venerdì 7 settembre 2012

La pratica nello studio dell'arpa: la mia esperienza


Queste righe sono il risultato della mia personale esperienza (mi verrebbe da dire delle mie vicissitudini) nei 4 anni e mezzo di studio dell'arpa, particolarmente di questo ultimo mese o poco più. Non sto a raccontarvi le varie peripezie di questi anni: vari tipi di impostazione della mano, molti brani studiati, insuccessi, successi temporanei, entusiasmo e disillusioni.
Vi racconterò solo l'ultima parte, quella che mi ha portato a quanto esporrò in questo post.
Tutto è nato dalla considerazione che di tutti i brani studiati - una cinquantina, e vi assicuro che ci ho sudato sopra per mesi e mesi - in realtà non riuscivo a suonarne neanche uno BENE dall'inizio alla fine, magari ripetendolo 2/3 volte di fila, oltre ad avere una costante e spiacevole sensazione di mano "insicura", pur avendo ormai acquisito una posizione delle mani ed una tecnica piuttosto buone. Pensa che ti ripensa, prova che ti riprova, ad un certo punto mi si è accesa una lampadina...
Eccovi quindi le considerazioni e le conclusioni a cui sono giunto.
Di solito ci sediamo all'arpa ed iniziamo a suonare i soliti brani che conosciamo, più o meno a tempo ma in genere correndo, e dopo qualche battuta cominciamo ad inciampare. Talvolta nel solito punto ma più spesso qua e là senza ragione apparente... E così ad un certo punto ci chiediamo: "Perché non riesco a suonare nessun pezzo da capo a fondo senza errori? Eppure sono sempre gli stessi brani da un pezzo, dovrei ormai conoscerli benissimo! Cosa c'è che non va?"
Il problema è il nostro cervello, ma non per i motivi che pensiamo. Non siamo troppo vecchi (beh, nel mio caso sì...), troppo arrugginiti (magari sì, un po' sì...), troppo distratti o troppo pigri per imparare. Semplicemente stiamo sbagliando l'approccio allo studio. Ho letto da qualche parte che una ricerca psicologica sostiene che occorrono solo più o meno sette ripetizioni coscienti di uno stimolo per imparare qualcosa di nuovo. Ciò significa che - almeno in teoria - un passaggio suonato sull'arpa sarà radicato dopo sole 7 ripetizioni. Invece, se si è imparato il passaggio in modo errato fin dall'inizio, ci vogliono 35 ripetizioni per sovrascrivere e correggere ciò che è sbagliato. 5 volte di più.
Allora, proviamo un modo diverso di studiare, più consapevole del ripetere fino allo spasimo lo stesso brano dall'inizio alla fine e sempre sbagliando, e vediamo che cosa succede... Cominciamo però con un brano nuovo, mai suonato prima, anche perché sperimentare un nuovo sistema di studio dovendo ripetere il brano per 35 volte per correggerlo non è proprio incoraggiante... Ai pezzi vecchi penseremo poi.
Dicevo, scegliamo un brano mai suonato; naturalmente di difficoltà adeguata alle nostre capacità (quindi un brano facilissimo andrà molto bene per cominciare...). Mettiamo però subito in chiaro una cosa: ci vogliono TEMPO, COSTANZA e PAZIENZA. Scorciatoie non ce ne sono, quindi mettetevi il cuore in pace.
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Dunque, scelto il brano? Benissimo, state alla larga dall'arpa...
La prima cosa da fare è quella di guardare il vostro brano, per analizzare i patterns di cui è costituito. Se si dispone di una registrazione del pezzo (magari fatevelo suonare dall'insegnante), ascoltatelo più volte, sia con la musica davanti a voi che senza. Questa è una procedura che rafforza l'apprendimento più di quanto si possa immaginare.
Guardate la tonalità, l'indicazione del tempo, i ritmi e l'andamento della musica, le figure che si ripetono, quali intervalli e accordi si presentano, quali potrebbero essere i passaggi più difficili. Questo lavoro consente di risparmiare più tempo di quanto si possa immaginare rispetto ad una lettura "a freddo". Inoltre aiuterà a memorizzare il brano.
Ora, scegliete un passaggio del pezzo (una sezione, un verso, o anche una sola frase) su cui lavorare (non necessariamente le battute iniziali...). Deve essere abbastanza piccolo in modo da poterlo ragionevolmente imparare con i famosi 7 passaggi; diciamo al massimo 5/6 battute, molto meno se siete proprio alle prime armi.
L'elemento più comune che si impara in modo sbagliato è il ritmo. Pertanto, è una buona abitudine appropriarsi prima bene del ritmo del brano, battendo le mani e contando a voce alta il tempo prima di provare a suonare il passaggio.
Perché battere il tempo con le mani e contare (si chiama lettura ritmica) funziona?
