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giovedì 25 luglio 2013

Festival dell'arpa di Chiari luglio 2013 per blogarpa


La scalinata del salone di Villa Mazzotti a Chiari


Ormai da qualche anno a Chiari si svolge un festival dedicato all'arpa e siccome abito vicino, appena posso vado ad ascoltare i concerti.
Si chiama Festival dell'arpa perché affianca ai master d'arpa una serie di concerti pubblici di ottima qualità.
Nella Villa Mazzotti si sono tenuti tre corsi: il master di arpa classica con le due insegnanti, Anna Loro e Elisabeth Fontan-Binoche, un corso di arpa antica con Mara Galassi, e un corso di improvvisazione con Lincoln Almada.
Insieme ai corsi d'arpa si è tenuto anche un master di canto lirico condotto da Lia Lantieri.

Le proposte  concertistiche hanno giustamente "sfruttato" gli insegnanti e la locandina dettagliata la trovate in un precedente articolo.

Purtroppo, per una serie di concomitanze tra i mie impegni e le date dei concerti non ho potuto parteciparvi come avrei voluto, ma di due incontri posso farvi conoscere i particolari.
Una mia allieva, Elena Ferri, ha ascoltato il concerto di Almada e Zitello e ve lo racconta in un suo scritto che trovate qua sotto.


Ho invece potuto assistere al seminario che Sara Simari ha tenuto venerdì nel pomeriggio sul repertorio e i protagonisti del scuola d'arpa del conservatorio napoletano S. Pietro a Majella tra '800 e il '900.



Un seminario che Sara Simari ha condotto con passione introducendo l'argomento prettamente arpistico con un prologo sull'epoca storica in cui le istituzioni napoletane musicali si sono originate e sviluppate.
Il suo spiegarci di musicisti, arpisti e repertorio aveva un po' il sapore della consegna del testimone che forse Mirella Vita, arpista scomparsa da due anni con il pallino della musicologia, avrebbe voluto. Era lei infatti che ogni anno spiegava delle sue scoperte e proponeva con entusiasmo quelle ancora da venire. Una ricerca costante dettata dal fatto che l'arpa a pedali spesso si sente orfana di repertori.
D'altra parte non può che essere così, visto che il suo brevetto data 1811 e per i 20/30 anni successivi competeva con il passato delle sue più antiche parenti.

Il Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, visto che è un istituto ricco di storia con un archivio che ancora deve essere "catalogato e scoperto" (ma noi italiani ci rendiamo conto di quante cose abbiamo e continuiamo a dimenticarci?) per ciò che riguarda l'arpa nasconde opere di pregio.

La cattedra di arpa di questo Conservatorio, come Sara ci ha ricordato, ha portato grandi nomi e composizioni che meritano una certa attenzione e ha contribuito a formare una generazione di arpisti che sono diventati famosi non solo in Italia.

Durante la trattazione, Sara ha  suonato con gusto alcuni di questi brani che ha riscoperto e dei quali proprio lei ne ha inciso una serie in una produzione discografica supportata anche dal conservatorio
"F. Torrefranca" di Vibo Valentia che porta in titolo "Rimembranze di Napoli".
Le quasi due ore di seminario sono passate in un lampo e la conoscenza approfondita di Sara Simari è stata condita con alcuni aneddoti simpatici tratti dai metodi citati.
L'unica perplessità che mi è rimasta è questa: Mirella Vita ha passato il suo tempo ad aborrire le trascrizioni per arpa, come quelle che spesso noi facciamo in occasione di intrattenimenti e concerti (trascrizioni di canzoni di musica leggera o brani per altri strumenti) e ora si vanno a riscoprire opere, se pur pregevoli, che altro non sono che trascrizioni di brani d'opera o di canzonette napoletane (certo le grandi canzoni napoletane ormai entrate nella storia della musica…) che all'epoca altro non erano che la modernità e la moda!!!

A me non dispiacciono, ne quelle dell'ottocento ne quelle di oggi se sono fatte con maestria e se servono ad intrattenere il pubblico in determinate occasioni, ma cose ne penserebbe Mirella?
Forse sarebbero piaciute anche a lei!

La serata del sabato è stata dedicata ai saggi degli allievi e anche per quest'anno l'arpa ha lasciato la sua traccia in quel di Chiari!


La riscoperta delle tradizioni perdute: Lincoln Almada e Vincenzo Zitello insieme a Chiari
Di Elena Ferri

Il viaggio inizia dalla fine del mondo. Tra le cime innevate delle Ande nasce una tradizione arpistica risalente ai padri gesuiti del XVII secolo, di cui Lincoln Almada è un alfiere d'eccezione.
Il Festival "Le arpe in villa" 2013 a Chiari (BS), ha visto Lincoln Almada e Vincenzo Zitello impegnati in un dialogo tra tradizione sudamericana e tradizione celtica. Due visioni di ricerca e ispirata restaurazione di tecniche e suoni che si credevano perduti.


Almada trascina il pubblico nel cuore del Sudamerica con la sua arpa diatonica, vibrante, drammatica e incantevolmente  graffiante. Molte storie vengono narrate e molte terre risuonano con le loro inconfutabili melodie, ma sotto la vigile luna calante prende vita la storia d'amore di un indio: tradito dalla sua donna, egli cede al dolore. La perdita, la disperazione, si fondono in un turbinio di accordi incalzanti, irruenti, che sostengono la danza del dolore fino al suo inevitabile esaurirsi.
Dare voce a un arpa, che ha taciuto per più di due secoli, permettendole di vivere una nuova giovinezza all'interno di una solida tradizione, è il merito più grande di Vincenzo Zitello.
Dalle brume del mito rinasce l'isola di Ys; il dialogo-scontro tra un basso incalzante e un tema energico, è esalato dalla trascinante potenza sonora dell'arpa bardica. In contrasto Annina, con la dolcezza della melodia e la ricchezza del suono, risponde alla chiamata della più stretta tradizione scozzese.
La commistione tra il suono potente dell'arpa bardica (con le corde di solo metallo) e la rotondità di quello della celtica (con corde in nylon e di metallo) è espresso appieno in Celtic Raga. Un brano che trae ispirazione dai pibroch scozzesi, ovvero la musica tradizionale scozzese per cornamusa, molto diffusa nelle Highlands, e le ritmiche peculiari dei Raga indiani.
Almada e Zitello sono due eccezionali interpreti di due tradizioni musicali molto lontane, non solo geograficamente. Insieme, una commistione di stili: dal jazz, fino a sonorità più latine, grazie al cajón peruviano suonato da Almada, che arricchisce la produzione originale di Zitello di una ritmicità semplice e coinvolgente, trasportando il pubblico in un viaggio alla scoperta di tradizioni credute scomparse.

Per chi volesse conoscere meglio la musica di Vincenzo Zitello:
http://www.vincenzozitello.it/

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