Vorrei dare un incoraggiamento a chi, dopo avere letto le riflessioni di Padre Mattia, si fosse spaventato e vedendosi dinanzi il grande "sacrificio" che richiede suonare l'arpa, avesse deciso di desistere.
Tutti i principi che sono enunciati non fanno una piega, ma bisogna ricordare che ci sono molti modi di suonare e non tutti iniziano con l'intento di diventare dei professionisti e dei virtuosi.
Il piacere di apprendere uno strumento si può paragonare al piacere di dedicarsi ad uno sport.
Non tutti i giovani che iniziano a giocare a Tennis diventeranno delle star e le persone che iniziano a suonare da adulte per la maggior parte hanno il semplice desiderio di divertirsi.
Con la musica e nello specifico con l'arpa è la stessa cosa. Certo l'arpa non è uno strumento facile, ma chi ha il forte desiderio di suonarla troverà la giusta via.
Il mio consiglio, oltre a trovare un insegnante che vi segua, è mettersi alla ricerca del repertorio adatto al vostro "possibile" obbiettivo.
Le musiche molto veloci e complicate presuppongono una mano sicura che si forma con il tempo e molto studio.
Iniziate con brani più tranquilli che abbiano un accompagnamento molto semplice.
Alcuni arrangiamenti possono richiedere molta abilità.
Cercate e fatevi consigliare quelli giusti per il vostro stadio d'apprendimento: avrete meno frustrazioni.
Col tempo potrete crearvi un vostro personale arrangiamento sulla base delle vostre capacità e del vostro gusto.
Molto importanti sono anche le diteggiature. Un passaggio difficile con una buona diteggiatura diventa sicuramente meno impegnativo. Viceversa un passaggio banale con una diteggiatura complicata vi renderà tutto più difficile.
L'arte del diteggiare si apprende con l'esperienza.
Ai primi anni di studio cercate raccolte di musica corredate di diteggiature o fatevi consigliare dal vostro insegnante. La diteggiatura ideale non esiste. Esiste quella buona per chi ha poca esperienza, quella che ha scopo didattico utile per imparare e poi ci sarà quella personale. Siate precisi e usate quella che vi consiglia il vostro insegnante fino al momento che anche voi potrete scegliere quella più adatta a voi. Ogni mano è diversa!
Dei tempi di danza molto veloci si può suonare sola la melodia, magari distribuita alle due mani o supportata da un semplice basso.
Se poi si ha la fortuna di poter suonare in gruppo con altri arpisti ci si può divertire a "dividere" il materiale sonoro. Un gruppo suona la melodia e un altro l'accompagnamento concentrandosi solo sugli accordi.
Il divertimento è assicurato e s'impara a suonare insieme agli altri.
A nessuno naturalmente è precluso in futuro cambiare obbiettivo e darsene uno più ambizioso. Ognuno di noi capirà le proprie abilità e imparerà a sfruttarle.
Mi dispiacerebbe se qualcuno si fosse spaventato per le mie "riflessioni a vole alta".
RispondiEliminaL'intento non era certamente quello!
Avevo colto un po' troppa "filosofia", un eccessivo "teorizzare" su posizione delle mani, modo di studiare, metodi vari, e così ho voluto fare mia l'affermazione di non ricordo più chi, il quale alla domanda "lei che metodo consiglia per imparare a suonare il suo strumento?" rispose candido "quello di suonarlo il più spesso possibile!"
Spero quindi che tutti si siano "messi sotto" a suonare!
Caro Padre Mattia
RispondiEliminasono d'accordo con te
"suonare il più possibile"
è la ricetta per progredire.
credo che uno dei fattori che fa la differenza tra "un professionista" e un "non professionista" è il tempo che si può e si vuol dedicare ad un'attività.
Più si suona e più si capisce come fare.
Adesso che vengono le vacanze approfittatene!