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martedì 12 febbraio 2013

Il Laboratorio con Janet Harbison



Prima di raccontarvi, in una sorta di diario, i momenti di lezioni del laboratorio di arpa tenuta da Janet Harbison a Romano di Lombardia presso la mia abitazione, vorrei esporvi i principi che animano il suo metodo.
Oltre che leggendo alcune relazioni dettagliate di Janet ho potuto avere conferma di questi principi attraverso questa meravigliosa esperienza fatta dal vivo con lei.
 La musica è un linguaggio che trasmette stati d'animo, emozioni, discorsi e per poter usare questo linguaggio in modo fluido ed essere in grado di poter trasmettere queste emozioni è necessario che tale linguaggio diventi parte di noi. Esattamente come succede per la lingua madre.

Il meccanismo più adatto per apprendere il linguaggio musicale in maniera così profonda è quello che imita l'apprendimento della lingua.
Questo percorso lo sviluppò molto bene Shinichi Suzuki a partire dagli anni 50 del secolo scorso.

La musica tradizionale irlandese che è basata sulle danze e sulle melodie tradizionali che hanno una costruzione molto regolare fatta di frasi che si ripetono regolarmente, aiuta l'apprendimento delle strutture del linguaggio musicale e dà anche l'opportunità di rendere creativo l'apprendimento sin dalle prime fasi. La struttura fondamentale di un brano irlandese, sia melodica che armonica, è solo la base iniziale su cui ognuno può creare il proprio arrangiamento. Negli arrangiamenti si possono arricchire gli accompagnamenti, scegliere accordi diversi, fiorire le melodie con ornamenti infiniti.
Ciò che è tradizione non viene scritto ma eseguito e trasmesso oralmente da adulto a ragazzo, da maestro ad allievo. Questo era il procedimento usato nell'antichità e questo è il procedimento didattico sviluppato da Janet Harbison nel suo metodo di insegnamento dell'arpa.
Vi trascrivo un dialogo che Janet ci ha raccontato durante il corso.
La mamma col proprio bambino:
Le domande che un bambino piccolo che ha appena imparato a parlare rivolge a sua madre:
"Mamma pappa"
la mamma capisce e provvede
Sei mesi dopo
"mamma voglio pappa!"
La mamma provvede
Sei mesi dopo
"mamma voglio pappa!"
La mamma:
"Puoi essere più gentile?"
"Mamma pappa, per favore!"
La mamma provvede e poi chiede
"Ora cosa si dice?"
"Grazie Mamma!"
Un anno dopo
"Mamma, puoi prepararmi la pappa? Grazie"
"subito!"
7 anni dopo
"Carissima madre, puoi farmi per pranzo quelle meravigliose lasagne che solo tu sai cucinare? Te ne sarei molto grato!"
In pratica questo è il normale sviluppo del linguaggio parlato e allo stesso modo si dovrebbe procedere nell'insegnamento e nello sviluppo del linguaggio musicale dei propri allievi.
I bambini ascoltano i grandi suonare e cantare e imitano come possono, in base alle proprie capacità cognitive e abilità, sperimentando elementari esperienze.
Le esperienze si fanno via via più articolate e si imparano nuove sfumature del linguaggio e la comunicazione diventa più precisa, colorita ed emozionale. Questo è naturalmente possibile dove esiste questa opportunità e fa parte della cultura del gruppo familiare e societario in cui si è inseriti.
Janet ci racconta che da ragazzina sentiva le canzoni tradizionali cantate e suonate dai genitori, dai nonni dagli zii e dagli amici. Qualcuno suonava l'arpa, la cornamusa, altri la chitarra, il flauto e il violino. Lei con l'arpa provava le melodie e quando sentiva qualcosa di nuovo si faceva spiegare oppure osservava e ascoltava chi era più capace per riprodurlo sulla sua arpa. Anche la tecnica era appresa con l'osservazione e la ripetizione, adattando ciò che si vedeva e sentiva alla propria fisicità, con naturalezza senza dover leggere tomi di trattati o aver bisogno di spiegazioni dettagliate e precise al millimetro su come posizionare le dita.
