lunedì 3 aprile 2017

Siobhan Amstrong: passione e competenza!!




Un grazie a Clara Rocco, alla Salvi e a Maria Christina Cleary per aver organizzato questi due meravigliosi giorni con Siobhàn Armstrong a Milano.

Ho partecipato al seminario di Siobhàn Armstrong a Milano e sono davvero contenta di averla conosciuta di persona perché, oltre ad essere una professionista seria e molto preparata è anche una persona splendida.
Disponibile, allegra e appassionata!
La passione per le sue ricerche e per l’arpa antica irlandese è un tratto che contraddistingue tutto il suo operato e lei riesce a trasmetterlo con grande entusiasmo.
Sabato pomeriggio Siobhàn (a proposito, si pronuncia Shivòn), prima di cominciare a raccontarci dell’arpa antica, ha voluto conoscere i partecipanti uno per uno e ha voluto sapere cosa ci si aspettava da lei.


Si è anche presentata riassumendo velocemente il suo curriculum e la sua esperienza. 
Ha iniziato a suonare l’arpa classica al Trinity College di Dublino e per diversi anni ha lavorato in cori professionali come cantante. Si è poi specializzata in arpe storiche.
Ha fondato e presiede l’associazione The Historical Harp Society of Ireland che ha come scopo principale la conoscenza e il recupero delle antiche arpe irlandesi e scozzesi e del loro repertorio. L’associazione ha ormai 15 anni e raduna anche arpisti, storici e appassionati da tutto il mondo.



Dopo questa semplice presentazione di Siobhàn si sono delineati gli argomenti e soprattutto l’interesse principale del gruppo di lavoro era di capire le differenze tra l’arpa irlandese moderna e l’arpa irlandese antica. Per mostrarci e parlarci delle differenze ha utilizzato, oltre a spiegazioni teoriche, anche momenti di pratica che sono risultati molto efficaci.

Ci ha dato la musica di un paio di brani e ci ha spiegato quanto è importante la tecnica dello smorzato sulle arpe con corde di metallo suonando i brani sulla sua bellissima arpa e provando a suonarli noi sulle arpe della Salvi o le arpe che alcuni corsisti si erano portati.

C’erano a disposizione anche alcune arpe di modelli medioevali con corde di budello e due arpe con corde di metallo gentilmente offerte dal liutaio Michele Sangineto. Maria Christina Cleary, amica e assistente di Siobhàn, ci ha suggerito di provare a turno ad utilizzare queste ultime per capire meglio “sotto le dita” la risposta delle arpe antiche.
È indubbio che la risonanza delle corde di metallo è completamente diversa da quelle delle corde di budello o di nylon.


I brani che ci ha portato si trovano sia nelle raccolte di Edward Bunting che in altre raccolte molto più antiche. Siobhàn ha specificato e ci ha mostrato la differenza tra le raccolte date alle stampe di Bunting e i primi appunti che egli stesso prese proprio durante i tre giorni di festival. Questi schizzi lei li ha raccolti in un libricino e li consulta in continuazione (Dice: “My Bible!”) perché molti dei segni non sempre sono chiari.


Sono davvero degli abbozzi nei quali si nota la velocità con la quale Bunting cercò di catturare il più possibile di ciò che estemporaneamente gli arpisti suonavano dal vivo. Ci sono cancellature e non sempre le battute e i ritmi sembrano precisi. Il problema, lei dice, che sembrano imprecisi a noi come allora lo sembravano al giovane Bunting che era un organista, seppur giovane, abituato alla musica della sua epoca e avrà avuto molta difficoltà a comprendere e trascrivere un genere musicale molto diverso, sia armonicamente che metricamente. Infatti, quando trascrisse i brani in “bella scrittura “ per le edizioni cominciò a cambiarli ed adattarli ad una logica metrica e armonica più vicina al gusto dell’epoca affine alla musica colta settecentesca facendo perdere molto del loro carattere originario. Ne cambiò la tonalità utilizzando quelle più adatte al pianoforte che stava diventato lo strumento più utilizzato presso tutte le famiglie di aristocratici dopo la scomparsa graduale del clavicembalo.
Negli schizzi iniziali non ci sono gli accompagnamenti tranne uno o due brani oppure ci sono delle B messe in alcuni punti che significano basso, senza specificare le note. Le trascrizioni a stampa delle ultime edizioni di Bunting sono invece assai più pianistiche.
Ecco allora che il lavoro di ricerca di Siobhàn e del suo gruppo è la comparazione tra gli schizzi iniziali e le edizioni. Ci ha fatto notare alcune contraddizioni: sotto un brano Bunting scrive “Esattamente come Hempson l’ha suonata – sia gli acuti che i bassi”. L’abbiamo osservata e in alcuni punti l’accompagnamento era tutt’altro che tipicamente arpistico, mentre in altri passaggi lo era.
Anche nelle edizioni finali, comunque Siobhàn ci ha detto che sono rimasti dei caratteri tipici delle arpe che suonano strani sul pianoforte.

