano mai stati scritti in altri metodi precedenti. Sono il capitolo sui consigli sul modo di studiare e quello dedicato ai "virtuosi".
Qui potete trovare perle di grande saggezza che vi aiuteranno a capire come, dopo aver inquadrato un brano lo si porti alla massima conoscenza attraverso passaggi ben strutturati.

Per capirci, avrete definitivamente messo in soffitta la mitica frase "devi ristudiarlo ancora!" che molti insegnanti dicono agli allievi senza aggiungere altra spiegazione.

Perché non mi viene un passaggio? Perché non riesco a memorizzarlo?
Come posso studiare a lungo un passaggio che mi stanca la mano?
Come posso tenere sotto controllo l'emozione durante un concerto?
Come posso calibrare i suoni quando sono in una sala da concerto?
Perché quando sono in pubblico suono così veloce?...

Queste sono alcune delle domande a cui troverete una possibile risposta dalla pagina 184 alla 187.

Si arriva così all'appendice dove trovate esercizi di tecnica giornaliera avanzati per l'articolazione e l'indipendenza delle mani e poi consigli per piccole riparazioni dello strumento.
Consigli preziosi perché l'arpista non sempre trova un tecnico che l'aiuti a sistemare le cose in tempi brevi (me di questa storia ne parliamo un'altra volta!!!).

Il secondo volume termina con la visione di passi d'orchestra impegnativi dove Renié indica diteggiature e per certi passi propone addirittura la revisione del passaggio stesso in chiave arpistica.
Questo principio è molto utile sopratutto oggi che i compositori conoscono sempre meno l'arpa (ma anche in passato grandi autori non sempre sono stati efficaci nelle scrittura arpistica…) e spesso scrivono passaggi non solo insuonabili, ma che hanno l'effetto opposto di ciò che lo stesso compositore desidera.

Con questa mia breve chiacchierata ho solo fatto un breve riassunto dei due libri di Renié per consigliare a tutti gli arpisti classici, qualora non l'abbiano già fatto di studiarlo approfonditamente anche se hanno impostazioni diverse.
E' un libro che apre la mente.

Vi consiglio inoltre di visionare con attenzione un video di Mildred Dilling (il post su blogarpa che ve lo indica si intitola "Le braccia d'acciaio dell'arpista!!!!"), che è stata una delle bravissime allieve di Renié, nel quale troverete messa in pratica tutta la "souplesse" che è il principio fondamentale nonché la parola d'ordine della tecnica di Mademoiselle Renié.

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