lunedì 14 maggio 2012

Come un libro di ricette…




Ogni tanto con il blog batto la fiacca. Vorrei scrivere e solo scrivere, studiare, provare a comunicare come le dita si muovono sulle corde, perché frizzano o non frizzano, perché non so che accordi pigliare (come "che pesci pigliare"), ma siccome sono un po' pigra, scrivo poco.

Questa sera ho avuto un'ispirazione.
Vediamo che ne viene fuori.

Ci sono tanti modi di insegnare e tanti modi di imparare.

L'arpa non è certo uno strumento facile, ma se si vuol cavar un melodia piccola piccola e senza pretese, allora si può imparare facilmente.
Volete poi jazzare appesi sulle corde rosse e blu? Bene, datevi da fare con le orecchie e suonate, suonate, suonate, dal mattino alla sera.

Se invece se ne vuol cavar il massimo, magari suonarci … le variazioni Goldberg di Bach (che l'arpa proprio non se la filava per niente…) allora conviene mettersi l'animo in pace, rassegnarsi ad anni e anni di pazienza e studio e qualcosa si farà di sicuro.

Questo attacco è lento, direbbe l'editore di un giornale?
Può darsi. Se ciò che avete letto finora non vi ha annoiato e siete più che mai curiosi di vedere come va a finire l'articolo anziché optare per una bella video-ricetta su you-tube, allora cercherò di venire al punto.
Tra l'altro è proprio la visione di un film che parla di ricette che mi ha ispirato delle affinità.
Il film  è "Julie & Julia" (Usa 2009), la storia vera di Julia Child.


La Child, moglie di un diplomatico americano, vivendo per diversi anni a Parigi, si iscrive ad una prestigiosa e blasonata scuola di cucina per coltivare la sua innata passione per il cibo. Questa appassionante esperienza la porterà a scrivere un libro di cucina che diventerà famoso e amato da tutti gli americani: scopo del libro è convertire al gusto e al piacere della cucina francese i suoi connazionali, anche di quelli che dispongono di poco tempo e di nessuna abilità tecnica di arte culinaria.
Cinquant'anni dopo Julie Powell (l'altro personaggio principale), trentenne impiegata americana, prende il libro e lo ripropone in versione personale cucinando e scrivendo sul suo blog. Le riesce talmente bene che la aiuterà a ritrovare se stessa e il suo talento (non necessariamente in cucina).
Per chi non l'ha visto è un bel film.

Cosa c'entra questo film con blogarpa, le lezioni d'arpa e i miei scritti?

Direi molto.
Anche a me piace sperimentare con le dita sulle corde di un'arpa.
Non sono una strumentista straordinaria, ma come Julia Child/Meryl Streep, mi diverto davvero ad insegnare e, come lei, ho studiato qua e là con dei fuoriclasse.

E allora sostengo che sono necessarie "ricette" arpistiche buone ed efficaci alla portata di tutti.
…Un pochino da megalomane come traguardo?...
Si un pochino, ma con umiltà ci provo.
Passiamo alla materia specifica.
I libri che ho preso a modello?
Il libro di Sylvia Woods, e quello di Janet Harbison sposati ai mie antichi corsi accademici fatti di tanto Grossi e Bochsa.
Tanti sono i modi di insegnare.
Tanti quanti sono gli insegnanti. Ogni insegnante è stato allievo e ha avuto insegnanti differenti. Questo fa sì che, anche se il metodo usato è lo stesso, lo si può interpretare in maniera differente. Vale a dire che l'interpretazione non è importante solo su di un palcoscenico.
Sul palcoscenico ci siete voi e la musica scelta. La buona riuscita sta nel mettere insieme tecnica, abilità, musicalità e comunicativa.
Con l'insegnamento gli ingredienti per una personale interpretazione sono:
            l'allievo con le sue capacità e aspettative
            la preparazione dell'insegnante nella conoscenza della propria materia e la capacità di adattarla ai diversi allievi.
L'insegnante deve imparare a conoscere i loro punti di forza e le loro debolezze, saperli domare e coltivare e sviluppare un dialogo basato sulla fiducia reciproca adattata alle diverse età degli allievi.
Alle volte è dialogo, alle volte è decalogo!
Il dialogo serve a capire le aspettative e la possibilità reali di ciascun allievo.
Il decalogo è la regola necessaria e imprescindibile che, seguita con cura dall'allievo, produrrà dei risultati. Non saranno necessariamente 10 le regole, ma una serie di regole è necessaria.

Vediamone alcune.

Una buona ed efficace postura del corpo e delle mani.
Una serie di esercizi tecnici che permettano di imparare bene i movimenti di base delle dita sulle corde.
Il lavoro costante e quotidiano per acquisire sicurezza e naturalezza dei movimenti.
Allenare l'orecchio all'andamento della melodia e dell'armonia.
Imparare ed allenare la lettura musicale.
Apprendere un metodo di studio.

Questi ingredienti vanno calibrati al diverso livello degli allievi.

Chiaro che diverso sarà l'impegno temporale di adulti e ragazzi. E tra gli stessi adulti non tutti vorranno o potranno disporre dello stesso tempo.
Diverso è il tempo di apprendimento tra un ragazzo e un adulto ormai maturo. Senza nulla togliere alle possibili eccezioni, di solito i ragazzi hanno più facilità ad apprendere una mobilità sicura ed efficace e a fissarla in minor tempo nella propria "pelle".
Un po' come imparare le lingue straniere da piccoli.
D'altro canto un adulto può capire più facilmente ragionamenti speculativi sulla musica.
L'abilità dell'insegnante consiste nel capire come e quando spingere sull'acceleratore e che obbiettivi proporre a ciascuno.
Bacchette magiche comunque non ne esistono. Un buon insegnante con un allievo demotivato non potrà fare nessun miracolo. Forse è più facile la riuscita al contrario. Un persona motivata troverà metodi e insegnanti giusti per lui. Del tipo: "chi vuole imparare, impara!"

Trovo molto utile che un buon insegnate conosca molta letteratura arpistica (di generi, stili ed epoche diverse) e musicale in genere, per poter dare un approccio interessante sin dalle prime lezioni.

Altra base fondamentale è avere fatto molte esperienze musicali pratiche: musica per arpa sola, musica da camera, musica d'orchestra, musica folk, intrattenimento…
Certo è impossibile che tutti possano essere maestri in tutti questi campi, ma averli conosciuti e approfonditi rende l'insegnate più aperto e consapevole che un insegnamento ben fatto non sarà mai esclusivo. Se si ha a cuore il proprio allievo si potrà capire quando questi avrà bisogno di conoscere attraverso nuovi insegnanti e nuove esperienze. La gelosia tra colleghi è una brutta malattia che fa male agli allievi e, a lungo andare anche agli insegnanti stessi.

Bene.
Per oggi è tutto.
Sono concetti forse molto astratti, ma sentivo la necessità di fissarli. Poi, nelle prossime "ricette" entrerò in particolari più tecnici.


   

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