Perché dà al cervello la possibilità di immagazzinare le informazioni relative al ritmo, in modo che quando si suona, una parte del pensiero è libera per tutti gli altri elementi (come tenere a bada le dita!) da tenere sotto controllo. Imparate a contare a voce alta e a battere il piede al ritmo a cui si conta e battere le mani (perché poi suonando potrà tornarci utile battere il piede, le mani sarebbe un po' difficile...). Ed è bene fare questo lavoro con il metronomo gran parte del tempo.
Quindi, provate a battere i ritmi della melodia e dell'accompagnamento con le vostre due mani, con la mano destra il rigo superiore e con la mano sinistra il rigo inferiore. E' difficile? Altroché!
Ma come ci si può aspettare che le mani suonino insieme sull'arpa quando non è possibile riprodurre i ritmi in modo indipendente, spogliati di diteggiature e parentesi quadre, sul tavolo? Vedrete che questo lavoro vi tornerà utilissimo quando finalmente suonerete il passaggio in esame.
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Ora, sedetevi all'arpa, ma non suonate neanche una nota...
Una tecnica che ho sperimentato e che mi ha dato un grande aiuto è quella "à la muette" (silenziosa) di cui parla Henriette Renié (fatevi dire da Harpo chi era...).
Prendete il gruppo di note sotto la prima parentesi quadra della frase in studio, mettete le dita sulle corde come indicato nella parentesi, premete leggermente le corde 2 o 3 volte (come per fare "popi-popi") e senza suonare una nota staccate le dita e andate a piazzarle sulle corde indicate dalla parentesi successiva, oppure spostate le dita su altre corde se così è indicato.
In pratica, dovete piazzare le dita sulle corde seguendo la diteggiatura e le parentesi, come per suonare, ma senza pizzicare. Semplicemente "spremete" un po' le corde. Insistete sulle posizioni che vi risultano più difficili o scomode. Fate molta attenzione al movimento che la mano deve compiere per spostarsi da un gruppo di note all'altro. Soprattutto se vi sono arpeggi, considerateli come accordi, quindi piazzate le dita insieme, come per suonare una accordo unito, non arpeggiato.
In questo modo impariamo la "geografia" del passaggio da suonare e focalizziamo la nostra attenzione sugli spostamenti che la mano deve compiere da un gruppo di note all'altro.
Fatto questo, adesso suonerete, ma iniziate SOLO praticando i passaggi difficili o scomodi, quelli che avete scoperto nelle fasi precedenti. Soprattutto con il lavoro "à la muette" dovreste sapere esattamente quali sono. Quindi prendeteli uno per uno e lavorateli lentamente, molto lentamente, focalizzando l'attenzione sul ritmo e su ogni movimento che dita/mani/braccia devono compiere.
Se qualcosa non funziona dovreste essere in grado di capirne la causa (ritmo? diteggiatura? errore di lettura delle note?) e di prendere le misure appropriate per risolvere il problema. Si deve arrivare ad essere in grado di suonare ciascuno di questi passaggi per 10 volte di fila correttamente prima di proseguire. La pazienza qui pagherà molto, perciò datevi da fare.
Dopo questo lavoro "a pezzi", finalmente, è possibile eseguire per intero il passaggio che abbiamo scelto come esperimento. Se tutto funziona bene a mani separate, lavorate il passaggio a mani unite. Ovviamente sempre adagio perché qui il lavoro raddoppia: bisogna incastrare le due mani e controllarle entrambe contemporaneamente, quindi occhio...
Ora procedete con un'altra frase e lavoratela nello stesso modo e imparerete l'intero brano a tempo di record. Meglio ancora, sarà corretto (anche se lento – mi ripeto – la velocità viene col tempo), e non sarà necessario utilizzare 35 ripetizioni per fissarlo.
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Al termine di questo lungo lavoro sarete in grado di suonare in modo corretto - lentamente, si capisce - tutto intero il brano che avete scelto. Ora si tratta di farlo "maturare", cioè pulirlo da eventuali incertezze residue, eliminare gli eventuali frizzii e portarlo - pian pianino - alla velocità desiderata di esecuzione. Anche per questo lavoro ci vogliono tempo, costanza e pazienza e ci torna utile quanto già esposto nei post di Rosangela precedenti. Ma è un lavoro che paga nel tempo, perché man mano che studiamo brani nuovi e perfezioniamo quelli vecchi, il nostro cervello impiegherà meno tempo per fare tutto questo lavoro.
Una cosa molto importante, direi fondamentale: SUONATE LEGGERI, non tirate le corde. Le arpe celtiche (almeno quelle di buona marca...) suonano appena sfiorando le corde. Non è vero che tirando si ottiene un bel suono - semmai il contrario - e non è vero che tirando si acquista sicurezza perché si ha un "appoggio" più solido: le corde dell'arpa non sono la balaustra di un balcone... Se il vostro insegnante vi dice (lo dicono in tanti, purtroppo...) di "aggrapparvi alle corde" voi rispondetegli che le corde della vostra arpa non sono liane e voi non siete Tarzan, dopo di che - vi consiglio - cambiate maestro.