Non c'è stato bisogno di passare ore e ore nello studio di esercizi tecnici aridi e infiniti. Attraverso la ripetizione dei brani stessi imparava a muovere i primi passi sulle corde, a camminare con sicurezza tra le melodie fino, a volare tra le corde con incredibile agilità. (Testimonio che Janet vola davvero sulle corde dell'arpa e come lei moltissimi dei suoi meravigliosi allievi) Ciò poteva dipendere dalle capacità personali e dalla volontà e costanza di ognuno di voler migliorare e di portare le proprie abilità nel momento musicale di gruppo.
Si, perché il cantare e il far musica era finalizzato al suonare e cantare insieme nei momenti di ritrovo.
Nelle session, momenti di socialità nei pub, o in ritrovi familiari in cui la musica è parte predominante dove ognuno poteva (e può) dare il proprio contributo così che la musica diventa un fatto sociale e collettivo.
Il fare musica insieme è un fatto di enorme importanza per dare un grande significato all'atto del far musica. Questo non diventa un fatto di pura esibizione individuale, ma un momento di scambio e allegria fra le persone che amano e capiscono il medesimo linguaggio musicale.
La musica d'assieme nell'accezione classica ha connotati simili ma prevede un approccio molto diverso, basato sulla riproduzione di uno spartito di cui ognuno ha porzioni diverse da eseguire alla lettera per costruire l'impianto architettonico della composizione stessa. E' un'azione che richiede molto lavoro intellettuale e poco istintuale e non è alla portata dei principianti.
Nelle esperienze musicali di comunità, come quella irlandese, è tutto il contrario. Il brano è di tutti (melodia e armonia sono conosciuti da tutti) e avuta la visione completa della musica la si porta avanti tutti insieme secondo le proprie capacità e abilità raggiunte.
Dove queste cose si possono praticare (in molte parti dell'Irlanda ancora sono presenti) i ragazzi sviluppano un'atteggiamento verso la vita e le altre persone molto positivo e costruttivo. Gli adulti e gli anziani coinvolgono e sono coinvolti in un discorso collettivo e tutti possono dare il loro contributo.
Nel sistema di apprendimento sviluppato da Janet Harbison anche l'aspetto del far musica insieme è curato sin dalle prime esprienze e i suggerimenti di studio nei Tutor's Books prevedono di esercitare le abilità di accompagnamento e riconscimento armonico appena appresi i rudimenti iniziali.
Forse oggi è un messaggio difficile da far passare sopratutto alle nuove generazioni che hanno sostituito il divertimento collettivo con il ritrovarsi al cinema o in discoteche dove il rumore e la musica raggiungono decibel impossibili e dove ognuno non è parte di nulla. Passività allo stato puro. Oppure c'è il divertimento individuale di fronte ad un monitor (video giochi, consolle varie, tablet, W.I. etc etc…) che prevede lo sviluppo di abilità personali che non avranno comunque un riscontro sociale e di condivisione.
E' difficile far partire la curiosità e spingere i ragazzi verso questa esperienza, ma una volta iniziato il discorso credo che il divertimento sia assicurato. L'atteggiamento più difficile da cambiare è quello dei genitori che continuano a credere che l'imparare a suonare uno strumento musicale debba portare il proprio figlio a primeggiare ed arrivare ad essere dei piccoli prodigi da portare sui palchi di concorsi e trasmissioni televisive. Questo atteggiamento non solo allontana le persone dalla musica, ma non porta alcun vantaggio educativo a lungo termine.
Queste sono riflessioni e percorsi d'esperienza su cui si basa la scuola musicale di Janet Harbison. 
Vi racconterò come lei riesce a trasmettere tutto ciò con gioia ed energia  nelle sue lezioni e nel suo modo di rapportarsi con gli allievi. 

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