Siobàhn, suonando tratti della melodia del brano ci ha fatto sentire come risultava senza smorzare e poi con le dovute smorzature.  “Senza smorzature, lei dice, si crea una sorta di marasma unico poco definito”.
Con le dovute smorzature non entrano in conflitto note che lei ha chiamato “neighbour”, vicine, e quindi dissonanti, mentre le altre che vibrano insieme creano di per sé una buona armonia sufficiente a sostenere il brano anche con dei semplici raddoppi nel basso utilizzati con molta parsimonia.
Il primo brano che ci ha dato è un lamentation intitolata a Counsellor MacDonough’s di Turlough O’Carolan e si trova nella raccolta del 1724 di Neal’s collecection of the most celebrated Irish tunes.
Cerco di spiegarvi a grandi linee i principi che ci ha indicato Siobhàn ma non sarà mai come vedere dal vivo le sue dita lavorare sulle corde.
Il “damping” è ottenuto rimettendo subito il dito sulla corda che si vuol stoppare. È un lavoro certosino.
È necessario capire quali sono le note della melodia che risuonano in modo fastidioso e quali invece contribuiscono all'armonia. Queste ultime si lasciano vibrare.
Nell'edizione della Amstrong, che ci ha dato, sono segnate sia le diteggiature che la rimessa delle dita che devono smorzare. Ci ha spiegato che è d’uso tenere le dita sui gruppi di note e quando ci sono dei salti tra i gruppi spesso è meglio non legare le diteggiature. Le sue mani sembrano quasi non muoversi e si spostano molto composte quando ci sono dei salti.
Bellissime sono le scale con le girate del pollice sotto le altre dita, esattamente il contrario di ciò che facciamo sulle arpe moderne.
Il secondo giorno ci ha parlato e mostrato alcuni trucchi per gli abbellimenti.
Il basso è davvero scarno, ma vi assicuro che sulla sua arpa è più che sufficiente a dare un appoggio qua e là dove serve.
Di solito la mano sinistra, anche se suona una nota sola, appoggia le altre dita sulle note intorno a quella che viene suonata e così vibra solo la corda giusta in modo pulito e preciso.
Sembra, per noi arpiste classiche, di vedere i primi esercizi del Grossi con le dita tutte in posizione.
Cosa davvero importante, prima ancora di decidere la diteggiatura e i relativi smorzati immaginarsi il brano cantato o cantarlo direttamente per vedere dove ci sono i respiri giusti. I testi di queste melodie che Edward Bunting ha trascritto e raccolto nel corso della sua vita a partire dall’esperienza del Festival del 1792, esistono, ma sono stati scritti e raccolti in modo poco organico e ora c’è bisogno di provare a metterli insieme con le melodie giuste.
Bunting era inglese e non conosceva il gaelico. Gli arpisti cantavano in gaelico. Allora il primo lavoro fu quello di trascrivere le melodie. Quello fu fatto nei tre giorni del festival. Successivamente Bunting si avvalse di alcuni irlandesi che andarono presso gli arpisti rimasti a raccogliere i testi. Ma, siccome le melodie erano suonate e adattate da ciascun arpista in maniera personale, così come era caratteristica del loro far musica, i testi raccolti sono assai difficili oggi da ricomporre con le diverse versioni della stessa melodia. È un lavoro che richiede intuito e gusto e lo possono fare solo esperti musicisti che conoscono molto bene il gaelico.

Siobhàn ci ha cantato tutto il tempo le melodie che ci faceva provare. Ha una voce bellissima e un modo di cantare incantevole. Era un piacere starla a sentire e nello stesso tempo si capiva davvero il carattere del brano prima di suonarlo.
In effetti il nostro suonare è stato più che altro un tentativo di provare le sue diteggiature e i gli smorzati.
Ci proposto poi di mettere noi il basso a nostro gusto e poi, ascoltandoci, ci correggeva o ragionava su quello che avevamo scelto.
Naturalmente il tempo per fare tutto ciò è stato pochissimo. Abbiamo solo intuito come si può procedere, ma di sicuro, per me ora è molto più chiaro il risultato sonoro che può dare una Old Irish Harp!!
Mentre si facevano questi tentativi, le domande che venivano poste avviavano altri discorsi sulla storia Irlandese e sull'attività di questi arpisti.
Domenica abbiamo visto, tramite un testo comparato le due versioni di un altro brano Táimse 'im Chodladh (I am asleep and don't waken me) di Dannis O’Hampsye e ci ha parlato dei modi usati nei brani.

Molte altre cose sono state abbozzate, e lei stessa iniziava un discorso e poi doveva interromperlo perché il tempo non permetteva un maggior approfondimento.
Comunque è stato un modo, per chi non conosceva davvero nulla sull'argomento, di aprire la mente ad un mondo completamente diverso e affascinante.
Ci ha dato due indirizzi dove poter trovare notizie e materiale. Uno è legato alla sua associazione The Historical Harp Society of Ireland e l’altro tenuto da Simon Chadwick uno studioso di arpe antiche dove si può trovare storia e materiale sul repertorio (www.earlygaelicharp.info).


I corsisti erano circa 12.  Al concerto serale, che si è tenuto al Teatrino la Scala delle Vita, la sala che non ha una grande capienza, non era al completo. Tuttavia il pubblico presente ha mostrato grande entusiasmo per una performance di grande classe ed interesse.

Che dire? Dispiace che, nonostante fosse fatta girare voce sia nell'ambito dei gruppi di arpa celtica milanesi e lombardi, sia nell'ambito dell’arpa classica dei conservatori, non si sia capito che valeva la pena almeno di ascoltare dal vivo un’arpa antica e la sua interprete e ricercatrice di così alto livello. 


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