L'appoggio sulle corde è il risultato della precisione tecnica che porta stabilità delle mani; è il risultato di ore ed ore di studio lento e consapevole, non il contrario. Bastasse tirare le corde per acquisire sicurezza, saremmo tutti virtuosi. Quindi, state leggeri. Il polpastrello va solo APPOGGIATO sulla corda che deve essere suonata. Al momento di suonare, semplicemente chiudete (poco) il dito e la corda suonerà.
Tirare le corde prima di suonare in un principiante provoca inutile tensione che fa rimbalzare il dito sulla corda, il contrario della stabilità. E questo vale anche per l'arpa classica: nei primi esercizi, a pag. 4 del metodo per arpa più usato nei nostri Conservatori, Maria Grossi scrive: "suonare lentamente, leggermente e a mani separate fino a quando sarà sicura la posizione della mano e giusta l'articolazione delle dita".
La presa sicura viene col tempo e con la pratica, e soprattutto viene naturalmente: la mano "si sente" più sicura, quindi si appoggia di più alle corde, non tirando, mi raccomando...
A questo punto, pensate a come strutturare la vostra pratica di studio. Ecco lo schema di come io strutturo la mia. Ovviamente non è uno schema rigidissimo, ma è un buon punto di partenza.
- Prima di tutto, una decina di minuti di riscaldamento
- Suonate il vostro pezzo preferito del momento, quello che vi riesce meglio e che vi piace di più
- Qualche esercizio di tecnica (fanno tanto, ma tanto bene!)
- Lavorate sui passaggi difficili del brano che state studiando
- Lavorate - lentamente - il pezzo che state studiando
- Suonate gli "old friends", i brani che già sapete suonare e che devono essere perfezionati (pulizia, velocità). Ovviamente, usate il metronomo. In questo modo, ruotandoli opportunamente, farete "progredire" più brani che avrete sempre pronti all'occorrenza (per esempio, una serata tra amici...).
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Vi consiglio di non fare sessioni di lavoro troppo lunghe ed è importante ogni tanto fare una pausa, anche breve. Muovetevi, stiratevi, rilassatevi. Contrariamente a quello che spesso si legge nei metodi e si sente dire da alcuni insegnanti, la posizione del corpo all'arpa (in realtà a tutti gli strumenti musicali) non ha niente di naturale. Quindi è importante fare delle pause sia per stirarsi un po' sia per rilassare il cervello dalla grande concentrazione indispensabile quando si suona, onde evitare pericolose fusioni di meningi...
Un'ultima osservazione. E' chiaro che non tutti i brani sono uguali e non sempre il nostro approccio nei loro confronti è uguale. Scoprirete che ci sono dei brani che "vi vengono" in un paio di giorni, su altri dovrete sudare anche per 2 settimane. Brani che vi sembrano semplicissimi in realtà necessiteranno di un tempo molto più lungo di brani che avete esitato a scegliere perché vi sembravano difficili.
E' così, non fatevi troppe domande e accettate lo stato di fatto; l'importante è che sappiate che può succedere, quindi non vi allarmate quando succederà (perché succederà...).
E ora vediamo come "salvare" i vecchi brani su cui siete inciampati fino alla settimana scorsa...
In realtà non c'è una ricetta particolare. Dovete sostanzialmente capire se alla base dell'errore c'è un problema tecnico, e allora dovete trattare questi brani esattamente come se fossero nuovi. Gli altri vanno semplicemente ripresi molto lentamente e gradualmente (in giorni, non in minuti!) si aumenta la velocità.
Non è difficile capire la differenza: se suonando lentamente il brano inciampate sempre nello stesso punto, è lì che c'è da capire che cosa non funziona. Se invece il pezzo suonano lentamente "funziona", vuol dire che è solo un problema di maturazione del brano e quindi va suonato e risuonato lentamente col metronomo!
Ultimo consiglio. Un errore da non fare mai è quello di aumentare di colpo la velocità per "provare" i risultati raggiunti. Non solo non funziona, ma così facendo si distrugge in un colpo il lavoro di settimane o anche di mesi. La velocità si aumenta MOLTO gradualmente e SOLO quando non c'è più alcuna incertezza nella fluidità dell'esecuzione.
Penso che ora mi chiederete: Ma funziona? Per me sì. In poco più di un mese io ho imparato 5 pezzi nuovi e ne ho "sistemati" 10 vecchi. Voi che ne dite?
P. Marco
































1 commento:

harpo ha detto...

Caro Padre Marco questo bel discorso chiarificatore sul metodo di studio ci voleva!

Hai chiarito come si deve studiare per ottenere dei risultati.
Così sfatiamo pure l'alone di mistero su cosa fa il musicista per prepararsi ad incantare il pubblico: SUDA sette camicie come tutti gli artigiani!
In fondo i cosiddetti "artisti" altro non sono che devi veri artigiani appassionati di quello che fanno.
Come tutti gli altri onesti lavoratori.
Eh si, perchè spesso se dici che fai il musicista non credono che sia un vero lavoro e ti chiedono: "ma di lavoro che fai?"…
Posto che oggi ci sono pochi lavori che ti danno di che stare tranquilli, e quello del musicista è ancora più difficile che ti frutti, il punto era far capire a chi la musica non l'hai mai fatta che oltre a pagarti la prestazione al momento (per esempio due ore di concerto) ti dovrebbe essere riconosciuto il lavoro di preparazione, che è il più lungo e difficile.

A parte questo discorso vorrei approfondire alcuni punti delle fasi di studio che propone Padre Marco.

Alcune cosa che suggerisce sono comunque di difficile applicazione per chi non ha mai fatto nulla di musica prima di cominciare a suonare l'arpa. Chi è completamente all'oscuro di qualsiasi nozione musicale dovrà cercare un insegnante di riferimento, perchè fasi come "scegliere un brano della difficoltà adeguata" o "capire la geografia del brano prima di studiarelo attraverso lo spartito" sono cose che si possono fare se già si suona da qualche tempo o se già si sa leggere la musica.

Per i principianti suonatori self-made conviene allora seguire un metodo preciso, tipo quello di Sylvia Woods, e procedere seguendo scrupolosamente i suoi consigli utilizzando il video, almeno per i primi sei mesi/un anno.

Anche quando dici:
Se qualcosa non funziona dovreste essere in grado di capirne la causa (ritmo? diteggiatura? errore di lettura delle note?)
E' una capacità che viene con il tempo, ma che non tutti sanno fare.

Se invece avete un insegnante è lui che dovrebbe essere in grado di dirvi cosa dovete mettere a posto e come farlo.
Devo dire che non è sicuro che tutti gli insegnanti lo facciano. Alcuni non sono proprio in grado di farlo, altri non ne hanno voglia. In entrambi i casi, adesso avete uno specchietto preciso di come si dovrebbe procedere e quindi potrete anche accorgervi se l'insegnante che avete scelto sta guadagnandosi onestamente il suo compenso.

Un'altra importante considerazione è che la lettura musicale e un pizzico di teoria sono necessari se non si vuol rimanere fermi al nastro di partenza. Anche se cominciate ad orecchio e anche chi lavora con il metodo di Janet Harbison che prevede di imparare ad orecchio, dovrete mettere in conto che leggere la musica sarà indispensabile. E poi, non è così difficile come sembra. Il metodo Harbison funziona solo se fate lezione regolare tutte le settimane (magari anche più di una…) con l'insegnante che vi guida di persona con la sua arpa dal vivo li di fronte a voi.

Quando poi avrete usato lo spartito per studiare, mano a mano che imparate il brano lo accantonerete perchè non vi servirà più se non per ripassare ogni tanto qualche particolare che avrete dimenticato.
Lo spartito è un semplice pro memoria, soprattutto per la musica folk.

Un grazie a Padre Marco per il suo lavoro preciso e prezioso.